L’eredità del pensiero morale e dell’etica in età moderna

Gli ideali di una società fondata sull’utilità comune

di Giò Tomei

Prima di cominciare, in corsivo, esprimerò riflessioni personali, da condividere se si vuole, su considerazioni che appartengono a informazioni note e facilmente acquisibili. Una sorta di viaggio introspettivo che è utile al cuore e alla ragione di un cittadino italiano che vuole cimentarsi con la realtà osservabile, per comprendere se ha possibilità di incontrare le proprie responsabilità solidali, se avvertite. Interrogativi morali per tutti noi, membri della società civile per azioni etiche comuni, avendo come obiettivo l’equilibrio nei rapporti tra Comunità e Stato. Si tratta di riflettere sulla osservazione della realtà sociale, economica e politica, comprendendo i danni che abbiamo generato, sebbene giustificati dall’induzione a comportamenti obbligati dalla competizione indotta dal  sistema del capitalismo finanziario di cui siamo prigionieri. Un invito a riflettere sulla necessità di costruire tra noi, soggetti della società civile, un sistema dinamico che non c’è, che abbia la capacità di dare alimento ai cittadini italiani, per agire in comune come società microeconomica e come società politica. Un modello possibile che possa auto alimentarsi e incrementare la qualità delle relazioni solidali, attraverso il ciclo continuo che gli è proprio, funzione delle azioni, quando condivise tra noi, agendo da società economica e società politica. Si può fare, osservando la realtà e i limiti entro cui agire, sapendo che l’obiettivo è da raggiungere in comune, con la partecipazione della società civile per intero, per il tempo che ci vuole, altrimenti tutto sarebbe inutile.  

Ai giorni nostri una frattura insanabile, consolidatasi nel mondo anglosassone agli albori dell’era del petrolio, ha segnato nell’ottocento la crisi della morale, che dal mondo antico, passando per il Medioevo e l’età moderna, dall’illuminismo della Rivoluzione francese e prima, da quella americana del 1776, ha dato vita alla società post industriale e al Nuovo Ordine Mondiale in cui viviamo, vicini alla fine delle fonti fossili di energia e al significato da attribuire al “transumanesimo” e al “Greet Reset” da cui proviene.

Una nuova prospettiva d’intervento che il potere che governa il mondo, sul modello del capitalismo finanziario di matrice occidentale , dopo aver consumato, distrutto e avvelenato le risorse della Terra, ha cominciato a giustificare la necessità di porvi rimedio, indicando alle masse le soluzioni e i comportamenti da tenere. Il problema avvertito dalle masse, che con la pandemia hanno scoperto il valore della società civile e della solidarietà tra cittadini, contro l’Impero del Male, è che il nuovo mondo è necessario rimetterlo in sesto per auto sostenere e mantenere in vita il potere onnivoro di pochi esseri umani e di pochissime società finanziarie, così ricche di denaro disponibile, da comprare partecipazioni strategiche in giro per il mondo.

Il potere concentrato nelle mani di pochi, permette loro di comprendere quale debba essere la nuova frontiera: recuperare tutto quel che si è distrutto in Natura, per consumismo sfrenato e senza regole, utilizzando ancora la competizione umana come sistema di alimentazione passiva del governo globale basato sulla “moneta”, con una nuova variabile: il controllo e la misura dell’umanità sufficiente a mantenere in equilibrio il nuovo sistema, da loro generato.

Il tratto essenziale, che si è consolidato ai giorni nostri, passando per l’ottocento, è che le grandi corporazioni industriali e finanziarie, nella realtà geopolitica che rappresentano, sono riuscite a inglobare la politica dei governi nel sistema, attraverso la costruzione assistita del partito politico, come meccanismo di continuità politica, attraverso cui dare vita e regole alle infrastrutture di governo della società civile, affiancando alla burocrazia pubblica, il sistema finanziario bancario e il sistema digitale per governarlo, rendendo digitali le persone, le loro azioni e gli oggetti, rilevabili ovunque in tempo reale, attraverso la proprietà e il dominio sui sistemi, le comunicazioni e Internet.

Un modo per saldare, insieme  al potere imposto dal mercato nelle mani di pochi, le leggi e il diritto positivo, nonostante la Costituzione, nel nostro caso, inducendo ad arte comportamenti controllabili, indotti dal dominio della ricerca scientifica e tecnica; dei mezzi di comunicazione di massa; del potere finanziario di emettere moneta a debito degli utilizzatori pubblici e privati; della sorveglianza e del controllo, attraverso la  proprietà della comunicazione digitale e di Internet, da dare in pasto alla I.A. e ai sistemi automatici auto apprendenti, applicando la robotica ovunque servirà.

Un  quadro di potere generale e apparente, cui noi cittadini forniamo quel che serve loro, della qualità, della tipologia imposta, nel numero predefinito e senza colpo ferire. Così, occorrendo sempre maggiore specializzazione tecnica e sempre maggiore “moneta” per ottenerla, il discrimine che serve a determinare la condizione di appartenere a pieno titolo alla punta della piramide della società civile, è funzione della ricchezza posseduta. Un sistema fatto di gerarchie all’interno di poche classi sociali uniformate sulla competizione perennem cui si è adattata per induzione la società civile, in cui vincere è misura non solo della della ricchezza posseduta, ma sempre di più delle capacità tecniche utili a a quel sistema, senza avvertire che l’insieme delle relazioni economiche, finanziarie e politiche, sono subordinate a variabili non controllate dalla società civile e la condizione di perdere, anziché vincere, fa parte delle probabilità insite nei sistemi solo competitivi. Quel che appare indecifrabile è perché una società tradita e vessata in tutti i modi, senza sicurezze avvertite come stabili, tra timori, paura e sofferenza, solitudine e suicidi, mentre il patrimonio nazionale, dal capitale umano, alle grandi imprese, ai beni pubblici e privati, viene sottratto a tutti noi col beneplacito della politica e della corruzione dilagante, continuiamo imperterriti a sostenere, con la costante di sacrifici imposti e senza fine, la governance del momento, senza sottrarci, se non con l’astensionismo elettorale, alla morsa dei partiti politici che la alimentano di continuo.

Tutto questo è apparente e alla portata di un po’ di attenta riflessione e ricerca sui dati, per convincersi della distanza incolmabile, nei fatti, tra la società civile e gli apparati pubblici, ma c’è anche una parte del modello non apparente, non noto alle masse,rappresentato dagli organismi militari e dai servizi segreti, che sovraintendono alla ricerca scientifica e tecnica e all’uso dell’innovazione che ne consegue, che hanno il  controllo e il dominio delle tecniche digitali e di Internet, per finalità di controllo, sicurezza e  intervento, ma anche di destabilizzazione e di guerre esportate dove serve e dove a soffrire resti la società civile, in balia della disumanità che ha conquistato il mondo.

Così, la proprietà della vita di ogni essere umano è di proprietà dei soggetti che hanno il governo del modello, tutto il resto è strumentazione proprietaria, fino ai servizi all’economia in generale, dove gli acquisti online e i social network determinano, sulla forme di conoscenza capillare di tutto quel che avviene nel mondo, se sia degno di nota, di osservazione e poi d’intervento, orientando e inducendo comportamenti  determinabili da parte dei cittadini, nell’illusione di agire liberi, se in possesso di “moneta” sufficiente alla misura della felicità di consumi utili e inutili, senza mai riflettere a sufficienza sui danni personali e sociali che si producono.

Da qui, la vita dei colonizzati scorre tra alti e bassi, in cicli di sofferenza continua. Che poi tutto questo  comporti l’eliminazione di esseri umani senza colpo ferire e senza pagare crimini, tra diritto positivo, interno e internazionale, fa parte dell’osservazione della realtà in cui viviamo, nonostante i Tribunali dell’uomo e l’abbondanza di Organismi sovranazionali a tutela dei diritti umani.

Non toccherò argomenti legati alla realtà, dai migranti, alla corruzione dilagante, al lavoro sottopagato, alla pandemia, alle BigFharma, ecc., se non per rappresentare che siamo tutti obbligati a riflettere, con l’evidenza dei danni continui che subiamo, di insistere nel risveglio generale che la pandemia ha sollecitato come sentimento impellente di equità e giustizia tra noi, fino ad avvertire l’importanza della democrazia e dei diritti costituzionali da difendere, contrapponendosi a uno Stato autoritario che usa il diritto positivo per sorvegliare, prescrivere e sanzionare, dimenticando i principi fondamentali della Costituzione.

Occorre, però, non commettere errori di percorso in cui incanalare la protesta, riflettendo che se ogni argomento che tratti di un deficit, di una mancanza subita dai cittadini italiani, per responsabilità della governance del momento, italiana ed europea, viene assunta da gruppi, i più sensibili a trattare quella circostanza, non facciamo che dividere il campo, tra manifestazioni di dissenso e nascita di tante forme associative e di movimenti che le assumono per promuoverne l’eliminazione. Un modo che porta fino a forme di sacrificio personale, senza renderci conto che stiamo dividendo la protesta in mille rivoli, indebolendo sul nascere il sistema ordinato, coeso e comune della protesta sociale. Un meccanismo che porta a battersi strenuamente per tematiche, tutte importanti, solo che non si avverte il danno auto procurato a noi stessi, alla necessità di unione solidale, che accompagni l’indifferibile costruzione di un nuovo sistema di regole, capace di far nascere una realtà civile equilibrata, tra poteri pubblici e privati, tra democrazia rappresentativa e partecipativa. Consiglio la lettura epistemologica di due significati presi dall’Enciclopedia Treccani, per comprendere come sia cambiato il mondo nella realtà, trascinando con sé la dignità e il valore di ogni essere umano in lotta per la sopravvivenza:

Etica: https://www.treccani.it/enciclopedia/etica/  e  Assiologia: https://www.treccani.it/enciclopedia/assiologia/Due argomenti che fanno da scenario a un ossimoro: il mondo governato da esseri umani, corre incontro alla fine dell’Umanità, che solo gli esseri umani potranno salvare. Se poi passate alla lettura dell’Apocalisse di Giovanni, il cuore sarà d’impulso alla ragione dei giusti, tra verità cui tendere e giustizia da conquistare.  

Le radici del pensiero morale per azioni etiche, potrebbero aiutarci per coltivare l’aspirazione a una società giusta da parte del popolo.

E se la ritrovassimo qui?

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”

Così è scritto nell’Articolo 1 della “Dichiarazione universale dei diritti umani”, emanata dalle Nazione Unite nel dopoguerra, il 10 Dicembre 1948, il cui significato essenziale è la fratellanza: il sentimento di solidarietà che se fosse stato avvertito, nella realtà che andava configurandosi nel ‘700, con l’Illuminismo, forse, oggi scriveremmo d’altro.

La Dichiarazione dell’ONU traeva origine dalla “Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen” (La Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino), quando venne emanata in Francia il 26 agosto 1789, in piena Età dei Lumi”, in cui l’essere umano è tale perché è dotato del lume della ragione, nel senso che usa la logica come capacità critica di osservare la realtà, per conoscerla ed esplorarla, al fine di comprenderla: un’apertura alla conoscenza scientifica, che nasce dal diritto all’eguaglianza e alla felicità tra gli esseri umani.

La Dichiarazione è un vero e proprio testo giuridico prodotto dalla Rivoluzione francese, che in 17 articoli raccoglie gli ideali dell’illuminismo, dischiudendo all’umanità del ‘700 la visione della democrazia e della possibilità di scrivere di diritti civili costituzionali, nonostante il passaggio intermedio attraverso l’instaurazione di una monarchia costituzionale, incarnata in Napoleone Bonaparte.

Gli illuministi francesi ebbero in America, in Thomas Jefferson, un precursore cui si ispirarono, attraverso il testo da lui scritto nel 1776: la “Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America”.

Entrambe condividono temi, come: l’uguaglianza tra gli uomini; la felicità individuale, tralasciando di dire nei passaggi culturali del tempo, che l’individualismo e il concetto di mercato che seguirà, aprirà alla competizione tra individui, segnando l’inizio del capitalismo di Adam Smith, fino alle deformazioni neo-liberiste che conosciamo.

Tutto ciò, nonostante la rivoluzione bolscevica, Marx e Engels, e la presa di potere della borghesia, del mercantilismo, della produzione industriale e di quel che è avvenuto nell’esasperazione dell’individualismo economico, della competizione e dell’egoismo, fondato sulla massimizzazione del profitto e di come si è arrivati alla proprietà privata di emettere moneta, indebitando gli utilizzatori.

Comincia con l’Illuminismo il diritto positivo e il contributo che l’epoca napoleonica ha fornito alla costruzione delle Costituzioni moderne, lasciando che il giusnaturalismo si spegnesse nella prevalenza dell’uomo posto al centro del Creato, in quel periodo storico in cui, soprattutto in Francia, filosofi e scrittori come Montesquieu, Voltaire, Rousseau, cercavano di rivoluzionare la società del tempo, attraverso una visione incentrata sulla ragione umana, la conoscenza scientifica e la crescita culturale dell’individuo. Proprio questi ideali, insieme al grande desiderio di libertà e di emancipazione di tutti gli strati della società, porteranno alla rivoluzione francese e in generale ad una nuova concezione dell’individuo che confluirà appunto nella “Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino”.

Gli ideali di una società giusta, in cui le distinzioni sociali non possono che essere fondate sull’utilità comune, rappresenta l’eredità tradita dalla politica del ‘900, delle idee alla base di tutte le moderne “Costituzioni”, perché partecipare al banchetto di pochi vincitori iper competitivi, tra il rischio di perdere, fino a morire di ingiustizie e di povertà, ha permesso che a prevalere fosse lo spirito di sopravvivenza che, in mancanza di democrazia e di equilibri, tra strati sociali e governance pubblica, ha dato luogo alla corruzione e all’elusione delle regole giuridiche.

Tutti noi, membri della società civile, siamo stati convinti che l’unica strada possibile fosse la difesa individuale del proprio orto, dimenticando il valore economico che avrebbe la solidarietà tra cittadini, se decidessimo di farne elemento costitutivo di un moderno sistema economico, imparando ad osservare la realtà politica ed economico-finanziaria che regola le nostre vite, riconoscendo che i limiti imposti alla libertà individuale e collettiva, in primo luogo sulla disponibilità di “moneta”, sufficiente a vivere con dignità con la propria famiglia, non possono essere sostituiti per desiderio comune, occorre agire con un sistema adeguato che non c’è,  che sappia dei limiti in cui agire e per fasi conseguenti verso un unico obiettivo: l’equilibrio da consolidare tra Comunità e Stato.

Chiudo questa prima parte, ponendo una domanda: “secondo voi, questo Governo e questo Parlamento, assieme alle Istituzioni cosiddette democratiche, tutelano i cittadini italiani e le loro famiglie, considerando che hanno l’obbligo di far osservare alla lettera la Costituzione, a partire dai “Principi fondamentali”, 12 articoli su cui potrete riflettere, leggendoli qui: https://www.governo.it/it/costituzione-italiana/principi-fondamentali/2839?” 

Avverto, in chiusura della prima parte, che il testo completo è formato da tre parti. La seconda, tratterà il modello di un sistema dinamico possibile, in corso di progettazione, cui partecipo, incentrato sulla solidarietà tra cittadini, dimostrando che la società civile, se solidale, genera il funzionamento della società economica e della società politica, in un sistema di flusso curvilineo che interviene ad ogni ciclo ad alimentare l’impegno della società civile verso di esse. La terza parte conclusiva, serve a definire il sistema dinamico, quale organizzazione presupponga e quali servizi erogherà ai cittadini italiani, senza  primus inter pares, godendo tutti alla pari dei benefici che avremmo contribuito insieme a produrre. Un buon modo astratto, non personale, che tratti di oggetti e di come poterli assemblare in un sistema, lasciando a ciascuno la libertà di porsi la domanda se valga la pena o meno di essere solidali, misurando i vantaggi che ricaverebbe e che da solo non produrrebbe mai. 

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