La competenza di Draghi e l’agenda dell’establishment

Austerità espansiva un grave errore da non ripetere

Crisi energetica e dei salari

di Marco Cattaneo

Mario Draghi è accreditato, da parte dei media italiani e anche internazionali allineati all’establishment (quasi tutti, quindi), di altissimi livelli di competenza.

Quanto è valida, questa opinione ?

In particolare, in economia ha effettivamente capito che l’”austerità espansiva” è un’assurdità, che la gestione dell’eurocrisi negli anni 2011-2013 è stata scellerata, che l’impostazione analitica MMT è corretta ?

Si può sperare di sì, anche se non posso affermare di averne certezza. L’ipotesi benigna è che Draghi abbia compreso bene tutte queste cose ma che continui, nella sua comunicazione, a utilizzare espressioni retoriche insensate (“il debito che dovranno ripagare i nostri figli” e che quindi “è oggi necessario ma a condizione che sia debito buono”).

Lo fa per non smentire in modo troppo plateale quanto è stato fatto in passato. Ad esempio, sa benissimo che il deficit potrebbe essere monetizzato senza controindicazioni, ma si rende anche conto di non essere in grado di far accettare (politicamente) questo concetto.

Allora si rifugia nella retorica del “debito purché buono”, perché la sua agenda è quella della parte meno ottusa dell’establishment. Ovvero: si rende conto della necessità di riavviare la crescita – altrimenti l’Eurozona non regge, e l’Eurozona è un tassello fondamentale della globalizzazione. Crescita quindi sì. Poco solidale, poco inclusiva, poco orientata a ridurre le diseguaglianze, ma crescita.

Qui c’è un disaccordo con i nord-eurozonici, leggi con i tedeschi, che sono genuinamente convinti della correttezza / necessità delle (assurde) regole economiche che governano l’Eurozona.

L’equilibrio tra queste due posizioni è molto difficile da raggiungere e da mantenere, e da qui passa la possibile rottura del sistema. E Draghi è impegnato nel problematico esercizio di salvaguardare questo equilibrio.

Questa è la mia lettura del Draghipensiero in economia, a cui attribuisco alte probabilità (ma non certezze).

Sul resto – vaccini, immigrazione, climate change – è tutto molto più chiaro. Qui non c’è contrapposizione tra establishment internazionale e nord-eurozonici. Qui l’agenda è la stessa per tutti. E Draghi è lì per eseguirla. Se perché ne sia convinto o perché rientri nel suo ruolo, non lo so dire. Ma non la ritengo neanche una domanda granché interessante.

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