Commissione Trilaterale.

(Parte terza)

The Crisis of Democracy – REPORT ON THE GOVERNABILITY OF DEMOCRACIES TO THE TRILATERAL COMMISSION

Cause di crisi della democrazia

N.d.R.: Abbiamo concluso la seconda parte con le parole di Brzezinski che indicavano l’obiettivo della CT: “for the shaping of a stable international order and for the fashioning of more cooperative relations among our regionsper la formazione di un ordine internazionale stabile e per configurare collaborazioni più strette fra le nostre regioni, allo scopo di tenere sotto controllo i fattori che possano fare insorgere crisi nelle democrazie.

È già il caso di chiedersi, a questo punto, se può essere considerato complottismo paranoico dare peso ad una frase come questa, declamata da un personaggio come Brzezinski che coprì un ruolo di così elevata responsabilità con J. Carter. Proseguendo con l’analisi dei documenti ufficiali della Trilaterale, avremo modo di approfondire ancora meglio il significato e le implicazioni di questa frase.

Il rapporto continua rilevando che dalla fine della seconda guerra mondiale, i paesi della CT hanno avuto l’interesse di discutere in comune la sicurezza militare, lo sviluppo economico e le politiche di difesa della democrazia creando anche organismi internazionali a questo scopo, con la conseguenza che è migliorato il benessere della popolazione soprattutto con l’allargamento del ceto medio-borghese, sia pure con qualche inquietudine. Ciascun paese ha consolidato a suo modo la propria politica democratica, comprendente il suffragio universale, elezioni regolari, la competizione tra i partiti, la libertà di parola e di riunione.

Essendo passato parecchio tempo dalla realizzazione di questi importanti strumenti di democrazia, è emersa la necessità di modificare le politiche di sicurezza nazionale, sulla base del mutamento avvenuto sugli stessi presupposti iniziali. Inoltre anche il sistema economico post bellico deve essere revisionato. Ma potrebbe apparire inquietante convenire che tale revisione deve anche coinvolgere la stessa struttura istituzionale degli Stati, attraverso cui i governi esercitano la loro opera. Accade infatti che oggi vengano messe in discussione le stesse istituzioni politiche ereditate dal passato.

Willy Brandt si è dichiarato convinto che “all’Europa occidentale non rimangono che altri 20 o 30 anni di democrazia; dopo di che scivolerà nel mare circostante della dittatura, poco importando che la sua imposizione provenga da un politburò o da una giunta”. Anche un importante alto funzionario britannico disse che “la democrazia parlamentare finirà con l’essere sostituita da una dittatura”. In Giappone Takeo Miki, presidente del consiglio dei ministri dal ‘74 al ’76, disse che senza adeguate riforme, non sarebbe stato possibile ristabilire la fiducia popolare nella politica giapponese.

Il rapporto desume da questi fatti che (N.d.R.- riportiamo qui di seguito la frase originale inglese): The image which recurs in these and other statements is one of the disintegration of civil order, the breakdown of social discipline, the debility of leaders, and the alienation of citizens.– L’immagine che ricorre in queste e altre affermazioni è quella della disgregazione dell’ordine civile, del disfacimento della disciplina sociale, della debolezza dei leader e dell’estraniazione dei cittadini”. Questo pessimismo sul futuro della democrazia ha coinciso con un corrispondente pessimismo sul futuro delle condizioni economiche.

N.d.R.: Qui si innesta chiaramente la connessione che la CT effettua tra la salute delle democrazie occidentali e la salvaguardia del sistema economico. Non dimostra di avere dubbi sulla loro sostanziale interdipendenza.

A questo punto il rapporto cita le onde di lungo periodo di Nikolaj Dmitrievič Kondrat’ev, economista russo. Secondo questa teoria, un ciclo economico cinquantennale sarebbe iniziato in senso discendente dal 1971. Da questa tendenza il mondo capitalistico industrializzato non si sarebbe risollevato fino alla fine del secolo e forse oltre. Dobbiamo però considerare che le crisi degli anni 1920 e 1930 produssero due guerre mondiali da cui, ironicamente, i paesi coinvolti uscirono realizzando sviluppi economici costanti e un consolidamento delle loro democrazie. Così anche le crisi degli anni ’70 e ’80 potrebbero preludere, sia pure in tempi lunghi e attraverso varie vicissitudini, ad un analogo e successivo periodo di prosperità.

Poiché le valutazioni pessimistiche od ottimistiche sull’andamento economico dei singoli paesi non sempre corrispondono a verità, uno degli obiettivi principali di questo rapporto è di individuare e di analizzare le minacce che si profilano negli stati democratici della CT con conseguenze negative per le loro economie. Questo consente di proporre delle innovazioni per rendere meglio realizzabili le democrazie nel futuro.

N.d.R.: Il contenuto di queste ultime frasi si pone chiaramente in interlocuzione con l’intera classe dirigente di un paese. La CT appare perfettamente consapevole del proprio elevato livello di operatività, lo fa infatti apparire in grado di porsi allo stesso livello, se non addirittura al di sopra, degli stessi governi. Il tono del testo inglese, pur con la dovuta diplomazia, sembrerebbe rafforzare questa convinzione.

Le minacce a cui è esposto lo stato democratico.

Il rapporto prosegue spiegando che tali minacce possono essere di natura esterna rispetto all’ambiente in cui operano i governi degli Stati, se non dipendono dal loro funzionamento. Tutti i regimi, compresi quelli democratici, si avvalgono di una “legge di inerzia politica” che li mantiene in funzione fin quando non si intromette qualche forza esterna. Così è probabile che una sconfitta militare o una pesante umiliazione diplomatica rovesci il regime del paese che le ha subite. Anche depressioni economiche e inflazioni mondiali possono creare gravi problemi alla democrazia di uno stato.

Inoltre i mutamenti intervenuti nella distribuzione internazionale del potere economico, politico e militare, e nei rapporti sia tra le stesse società appartenenti alla CT, sia tra queste e il Secondo e Terzo Mondo, pongono di fronte alle società democratiche una serie di minacce contestuali, reciprocamente connesse, quali non esistevano un decennio addietro.I problemi dell’inflazione, della penuria di materie prime, della stabilità monetaria internazionale, dell’organizzazione dell’interdipendenza economica e della sicurezza militare collettiva, riguardano tutte le società della CT e costituiscono i temi decisivi all’ordine del giorno del dibattito politico in vista di un’azione comune.

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