Il rientro a scuola: un incubo sanitario?

Troppa indifferenza verso ogni autentica misura di prevenzione e di ogni altro aspetto della salute pubblica

di Patrizia Scanu

Nel caleidoscopio surreale delle misure prive di logica e di etica adottate per contrastare l’epidemia più singolare della storia, un posto di primo piano spetta indubbiamente alla scuola, subito dopo la disumana negazione dei funerali e della vicinanza dei parenti per gli anziani delle RSA o per i ricoverati in ospedale, che ha costituito il sinistro naufragio dei valori fondanti di una comunità solidale. Si potrebbe dire che sulla scuola e sui bambini si sia concentrato il meglio dell’insipienza dei decisori politici, non si sa bene quanto influenzati dai consiglieri scientifici del CTS e soprattutto da quali di essi, dato l’abusiva secretazione degli atti.

Cominciamo dall’interruzione della frequenza scolastica e dal confinamento forzato in casa di milioni di bambini e adolescenti per due mesi. Benché invisibili ad occhio nudo, i danni che ne hanno subito i più giovani sono complessivamente gravi: regresso cognitivo, riduzione delle competenze sociali, interruzione del processo di crescita complessiva, disagio psicologico che ha compreso stress post-traumatico, disturbi di adattamento, ansia, sintomi depressivi, perdita di motivazione, senso di affaticamento fisico e cognitivo, sentimenti di autosvalutazione, tristezza, rabbia, paura e colpa, aumento della violenza e dell’aggressività, sospettosità paranoide, suicidio. Lino Nobili, direttore della Neuropsichiatra Infantile del Gaslini di Genova spiega che “nel 65% dei bambini di età minore di 6 anni e nel 71% di quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18) sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione”[1]. Sulla base della vasta letteratura scientifica sull’isolamento e sulla quarantena, oltre 700 psicologi e psichiatri a fine aprile hanno lanciato un allarme[2], rivolto alle autorità e alla popolazione, per fare presenti i rischi delle misure adottate sulla salute psicofisica di adulti e ragazzi. Si trattava dunque di danni tanto prevedibili quanto ignorati.

La decisione di chiudere le scuole, benché la propaganda continui ancora ad esaltare le virtù preventive del cosiddetto lockdown, resta tutta da vagliare. La Svezia, che ha preferito mantenere le scuole aperte, ha avuto lo 0,05% del totale di casi confermati di Covid-19 nella fascia di età 0-18, ovvero la stessa percentuale della Finlandia, che aveva adottato il lockdown, come constata un report dell’Agenzia per la Salute pubblica svedese[3] pubblicato a metà luglio. In compenso, gli scolari svedesi stavano meglio a livello mentale ed educativo. Inoltre, non c’era alcuna evidenza di un rischio maggiore per gli insegnanti rispetto ad altre categorie di lavoratori.

Se la decisione di chiudere le scuole fu dunque discutibile, quella di non riaprirle a maggio (unico Paese in Europa) fu davvero incomprensibile e fu presa in conseguenza dell’infausto scenario che prevedeva oltre 150mila ricoveri in terapia intensiva entro giugno, rivelatosi completamente sbagliato. Eppure, sulla base degli stessi dati epidemiologici, il prof. Giulio Tarro e molti clinici avevano correttamente previsto un progressivo arretrare del contagio dal mese di maggio. Ma niente, è il CTS che continua a consigliare il Governo, mentre i ricercatori attendibili vengono perfidamente chiamati “negazionisti” ed esclusi dai talk show. Squadra che sbaglia non si cambia.

La didattica a distanza è stata un pallido surrogato della scuola, triste e povero, che ha lasciato indietro migliaia di alunni, affidati al volontariato gratuito di una parte consistente dei docenti, a loro volta totalmente abbandonati a se stessi. L’idea che l’interruzione prolungata della scuola, così come la comunicazione mediatica improntata alla paura e alla confusione più totale, potessero fare danni alla salute maggiori dell’epidemia non sembra aver sfiorato le menti degli esperti. Neppure sembra aver scalfito la rigidità punitiva delle norme di confinamento la considerazione che bambini e adolescenti abbiano bisogno per la loro salute di aria, sole, movimento, relazioni, gioco e sport, come sa qualunque umile medico di provincia o qualunque genitore appena decente. L’unico, assoluto e indiscutibile obiettivo di qualunque decisione politico-sanitaria deve essere azzerare il Coronavirus. La salute vista dal buco della serratura, insomma: tutto quello che sta fuori dal limitato campo visivo di quest’unica patologia non merita alcuna considerazione. Per la logica illogica di questa prospettiva unilaterale, il disastro economico, il dilagare di suicidi e malessere psicologico, l’aggravarsi di tutte le altre patologie sembrano essere effetti collaterali privi di rilevanza.

Non stupisce, perciò, che nell’indifferenza verso ogni autentica misura di prevenzione generale e di ogni altro aspetto della salute pubblica, possa essere stata partorito l’incubo sanitario che i nostri figli si vedono costretti a vivere per poter riprendere la scuola. Le indicazioni kafkiane pensate per la riapertura riescono ad azzerare in un colpo solo quel poco che era rimasto di vitale nella scuola italiana dopo tre decenni di demolizione controllata: la libertà di insegnamento dei docenti, garantita dalla Costituzione (ormai diventata carta straccia); il “pieno sviluppo della persona umana”, garantito dall’articolo 3 Cost.; la libertà di movimento, di relazione, di comunicazione; l’ambiente caldo, accogliente, inclusivo; il gioco, l’interazione, lo scambio, il contatto fisico, l’abbraccio, il contenimento emotivo, l’empatia, la gioia, l’esperienza, il canto, l’atmosfera serena e a misura di bambino. In una parola, la vita. La scuola del Covid è una scuola morta, arcigna, piena di minacce e punizioni, obblighi e divieti, controlli sanitari continui e invasivi, degni di un carcere. Un ambiente triste e ansiogeno, che influirà pesantemente sullo sviluppo dei più piccoli, specie là dove queste misure sostanzialmente violente troveranno esecutori zelanti e acritici. L’eccesso di cure sanitarie è considerato una forma di maltrattamento dall’OMS, che lo definisce “ipercura”. E maltrattamento è, a tutti gli effetti, nonostante non venga percepito come tale dai più, perché di origine istituzionale. Ma la storia ci insegna quanta violenza possa passare attraverso l’istituzione sanitaria; la psicologia sociale, d’altra parte, mostra quanto la miscela esplosiva dell’obbedienza all’autorità e della pressione al conformismo renda difficile assumersi la responsabilità dei propri atti dannosi.

Che si tratti di misure non logiche, oltreché palesemente non etiche, perché lesive dei diritti fondamentali dei minori, si deduce da due ordini di fatti: il primo, è che bambini e adolescenti sono la fascia meno a rischio di contrarre il Covid e sembrano avere un ruolo del tutto marginale nella sua diffusione, come ha osservato lo stesso CTS nel verbale n° 82 del 28 maggio[4]; il secondo, è che quegli stessi bambini e adolescenti che vengono costretti a non toccarsi, a soffocare con le mascherine, a sanificare continuamente mani e superfici con sostanze chimiche di dubbia salubrità, a non scambiarsi oggetti, ad essere continuamente monitorati, tamponati, trattati come appestati, a frequentare a classi dimezzate, a restare immobili nei banchi monoposto, insomma a rinunciare al loro essere bambini e ragazzi, appena fuori dalla scuola, frequentano i loro amici, fanno sport, si incontrano al bar, fanno le scampagnate, vanno al ristorante, si abbracciano e si baciano, com’è giusto e sano che sia e come fanno da mesi. Ho già visto studenti lasciati a casa per via delle aule troppo piccole seguire la lezione in videoconferenza in gruppo dal bar davanti alla scuola, dove si riuniscono con i compagni prima e dopo la lezione. Fantastico nonsense, degno del dramma grottesco di un teatro dell’assurdo. D’altra parte, politici, vip, giornalisti (gli stessi che tuonano contro i cittadini irresponsabili) appena lontani dell’ufficialità, vengono continuamente ripresi a fare la stessa cosa, cioè ad ignorare disposizioni talebane su risate, balli, canti, assembramenti, contatto fisico, che vengono imposte con tanto di controlli dei Carabinieri ai bambini e ai ragazzi. Per fortuna, molti di loro riescono anche a riderci su. Alberto Sordi ci avrebbe fatto Il Marchese del Grillo 2.

Si sta devastando l’attività didattica a caro prezzo sostanzialmente per niente. Più che proteggere la loro salute, le misure adottate sembrano un italico esercizio di scaricabarile sulle spalle di scuole e famiglie, come lascia intendere il subdolo ed illegittimo Patto di corresponsabilità che i dirigenti pretendono di far firmare ai genitori (e che non va assolutamente firmato!).

Osserviamo però che ciò che è taciuto appare perfino più importante di ciò che è scritto nei surreali documenti ministeriali. Sono taciuti i possibili rischi psicofisici connessi all’uso prolungato o improprio delle mascherine, specie nei più piccoli, segnalati perfino dall’OMS[5]; gli effetti dannosi del distanziamento fisico, della privazione del contatto, del gioco e dello scambio con i coetanei; l’esito nevrotizzante, quanto non psicotizzante, della paura del contagio e della vicinanza, del senso di colpa, del clima di sospetto e delazione, dell’igienizzazione ossessiva; il rischio costante di nuovi lockdown a macchia di leopardo al primo caso di positività al tampone, anche su bambini sani, con ricadute rilevanti sull’economia; la non conformità delle famose e costose sedie a rotelle, per niente ergonomiche (come spiegato da un gruppo di docenti universitari[6]), non regolabili, inadatte ai mancini e inutilizzabili per scrivere o disegnare; la completa indifferenza verso il benessere psicologico dei bambini, che dipende da un clima relazionale vivace e sereno; la ben nota carenza di insegnanti, di edifici adeguati e soprattutto sani, che da sola doveva suggerire strategie diverse e più ragionevoli; la fuga dei docenti che non vogliono rendersi carcerieri dei loro allievi; la fuga dalla scuola verso forme di istruzione parentale per i genitori che hanno capito quali rischi comporti questa politica sanitaria disumanizzante; la negazione, per tutti, – docenti, genitori, alunni – dei diritti fondamentali, riconosciuti dalla Costituzione, in nome di un’obbedienza cieca e acritica a misure arbitrarie e non adeguatamente giustificate.

Comincia quindi un annus horribilis per la scuola italiana. Non so come andrà a finire, ma ciascuno si confronti con la propria coscienza. Esistono principi etici universali che si possono negare solo mentendo a se stessi e che richiamano alla responsabilità personale. Ignorarli significa rinunciare alla propria integrità. Verrà il momento in cui, che piaccia o meno, si dovrà renderne conto.

[1] https://www.gaslini.org/comunicati-stampa/bambini-e-covid-19-come-hanno-reagito-e-come-aiutarli/

[2] https://comunicatopsi.org/

[3] https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-sweden-schools/swedens-health-agency-says-open-schools-did-not-spur-pandemic-spread-among-children-idUSKCN24G2IS

[4]L’infezione da SARS-CoV-2 in Italia, nell’età evolutiva (0-18 anni), è stata a oggi, documentata in circa 4.000 casi: il 7 % ha richiesto il ricovero ospedaliero (più numerosi nel primo anno di vita e nell’età preadolescenziale) e 4 decessi (tutti in pazienti con gravi patologie preesistenti). Nei bambini e nei ragazzi le forme cliniche sono prevalentemente paucisintomatiche, lievi e/o moderate, eccezionalmente si sono avuti 3 casi gravi che hanno necessitato di cure intensive”.

[5] file:///C:/Users/patri/AppData/Local/Temp/WHO-2019-nCoV-IPC_Masks-Children-2020.1-eng.pdf

[6] https://www.iltempo.it/attualita/2020/08/29/news/scuola-lettera-choc-ortopedici-banchi-commissario-domenico-arcuri-spaccano-la-schiena-24342626/

 

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1 Commento

  1. Tutto terribilmente e angosciosamente vero. Non credo, non ho mai creduto, che le “misure” del governo avessero e abbiano come fine la tutela della salute. Forse leggere queste righe può fare un modo che lo ricordiamo sempre e ci comportiamo collettivamente di conseguenza: The Event 201 scenario
    Event 201 simulates an outbreak of a novel zoonotic coronavirus transmitted from bats to pigs to people that eventually becomes efficiently transmissible from person to person, leading to a severe pandemic. The pathogen and the disease it causes are modeled largely on SARS, but it is more transmissible in the community setting by people with mild symptoms.

    The disease starts in pig farms in Brazil, quietly and slowly at first, but then it starts to spread more rapidly in healthcare settings. When it starts to spread efficiently from person to person in the low-income, densely packed neighborhoods of some of the megacities in South America, the epidemic explodes. It is first exported by air travel to Portugal, the United States, and China and then to many other countries. Although at first some countries are able to control it, it continues to spread and be reintroduced, and eventually no country can maintain control.

    There is no possibility of a vaccine being available in the first year. There is a fictional antiviral drug that can help the sick but not significantly limit spread of the disease.

    Since the whole human population is susceptible, during the initial months of the pandemic, the cumulative number of cases increases exponentially, doubling every week. And as the cases and deaths accumulate, the economic and societal consequences become increasingly severe.

    The scenario ends at the 18-month point, with 65 million deaths. The pandemic is beginning to slow due to the decreasing number of susceptible people. The pandemic will continue at some rate until there is an effective vaccine or until 80-90 % of the global population has been exposed. From that point on, it is likely to be an endemic childhood disease.

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