Per un nuovo Umanesimo ed un nuovo Rinascimento

“Nosce te ipsum”: ripartire dall’”Uomo” e dalla nostra Anima Mediterranea per costruire il futuro che verrà

“Conosci te stesso” è l’imperativo inciso nel tempio di Apollo a Delfi, che il filosofo greco Socrate, nel V secolo a.C., assunse come guida nella propria ricerca mentre insegnava ai suoi discepoli a rifiutare con l’uso critico della ragione tutto ciò che si vuole imporre per la forza della tradizione o per una valenza religiosa, utilizzando invece un procedimento maieutico per scendere nella propria interiorità, conoscerne ombre e luci, così da partorire la verità.

Concetto già all’epoca dirompente e tuttora valido, intrinsecamente legato a ciò che viene definita “cultura mediterranea”, grazie alla quale noi Italici, assieme ai Paesi del sud dell’Europa, abbiamo dato alla luce grandi civiltà nonché idee del vivere basate sulla “centralità dell’Uomo” e sulla libertà di pensiero, poi germinate ovunque sul piano filosofico ed etico.

Purtroppo, però, soprattutto dal 1992 in poi con il Trattato di Maastricht, fino ad arrivare alla costituzione dell’Unione Europea e l’introduzione della moneta comune Euro, abbiamo barattato la nostra cultura mediterranea con il pensiero unico dominante del Globalismo e del Neoliberismo, tipico del Nord e dell’Est Europa a trazione germanica, in virtù del quale i parametri economici di rigore (per la massa) e di profitto (per pochi) costituiscono la Bibbia inderogabile delle politiche governative di qualsiasi orientamento.

Tuttavia, ricordando l’antico insegnamento socratico, oggi abbiamo la necessità di mettere finalmente in discussione tutto quello che vogliono farci credere verità certa, di elaborare pensieri propri, di sfatare la retorica neoliberista che ha preso il sopravvento.

Soprattutto, al fine di poter guarire come popolo dalle profonde ferite e dai traumi che ci hanno inferto, dobbiamo prima di tutto riappropriarci della nostra Anima Mediterranea, le cui peculiari caratteristiche devono sfociare in organiche proposte che abbiano valenza politica e forza economica all’interno di adatti contenitori istituzionali, da realizzare poi nel governo del Paese per rendere migliori le condizioni di vita dei cittadini. Non dimentichiamo, infatti, che la “Mediterraneità” – tuttora viva perché impressa nel nostro DNA – è un modo di essere nel profondo dell’anima e una maniera di sentire e vivere oltre gli aspetti materiali, di libertà, di guardare in un certo modo ai valori fondamentali della vita e vedere i colori variegati e la luce delle cose, di dare un senso e una misura non soltanto economici al lavoro, di conferire il giusto peso alla nostra identità di popolo e di sovranità di nazione: non il pensiero unico dominante, pertanto, bensì il Pensiero Mediterraneo quale principio guida cardine per costruire nel concreto un modello ideale di Nuovo Umanesimo e Nuovo Rinascimento.

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