Futuro umano o trans-umano

L'ultima battaglia

di Alessandro Porcu

Sorvolando sui sentieri del pensiero personale, osservo l’intrico denso di storie del mondo, comprese le mie, apparentemente compiute o incompiute… Mi domando se quelle apparentemente compiute lo siano veramente, o non siano -al contrario- quelle più foriere di una storia futura. Volante al di sopra di una superficie topologica, formata da più o meno fitte pieghe semplici, “a cuspide”, “a coda di rondine”, o “a farfalla”, come su un modello matematico della teoria delle “Catastrofi” di Renè Thom, intravvedo la possibilità che molte evenienti storie, apparentemente finite, non siano realmente finite, ma semplicemente scomparse sotto ad una piega, per riapparire subito o molto tempo dopo, e magari per ignoranza storica, come fossero nuovi processi.

Le “storie”, associabili a determinate correnti culturali e/o ideologiche, non finiscono solo perché non appaiono più, o perché non ne appaiano più con le stesse identiche sembianze e/o negli stessi luoghi. Le storie culturali, politiche o religiose scompaiono apparentemente, soprattutto se (momentaneamente) sconfitte, per ripresentarsi in forme apparentemente diverse, e spesso anche in luoghi lontani da quelli nei quali le storie stesse si erano originate. Oggi assistiamo ad una convergenza del neoliberismo con lo statalismo capitalista in una forma di tecno-schiavismo. Il passo è stato quasi “naturale” per le oligarchie neoliberiste occidentali, mai animate da un autentico spirito di “competizione antimonopolistica”, da considerarsi ormai un vero e proprio ossimoro concettuale. Infatti le oligarchie neoliberiste avevano già compiuto il passo ordo-liberista da tempo…

In altre parole quest’ultimo passo le aveva portate, anche se con un diverso processo apparente, ovvero secondo un processo politico e sociale differente, all’occupazione degli Stati, ed al loro controllo dall’interno, riuscendo ad “infiltrarli”, soprattutto a livello delle figure apicali, sia politiche che amministrative. In questo modo e semplificando, la sostanza dei due processi “oligarchici”, quello cinese e quello neoliberista occidentale, si sono trovati a confrontarsi, essendo in sostanza su uno stesso piano ideologico e strutturale: quello di un capitalismo monopolistico con un controllo assoluto degli Stati dall’interno! Questo anche se i due processi si erano realizzati partendo da “strutture” e “semantiche” diverse. Ma per quel che ci interessa, nonostante l’ allineamento dei due sistemi, persistono le arretrate semantiche dei popoli, che ancora non hanno colto l’indifferenza sostanziale tra i due processi, ormai solo formalmente diversi.

Le due forze insieme sfidano l’intero mondo. Apparentemente separate e nemiche, o se non altro che sembrano fortemente avversarie, in realtà collaborano a vari livelli nel comune interesse di rendere i popoli schiavi. I diritti e la forza dei popoli sembra stiano “svanendo” di fronte a tale “segreta” unione d’intenti, e se la “pandemia del corona virus” fosse -come per certi versi e plausibilmente potrebbe credersi – una strategia subdolamente concordata, piuttosto che un caso della “natura”, si potrebbe dire che la strategia – peraltro ben collaudata – abbia riscosso un successo notevole in rapporto all’obiettivo, quello di rendere schiavi i popoli senza una loro ribellione. L’arretratezza di questi ultimi, e dei suoi soggetti più attivi nella difesa dei diritti umani e dei traguardi raggiunti nella storia del secolo scorso, farebbero pensare che si sia arrivati ad un vero e proprio bivio “catastrofico”, ad una biforcazione di fronte alla quale o i popoli assumeranno una significativa consapevolezza sulla gravità dei pericoli rappresentati da questa nuova configurazione dei poteri a livello sovranazionale, o si troveranno a soccombere, imboccando una strada che può portarli a quella che ormai in tanti intravvedono come una “deriva trans-umanistica”, capace di apportare cambiamenti antropologici e non più solo e semplicemente economico-culturali…

Una vera e propria guerra finale dunque! Almeno questa è la definizione che se ne inizia a dare, una guerra tra popoli e oligarchie finanziarie sovranazionali, tra portatori di una visione materialista ed individualista e portatori di una visione sociale e spirituale. Una guerra tra seguaci di un potere malvagio ed egoista e seguaci di un potere buono e solidaristico: una guerra che non si legge solo per una serie di indizi, bensì per una serie di prove concatenate ben documentate e documentabili, di veri e propri atti sociali eclatanti che nei vari Paesi si stanno verificando, interpretati da soggetti che propendono per l’una o l’altra parte. Atti sociali, manifestazioni di popolo che diventano sempre più un pericolo per i poteri oligarchici, tanto che, non a caso, questi ultimi sentono il forte bisogno di dover incrementare e velocizzare l’uso dei loro poteri di censura nell’informazione.

Mentre il comunismo cinese – essendo già Stato- si è trasformato in un sistema di statalismo capitalistico, formando una vera e propria oligarchia interna allo Stato, monopolistica all’interno e competitiva all’esterno, il neoliberismo, sempre meno competitivo all’interno, pur restando competitivo all’esterno, ha raggiunto un alto livello monopolistico, grazie al controllo dei “pezzi” più significativi degli Stati attuato lobbisticamente dalle aziende più agguerrite e più forti. Tale controllo -come sappiamo- è stato raggiunto dopo una lunga “guerra” ideologica non ufficialmente dichiarata ai popoli, che ne avrebbero subito le conseguenze. Dall’altra parte lo Stato cinese, si è trasformato in un vero e proprio Stato-Azienda pubblica, grazie ad una lunga battaglia tra i membri del Partito Comunista che già formavano lo Stato stesso, e che sempre più si erano orientati ad una espansione economica nel mondo, con l’intento quindi di “compenetrarsi” con il mercato capitalistico. In definitiva l’Oligarchia economico finanziaria neoliberista si è trasformata in uno Stato-Azienda privata, supplendo le supposte carenze -da essa stessa causate- dello Stato pubblico, ormai ridotto quasi a pura apparenza. Così nello Stato-Azienda pubblica cinese, l’interesse pubblico viene “stabilito e deciso” da un sistema oligarchico ormai di tipo “padronale”, avendo esso conquistato la leadership nel Partito comunista, e trasformato lo Stato in uno Stato-Azienda, come se fosse anch’esso di natura privatistica; nel caso dello Stato-Azienda privata del mondo neoliberista, l’interesse pubblico viene similmente “stabilito e deciso” dal sistema oligarchico sovranazionale che ha infiltrato, corrotto e occupato tutte le funzioni pubbliche degli Stati.

A fronte di un tale processo capitalistico di omologazione dei due sistemi, cinese e neoliberista occidentale, si sono create le premesse di una loro maggiore integrazione a partire dal controllo sociale da parte delle reciproche oligarchie. Forse la stessa Pandemia del Corona virus, come appare ormai ai soggetti meno influenzati dal mainstream, potrebbe esserne una delle strategie perseguite dai due sistemi in un accordo sospinto dalla comune convenienza, se non preso in processi non del tutto visibili e/o ufficialmente comunicabili.

La conseguenza principale e più grave è il rischio, ormai divenuto in buona parte certezza, che l’umanità subisca un veloce processo di de-umanizzazione. Ciò attraverso l’adozione e l’integrazione di sistemi di controllo totalizzanti, che – nelle mani di poteri oligarchici peraltro sempre più in difficoltà – sembra stiano conducendo l’umanità verso quella prospettiva trans-umanistica di cui si parla sempre più, e che sempre più viene confermata nei fatti e nei processi di integrazione uomo-macchina: non a caso – si può evidenziare – sviluppati in ambienti laboratoriali sempre più globalizzati. Ed è per tali evenienze che si appalesa l’assoluta importanza di un dibattito trasversale e intenso su questo problema e di una lotta non rinviabile, per riconquistare le istanze di decisione da parte dei popoli, ormai quasi completamente illegalmente esautorati da ogni processo decisionale, soprattutto su quei temi che riguardano i diritti individuali e sociali conquistati nel secolo scorso.

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