Libano: la prima università per la nonviolenza e i diritti umani

La guerra è un abominio dell'umano intelletto

La guerra è un abominio dell'umano intelletto

di Olivier Turquet

Ogarit Younan, sociologa, figura riconosciuta come donna araba nonviolenta che ha influenzato generazioni di giovani, attivisti, educatori e intellettuali, in Libano e nei paesi della regione mediorientale dal 1983, è cofondatrice dell’Università AUNOHR, prima università per la nonviolenza e i diritti umani.

AUNOHR studenti alla lezione di Educazione alla non-violemza

Da quando esiste AUNOHR e come è nata l’idea di una università di questo tipo?

Questa è l’idea di Walid Slaybi e Ogarit Younan, pensatori e attivisti non violenti. Un’iniziativa completamente locale e indipendente, basata sui nostri trentotto anni di esperienza intellettuale e pratica, da quando abbiamo iniziato il nostro cammino comune nel cuore della guerra civile libanese nel 1983.

L’Accademia Universitaria per la Nonviolenza e i Diritti Umani – AUNOHR (Academic University for Non-Violence and Human Rights www.aunohr.edu.lb), unica a livello locale e pioniera a livello globale, è stata ufficialmente fondata nel 2014 e i corsi sono iniziati nel 2015-2016.

Abbiamo cominciato con un primo progetto pilota, realizzato in tre anni (2009-2011), con 78 studenti di livello Master provenienti da sei paesi arabi e 25 insegnanti provenienti da varie parti del mondo. Il documento di valutazione del primo progetto ha concluso all’unanimità: “Era un sogno ed è diventato realtà“.

Per noi, la scelta di formare alla nonviolenza e di istituire un’università che porti decisamente il nome di NONVIOLENZA, è diventata una necessità esistenziale, non solo per il Libano e questa zona del Mediterraneo ma per il mondo intero.

È sempre stato un sogno e nel 2009 siamo riusciti a coronare il nostro percorso di lotta ricco di esperienza e competenza, annunciando la creazione di AUNOHR con tre obiettivi generali e complementari: professionalità nella nonviolenza e nei diritti umani, cambiamento sociale, priorità nello sviluppo individuale di ogni studente.

Secondo noi la nonviolenza rischia sempre di essere considerata in modo superficiale; la sua filosofia piegata al servizio di interessi e azioni politiche “ipocrite”; di finire nella marginalizzazione, di divenire una semplice formazione o sensibilizzazione senza profondità e di diventare “di moda” come constatiamo ogni giorno intorno a noi…

Tutto questo ha portato alla fondazione di un’istituzione riconosciuta con diplomi, che consacra la nonviolenza teorica, filosofica, pratica e innovativa come pietra angolare esistenziale di ogni società. Questa è la nostra sintesi, dopo aver incontrato, formato e lavorato con migliaia di persone in Libano e nei paesi arabi, e dopo aver discusso a lungo con i nostri amici nonviolenti in vari angoli del mondo. Di fronte all’ingiustizia e alla violenza non si può fare i dilettanti della nonviolenza; abbiamo bisogno di competenze e di formazione professionale.

Quali sono le vostre attività?

Naturalmente, siamo un’università ufficialmente riconosciuta, e lei sa come funzionano le università. Tuttavia, bisogna dire che AUNOHR è un’accademia speciale, concepita secondo una filosofia che si occupa di EDUCAZIONE più che di INSEGNAMENTO, basata su un sistema proprio che ha sviluppato per questa ‘vita accademica’, dove la formazione all’interno dell’università è una vita a sé, e per citare le parole di Comenius ‘laboratori umanistici professionali’.

Gli studenti provengono da tutti i paesi arabi. Donne e uomini, di tutte le età, dai 21 ai 67 anni. E poiché si tratta di nuove specializzazioni nell’istruzione superiore, gli studenti provengono da diversi contesti accademici e professionali: insegnanti, direttori scolastici, giornalisti, avvocati, professori universitari, attivisti, fondatori di associazioni, medici, consiglieri comunali, dirigenti del settore pubblico, impiegati di banca, ecclesiastici, coordinatori di campagne civili e attori politici, artisti, ecc.

Gli insegnanti vengono invece da: Francia, Belgio, Olanda, Italia, Spagna, Inghilterra, Norvegia, Danimarca, USA, Brasile, Svizzera, Iraq, Siria e Libano.

AUNOHR offre attualmente tre livelli di formazione: Master, Diploma Universitario (DU) e Certificati di Formazione Specialistica per materie a breve termine. Ci sono nove specializzazioni: educazione, comunicazione nonviolenta e media, formazione, conflitto e mediazione, teatro nonviolento, sociologia e pianificazione della cittadinanza, diritti umani, filosofia politica della nonviolenza e strategie civili, cultura della nonviolenza e diritti umani, compresa la religione e la nonviolenza.

I corsi di Master e DU, online e presenziali, con orari flessibili, sono distribuiti su due anni e sono offerti in arabo, inglese e francese. L’università è un’organizzazione senza fini di lucro e offre borse di studio a tutti gli studenti a vari livelli.

Il miglior messaggio su AUNOHR che spiega cosa sia lo studio, l’impatto, i ruoli professionali e il cambiamento personale, può essere solo quello degli studenti. Vorrei invitarvi ad ascoltare le loro testimonianze in cui hanno espresso all’unanimità come frequentare l’università sia stato un “punto di svolta” nella loro vita personale e professionale:

https://www.youtube.com/playlist?list=PLBHZJH-zJeEm-mPjNWbJ9DiVTRc9Yon_7

E siccome lei chiede delle “nostre attività”, bisogna dire che parallelamente all’accademico, siamo riconosciuti come alcuni tra i pionieri del rinnovamento della società civile in Libano, dagli anni della guerra civile (1975-1990) e soprattutto nei primi anni del dopoguerra. Così, come fondatori del primo movimento civile nonviolento e di diverse associazioni, potete immaginare la portata delle attività e dei programmi che completano, traducono e amplificano il lavoro dell’università: formazione, educazione nelle scuole, iniziative nelle università e nelle associazioni studentesche universitarie, ricerche, pubblicazioni, manuali di formazione e traduzioni, cineclub per giovani, bollettini di sensibilizzazione per lavoratori, insegnanti, giovani e comunità dei villaggi, azioni di protesta diretta, alternative alle leggi ingiuste, ecc.

Inoltre, le nostre campagne civili hanno riunito decine di associazioni, partiti politici, sindacati e migliaia di membri e sostenitori; le più significative sono state la campagna per il matrimonio civile e quella per l’abolizione della pena di morte.

Quale è stata la risposta della società civile libanese?

Quando scoprono che esiste un’università per la nonviolenza e che è stata creata in Libano, vediamo subito stupore e un certo orgoglio sui volti!

Le richieste si stanno moltiplicando e se potessimo davvero avere un sostegno finanziario per gli studenti, potremmo realizzare una “rivoluzione culturale” formando migliaia e migliaia di persone ogni anno con un impatto massiccio. Sì, pensiamo che sia facile da fare. Le necessità sono enormi, soprattutto in questi contesti di violenza multipla che ci circondano in questa parte del mondo, cioè guerre, conflitti sanguinosi, militarizzazione e commercio di armi, rifugiati, fondamentalisti come Daech (ISIS), povertà, ecc.

Immaginate che abbiamo studenti che vivono in zone dominate da gruppi fanatici, gruppi armati di ogni tipo, che sono sotto occupazione e chiusi dietro barrire, ma che aspirano a studiare la nonviolenza e fanno di tutto per unirsi ad AUNOHR! Impressionante e fonte di speranza!

È diventato come una macchia d’olio che prepara permanentemente le nuove generazioni nonviolente alla pace e alla giustizia.

Ogni giorno, ogni settimana, uno/una dei nostri studenti trasmette questi valori, cultura e competenze, in una scuola, un’associazione, un circolo giovanile, un sindacato, un’organizzazione di donne, un’organizzazione di disabili, un’organizzazione di bambini, un carcere, un ambiente religioso, un’università, un progetto ministeriale, un centro di formazione per formatori, gruppi di fanatici, un campo di rifugiati, una campagna civile, una manifestazione, una lotta politica, una stazione televisiva, un festival del cinema, ecc. Gli esempi sono enormi.

Anche nella “rivolta” del 2019 in Libano (definita “rivoluzione”), sebbene alcuni degli attivisti fossero ancora radicati in scelte violente, la maggioranza dei gruppi ha optato per una rivoluzione nonviolenta, e molti degli attori di questa rivoluzione sono stati nostri studenti o si sono formati con noi per anni. Siamo chiari, la nonviolenza è l’unica via d’uscita. Attraverso i miei incontri e discussioni nelle piazze di Beirut, Tripoli, nel sud, ecc., anche le persone che dicevano che c’è “solo la rivoluzione attraverso il sangue” hanno cambiato idea, quando hanno scoperto che la nonviolenza è coraggio, forza e soluzioni efficaci, contrariamente a quanto gli era stato insegnato. Questo ci porta a porre fine alla glorificazione della violenza, a coltivare in noi stessi lo spirito della nonviolenza e a diffondere i suoi esempi concreti nella realtà politica.

D’altra parte, possiamo vedere i risultati e l’influenza attraverso gli accordi di cooperazione che AUNOHR ha firmato con istituzioni molto interessate, come il Ministero dell’Educazione e il CRDP in Libano per introdurre ufficialmente la cultura della nonviolenza nel curriculum scolastico nazionale dall’asilo alla scuola superiore; o con l’Università libanese, l’università pubblica nazionale con il maggior numero di studenti, decine di migliaia, di tutte le regioni e provenienze; o con l’Università BIRZEIT in Palestina; o con il primo quotidiano del Libano, uno dei più antichi e famosi del mondo arabo, ANNAHAR (Il Giorno)…

Avete anche una intensa attività di traduzione di testi nonviolenti in arabo: qual è l’attuale diffusione della cultura della nonviolenza nel mondo arabo?

Questo è un punto essenziale, poiché si tratta di un’iniziativa che va avanti dall’inizio, con un programma regolare e durevole. Finora sono stati tradotti 25 libri, tra i testi fondamentali sulla nonviolenza, e decine di testi e articoli, esercizi di formazione, materiale didattico e film. Il nostro obiettivo è quello di creare una libreria della nonviolenza in arabo e fortunatamente sono state lanciate altre iniziative di traduzione, in modo che la gente dei paesi arabi possa leggere ed esprimere la nonviolenza nella propria lingua. D’altra parte è un arricchimento per gli autori non arabi e per le altre società al fine di stabilire legami culturali e costruire ponti di incontri costruttivi, basati su queste traduzioni.

Faccio un esempio: il nostro amico Jean-Marie Muller, filosofo francese della nonviolenza, che è stato introdotto da noi nel mondo arabo per 25 anni a partire dal 1990, dove è stato invitato molte volte in Libano e anche in Palestina, Siria, Iraq e Giordania, e di cui abbiamo tradotto in arabo cinque libri e una decina di testi fondamentali, è diventato noto e un riferimento senza pari per centinaia di migliaia di persone in tutto il Medio Oriente.

Per quanto riguarda la diffusione, di solito partecipiamo a fiere del libro, in Libano in varie regioni così come in altri paesi arabi. A volte le nostre pubblicazioni ricevono premi per essere le più vendute in quelle fiere! Il nostro punto di forza rimane l’incontro diretto con il pubblico, le attività di formazione e, attraverso l’università, la diffusione delle traduzioni e delle conseguenti pubblicazioni.

La nonviolenza ha dei precursori in tutte le culture: quali sono i precursori nella cultura araba?

Ogni società ha i suoi “nonviolenti”, anche se sono generalmente emarginati rispetto alle figure e agli “eroi” della violenza. In effetti, un lavoro completo di ricerca e di visibilità sui precursori della nonviolenza nella cultura araba deve ancora essere fatto, ma abbiamo iniziato.

Nel mondo arabo, c’è chi dice che abbiamo avuto Gesù, in Palestina, come primo esempio di nonviolenza. È vero che non c’è un nome come Gandhi o King, ma ci sono nomi di persone che hanno scritto nella linea del pensiero nonviolento e il più delle volte senza nemmeno usare la parola nonviolenza, e altri che hanno organizzato varie esperienze e azioni nonviolente.

In ogni caso, possiamo citare Zenone di Kition, il filosofo fenicio; Gibran Khalil Gibran; il vescovo Gregory Haddad del Libano, il cui nome viene associato alla nonviolenza; lo scrittore, psicologo ed educatore Costi Bandali, e altri. In Siria, si cita ovviamente lo sceicco Jawdat Saiid che fu influenzato dal pensatore algerino Malek Bennabi. Walid Slaybi, il pensatore nonviolento, è attualmente considerato un riferimento per la nonviolenza nel mondo arabo.

Come ci sono società che hanno avuto esperienze nonviolente pionieristiche, senza avere pensatori e filosofi nonviolenti, lo stesso è successo nei paesi arabi, c’è tutta una lista di azioni ‘precursore’ della nonviolenza nella storia e nella cultura di questa regione. Ed è un panorama davvero ricco.

Quest’articolo è disponibile anche in: Francese

Pressenza International Press Agency

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