Il problema, serio, dell’informazione in Italia

Premio false notizie anno 2019

di Primo Gonzaga

Sovranità Popolare numero 1 anno 1

Due diverse news hanno dimostrato recentemente il livello bassissimo dell’ informazione veicolata dai grandi media in Italia.

Primo esempio. Il 18 gennaio ANSA sbatte in prima pagina una notizia che, se vera, porterebbe Trump all’Impeachment: “Donald Trump ordinò al suo ex avvocato Michael Cohen di mentire al Congresso sulle trattative per costruire una Trump Tower a Mosca“. La notizia è data così senza alcuna formula dubitativa!  Peccato che il condizionale sarebbe stato doveroso, visto che: 1) la notizia non ha fonti certe (un nome, un ufficio); 2) anche se fosse stata vera la notizia, sarebbe la Parola di Cohen abbondantemente ricattato da Muller, contro quella di Trump. Tuttavia ANSA la lascia in prima pagina per molte ore.  

Il giorno dopo perfino il Procuratore Muller (il più agguerrito avversario di Trump), in un comunicato, definisce la news “non accurata”.  SIC !

Secondo Esempio. L’8 gennaio il corrispondente da Bruxelles del Corriere della Sera, Ivo Caizzi, chiede di “verificare e valutare” il comportamento del direttore Luciano Fontana nella copertura della trattativa tra il governo italiano e l’Unione Europea sulla manovra. Il giornalista ha prodotto tutti gli articoli sui quali ritiene sia necessario fare chiarezza, ad iniziare da un titolo in prima pagina dell’edizione dello scorso 1 novembre che, a suo avviso, riportava una notizia “inesistente” oltre che “tecnicamente impossibile in quella data”. In questo caso, addirittura, è un giornalista storico della più importante testata italiana a sollevare il velo sulla pubblicazione di notizie inesistenti o palesemente artefatte, su questioni importantissime, come l’infrazione all’Italia da parte della UE. Notizia che mandò in fibrillazione i mercati.

Fatti isolati? Ahimè no, anzi sono la punta dell’iceberg di stampa e di TV faziose che sulla UE e sulla politica internazionale hanno sposato una linea e devono evidenziare sempre la stesse tesi : “non c’è vita furori dalla UE”

Se torniamo indietro nel tempo e analizziamo momenti fondamentali della vita politica italiana, possiamo notare come l’omogeneità dei media nel difendere alcune tesi abbia del sensazionale. Tocchiamo 2 temi di importanza capitale per l’Italia: l’introduzione del Fiscal Compact in Costituzione e l’approvazione del “Bail In”.  In entrambi i casi sarebbe servito un dibattito serio, con illustrazione di tesi differenti, l’approfondimento su quali paesi avevano già inserito il  Pareggio di Bilancio in costituzione (nessuno), o quando il Bail In fosse stato applicato in passato in paesi occidentali (praticamente mai). Invece i principali giornali italiani, compreso il Sole 24Ore non hanno fatto altro che magnificare le nuove regole imposte da Bruxelles . 

I lettori staranno pensando: “tanto non li legge più nessuno”.  Vero per la carta stampata, per fortuna sono in calo verticale di vendite e di lettori, ma i giornali come il Sole, il Corriere, Repubblica, la Stampa hanno un’altra funzione: quella di informare l’elite del paese e di orientare i TG di radio e TV generaliste che poi sparano e amplificano le stesse informazioni, moltiplicandole e quindi creando quella parvenza di verità che è il fine ultimo di chi vuole manipolare l’opinione pubblica.

Sui due temi perfino l’elite del paese (imprenditori, manager, amministratori, deputati) sono stati volutamente sviati e disinformati. Nel caso del fiscal Compact si è usata la banalissima equazione: bilancio dello stato = bilancio delle famiglie e su quel punto si è costruito il frame narrativo. Una stupidaggine di livello enorme che non esiste nella letteratura economica è stata rilanciata talmente tante volte da convincere gli Italiani che stavano facendo una modifica sensata alla loro costituzione.

L’informazione relativa al Bail In è stata, se possibile, anche peggio, tutta volta a rassicurare sulla bontà delle nuove regole UE (chissà perché adottate dopo che in Germania si erano utilizzati 500 miliardi di Euro statali per salvare tutte le principali banche tedesche) e così l’Italia infilò la testa nel cappio sorridendo. La cosa incredibile è che perfino alcuni banchieri (che direttamente o indirettamente posseggono anche parte della stampa) grazie al Bail In e al successivo crollo del valore delle banche italiane, persero il controllo delle loro banche. Un autogoal in piena regola, sicuramente coadiuvato dalle  rassicurazioni che Corriere, Sole e Repubblica propagavano a piene mani.

C’è un unico dogma che stampa e tv generalista ci ripetono ogni giorno: “Tutto quanto viene da Bruxelles è sempre buono e giusto. Solo Bruxelles è in grado di sapere cosa è corretto per noi italiani, cosa ci fa bene e cosa ci fa male”, chi si allontana dal dogma viene declassato, le opinioni dissenzienti, anche se autorevolissime  come quelle di molti Nobel, vengono relegate a fake news.

Per Bruxelles e quindi per i nostri media, l’Abenomics è una parola impronunciabile, nessuno deve sapere che, in Giappone, un Premier Liberale Conservatore usa la banca centrale per mantenere gli interessi a zero e finanziare le infrastrutture del paese.

Sempre per i nostri scribacchini, non esiste che una sola politica per salvarci: riforme draconiane del mercato del lavoro, delle pensioni e del walfare, peccato che USA, Inghilterra e Giappone (tutti paesi occidentali e liberali) nel frattempo, abbiano abbassato le tasse, introdotto incentivi all’edilizia, finanziato piani di investimento pubblici, tutte cose che da noi per anni sono state taciute, o al massimo inserite in qualche trafiletto a pagina 32.  L’Inghilterra morirà di Brexit, Trump è un incapace, ripetono, ma nessuno dice che la loro disoccupazione è meno della metà della nostra.

La rinascita dell’Italia deve ripartire da un cambiamento radicale dell’ informazione, a cominciare da quella pubblica, come la RAI, per passare dai grandi media generalisti e dai giornali. E’ necessario dare spazio al mondo fuori dall’uniformità artificiale della UE, bisogna creare par condicio tra chi predica austerity e chi invece vuole lo sviluppo. Ciascuno deve contribuire studiando e rilanciando quella parte del mondo che non ha ospitalità nei nostri media.  Seguiamo l’esempio di Ivo Caizzi.

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