La scuola in rotta di collisione con il sapere

Lo studente non è un cliente

“Il reciproco amore fra chi apprende e chi insegna è il primo e più importante gradino verso la conoscenza” Erasmo da Rotterdam

Tira il commercio estero e non tira la domanda interna.

I settori chiave dell’industria manifatturiera si confrontano con quelli più robusti nella competizione internazionale nonostante gli “azzoppamenti” delle politiche scellerate sia fiscali che di strategia commerciale interna al Paese.

Al di là dei trend congiunturali, il nostro paese è però maturo e ha uno “stato sociale (il cosiddetto welfare) che resiste anche se dovrebbe crescere a lungo termine per trainare l’economia, appunto.

Ma non voglio parlare di macro economia e neppure di PMI.

Voglio parlare di EDUCAZIONE SCOLASTICA

Definire il perimetro del welfare familiare è difficile. Una sua possibile definizione è questa: il complesso delle iniziative e delle spese che la famiglia sostiene per garantire il benessere e la sicurezza sociale dei propri membri.

Partiamo da alcuni dati elementari: il welfare familiare vale oggi 109,3 miliardi di euro, il 6,5% del PIL ed è una delle industrie maggiori del nostro sistema produttivo.

Fra i settori che usufruiscono dell’intervento “familiare” alle carenze dello stato sociale come:

– La SALUTE con le spese sanitarie private

– l’ASSISTENZA con i servizi e le spese per i familiari minori e anziani e non autosufficienti

– La CULTURA e lo SPORT.

– la PREVIDENZA PENSIONISTICA in discutibile supporto a quella di Stato sempre tartassata, etc)

…troviamo anche l’ISTRUZIONE la quale si articola fra rette di servizi pre-scolari (asili e scuola materna) e istruzione a tutti i livelli, da quello scolastico obbligatorio al post universitario comprese le spese di acquisto di libri (inaudito nella scuola dell’obbligo) e di altri prodotti come il trasporto o la mensa, o la didattica (ma questi ultimi meritano altre analisi).

Da un’indagine risulterebbe che 7,7 milioni di famiglie, 30,6% del totale, sono in condizione di debolezza economica, hanno un reddito familiare medio di 13.635 euro ed un reddito equivalente di 7.882 euro. Questo segmento include le condizioni della povertà e del rischio di povertà ed è privo di capacità di risparmio.

Come e perché viene drenato il reddito familiare per esempio nel comparto dell’educazione?

Dobbiamo sapere che il mercato delle ripetizioni scolastiche cresce ovunque nel mondo ed è un fenomeno ignorato da tutte le riforme scolastiche.

Le domande che mi sono posta sono molteplici:

Come mai la richiesta dei “recuperi” è in continuo aumento?

Come mai la SCUOLA lascia in mani private, non sempre di comprovato ausilio, tutta la matassa dei “recuperi”?

L’offerta educativa è sempre più scadente ed è fotografata da questo ricorrere continuo alle lezioni private: lo fa il 52% degli studenti delle superiori, il 34% alle medie, il 43% all’università.

Va ricordato che la BUONA SCUOLA partì con 800 milioni di ripetizioni tanto da far sorridere davanti all’aggettivo “BUONA”.

Deduco anche che il livello d’impegno nell’orario post scolastico è a tutt’oggi molto elevato in quanto le famiglie degli studenti italiani continuano ad investire molto nelle ripetizioni private post scolastiche per riempire i vuoti degli stessi programmi. Questo è sintomo di un sistema che non funziona più.

L’alta richiesta dunque di lezioni di recupero genera la crescita di un settore che si regge sul malfunzionamento del sistema scolastico. Ecco dunque apparire i centri studi con finanziamenti regionali per aiutare gli studenti di scuole elementari, medie e superiori. Assistiamo poi a un corollario di “diplomifici” che offrono un servizio dedicato forse a una promozione scolastica dedita al “recupero” e più facilitata nel percorso.

Potremmo definire questo un universo classista delle ripetizioni private?

Se la risposta delle famiglie è generalizzata e forte possiamo dire che la spinta a colmare le mancanze dell’incapacità politica di gestire un settore universale come l’ EDUCAZIONE scolastica verso le nuove generazione la costante al recupero è un atto di responsabilità. Certamente questa responsabilità è legata alla capacità di spesa delle singole famiglie e questo è già discriminatorio di per sé in quanto scavalca il confine degli ultimi e si allarga a tutta la platea degli studenti.

Come ci ricorda Christian Raimo, giornalista e scrittore in un suo articolo sull’Internazionale del 12 giugno 2017..”nel 1967 don Lorenzo Milani e i suoi ragazzi della scuola di Barbiana in -Lettera a una professoressa- raccontavano una scuola classista che discriminava i figli dei contadini (i Gianni) dai figli dei dottori (i Pierini); a distanza di cinquant’anni esatti l’accusa potrebbe essere identica e resterebbe ugualmente inascoltata”.

Voglio concludere con il sottolineare invece l’elemento LEZIONE PRIVATA indipendente dalla performance dello studente perché attende allo sviluppo mirato dello stesso e che va oltre l’offerta standardizzata dell’educazione.

Al servizio dell’eccellenza didattica infatti, come è sempre stato nella storia del servizio all’EDUCAZIONE, chi ricorre ad approfondimenti e metodologie di investigazioni mirate oggi lo potremmo definire un cliente a tutti gli effetti da scorporare dagli indicatori appunto standard.

Esiste un insegnamento capovolto, ciò che in inglese viene chiamato “Flipped Teaching” , che si vuole arricchire di uno strumento fondamentale il quale offre la personalizzazione delle esigenze di apprendimento del sapere e accompagna con l’assistenza didattica privata.

Il vantaggio di questa assistenza didattica privata non necessariamente vincolata da un tempo cadenzato e da tariffe standardizzate ha dato evidenza a sviluppi di alto rendimento e superiori ai modelli di studi ordinari.

Il completo ciclo produttivo “dell’insegnate di passione” si materializza nel nuovo metodo di cura di docenza diretta e privata.

Per comprendere l’importanza della partecipazione alle lezioni occorre mettere da parte la parola “corso” e affidarsi al metodo.

Gli argomenti sono svolti su richiesta dello studente o mirati in accordo con il tutor.

Il docente “dedicato” fornisce quale prestatore di opera intellettuale applicata, la documentazione e le risorse aggiuntive per apprendere o approfondire le materie richieste.

…ma questo è un altro universo a cui auspichiamo possano attingere i migliori e i dotati di buona volontà, i curiosi e gli appassionati di ogni materia, i giovani e i meno giovani.

Per ora lavoriamo alla funzione sociale ed etica della scuola che sembrerebbe essere stata attaccata da un virus mortale

Quando insegnavo portavo sempre con me questo pensiero profondo di Erasmo da Rotterdam:

“Il reciproco amore fra chi apprende e chi insegna è il primo e più importante gradino verso la conoscenza” OTTIMA SCUOLA A TUTTI!

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5 Commenti

  1. Ho fatto dell’insegnamento la mia professione e ho continuato con corsi per chi voleva approfondire specifici argomenti; quello che ho riscontrato in entrambi i casi è la mancanza di una motivazione personale che si traduce in “compiti a casa” senza i quali non c’è apprendimento.

    • La scuola resta un luogo fondamentale per i nostri figli per il futuro. La voglio di prof come te e tanti alti è fondamentale, non arrendetevi mai.

  2. SI comprendo, un buon articolo.
    Ma dovremmo anche concentrarci su un altro fattore. faccio un esempio. Mio figlio ha finito l’università di economia a Zagabria (Croazia, qui vivo da 25 anni, mi posso definire un espatriato politico.. lungo da spiegare) e nonostante la scuola che non è male ha un buon livello di preparazione, non affronta la questione di lavoro indipendente.
    A scuola (università, facoltà ecc.) ti insegnano solo a seguire le normative, le direttive e “altre varie” che sono le basi di un sistema di servitù verso un sistema che vuole solo sfruttarti. Non vi è più quella scuola nella quale ti facevano capire quali sono le tua capacità individuale, non esiste più criticità ne indipendenza lavorativa e sociale.
    Lo sto seguendo da circa un anno e ancora, vedo che fa fatica a comprendere bene la sua capacità di indipendenza del sistema lavoro. Chi fa i programmi scolastici dovrebbe vergognarsi a fare programmi del genere, nei loro programma dovrebbero mettere anche dell’umanesimo e di praticità. Fondamentali per crescere le nuove leve del lavoro del futuro e non essere servile.

    • Ottimo articolo che denunciando «l’offerta standardizzata dell’educazione», smaschera l’idea guida della cattiva pedagogia: l’idea di sostituire la centralità dell’insegnamento, fondata sulla dimensione «naturale» – è un termine della nostra Costituzione questo pensato per la famiglia -, con la centralità di gruppi di «esperti», i quali dovrammo così, giocoforza, verificare la somministrazione del programma educativo. Sembra una cosa ovvia, e santa, ma non lo è. La «passione» dell’insegnante è infatti un «oltre» capace di «scorporare» lo studende «dagli indicatori appunto standard». Solo così si comprende che… «lo studente non è un cliente». Il sapere visto solo quantitativamente è programmabile a partire da piani prestabiliti che, inoltre, potrebbero anche rimanere occulti alla stragrande maggioranza dei cittadini. Il momento educativo, liberato dal vincolo dello standard, si deve invece riaffermare in un suo più concreto articolarsi in tutti gli aspetti che ad esso appartengono, per esempio l’educazione dei cittadini di ogni età alla cooperazione civica, al metodo della discussione, per l’apprendimento del valore.

    • E’ esattamente, caro lettore, qualche scrivo nel testo. Da dopo la 2a guerra mondiali e per altri 30 anni il nostro sistema scolastico sfornava una società preparatissima…poi tutto ciò che è discernimento è stato volontariamente eliminato fianco la musica e l’attività sportiva. Non mi dilungo ma le garantisco che è pianificato e non può reggere sulla buona volontà dei sempre meno preparati e motivati rimasti sulla scena a educare i nostri figli.

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