Il conflitto russo ucraino è al suo momento più pericoloso

Lo Stato italiano discrimina 14mila minori per il color della pella, la lingua, la cultura e la provenienza

Soldati ceceni in combattimento nel Donbass

di Maurizio Torti

Il conflitto tra Russia ed Ucraina e gli alleati di entrambi gli schieramenti, dopo 3 mesi ha toccato il momento più pericoloso e delicato. Ogni giorno si dice e si scrive tutto ed il contrario di tutto, noi cittadini siamo stati costretti a scegliere un nemico, raccolti in una bolla di “tifo” per l’Ucraina ma il risultato è la distorsione dell’informazione. Da 90 giorni sentiamo raccontarci di una serie di fallimenti dell’esercito russo e di successi dell’esercito ucraino e ora dobbiamo affrontare improvvisamente una realtà diversa. Il cambio delle politiche strategiche militari russe è avvenuto 30 giorni fa, quando il comando delle operazione militari strategiche è stato affidato al generale russo Valerij Gerasimov. Giorno dopo giorno il martellamento sulle posizioni e sulle trincee ucraine è stato asfissiante e continuo con il risultato della totale distruzione di tutte le infrastrutture ucraine, le stazioni ferroviarie, i depositi di carburante, le raffinerie, queste strategie militari hanno indebolito molto la difesa ucraina fino al punto di non controllare più il 20% del territorio. Non è una bandiera della vittoria e non ci provoca emozioni particolari ma continuiamo a porci domande, la Federazione della Russia ha nei suoi progetti quello di espandersi in ulteriori territori? Le regioni del Donbass, Lugansk, Donesk, Zaporozhye, Kharson saranno utilizzati dalla Russia come merce di scambio per un negoziato? No, Donesk e Lugask sono già state riconosciute dalla Federazione della Russia come repubbliche indipendenti, Vladimir Rogov, membro del consiglio principale dell’amministrazione militare e civile della regione di Zaporozhye ha dichiarato: “Non abbiamo bisogno di zone grigie, non abbiamo bisogno della Repubblica popolare di Zaporozhye. Vogliamo far parte della Russia, come lo siamo sempre stati per centinaia di anni”. Oggi nella regione, è in uso una doppia moneta, la grivna ucraina e i rubli russi, una soluzione economica applicata anche nella regione di Kherson. Il 24 febbraio 2022 la scelta politico strategica militare della Federazione della Russia è razionale, dal loro punto di vista, e allo stesso tempo è una lettera di addio alle relazioni, ad ogni livello con l’occidente, in modo particolare con l’Europa. È Non c’erano più i presupposti per continuare a sostenere rapporti con l’occidente e le reazioni seguite, confermano che anche dalla parte occidentale le relazioni non esistevano più se non per alcuni rapporti economici e commerciali. La lettera di addio porta la firma del Ministro degli Esteri della Federazione della Russia Sergej Lavrov, ecco le sue parole: “La Russia deve smettere di dipendere in qualsiasi modo dalle forniture dell’occidente per le industrie strategiche. Se l’occidente vuole offrire qualcosa in termini di ripresa delle relazioni con la Russia, valuteremo seriamente se ne abbiamo bisogno o meno. I Paesi occidentali, con i loro comportamenti hanno confermato che non possono e non sanno vivere come scritto nella Carta delle Nazioni Unite. La Federazione Russa farà affidamento solo su se stessa e su quei Paesi che hanno dimostrato la loro affidabilità e non subiscono pressioni esterne. L’occidente sarà costretto ad ammettere che è impossibile attaccare costantemente e impunemente gli interessi vitali russi. I legami economici della Russia con la Cina si rafforzeranno ancora di più, mentre l’occidente assumerà la posizione di una dittatura. Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è screditato molto prima dell’inizio dell’attuale situazione in Ucraina”.

Le parole del Ministro degli Esteri Lavrov sono durissime, severe e determinate e noi non smettiamo a porci domande, è veramente possibile ritornare a dividere il mondo in blocchi ed interrompere relazioni culturali, artistiche, letterarie, economiche, commerciali e politiche con la Federazione della Russia?

La Russia lo ha fatto con una scelta estrema il 22 febbraio 2022, ora tocca a noi cittadini dare una risposta, dato che abbiamo conosciuto la volontà di chi ci governa e dei partiti politici italiani.

Dare una valutazione oggi, se è sostenibile un isolamento della Federazione della Russia e quali scenari per il futuro è molto difficile ma è evidente, nel mondo si stanno ridefinendo nuovi assi strategici, nuove economie ma qualsiasi nuovo scenario futuro, 400 anni di presenza della cultura e letteratura russa in Italia non si possono cancellare, è parte della storia. Purtroppo i segnali provenienti dai nostri governanti sono assolutamente negativi, anzi oggi legiferano leggi discriminatorie, nella gestione delle vittime di guerra in fuga dall’Ucraina, uomini, donne con figli e minori non accompagnati configurano un disastro umanitario, 3,5milioni di profughi sono in Polonia, 120mila in Italia ed il Ministro dell’Interno ha fissato a 100,00 al giorno il contributo per i minori non accompagnati di origine ucraina presenti sul territorio italiano. Per tutti gli altri minori non accompagnati, in fuga da altri territori colpiti da carestie, crisi e da conflitti, la retta giornaliera resta invariata, cioè 45 euro al giorno. Questa è discriminazione, sig. Draghi e sig.ra Lamorgese questa è discriminazione.

La scelta di fissare a 100 euro al giorno la retta per sostenere l’accoglienza, lo studio e l’inclusione, dei minori ucraini non accompagnati è giusta ma perché per gli altri minori non accompagnati e presenti sul territorio italiano la retta rimane 45 euro? Attualmente i minori ucraini accolti in Italia, in tre mesi sono la maggioranza per provenienza, poco più 4300 su 14mila presenze sul territorio italiano e le previsioni puntano su un aumento costante. Quindi è richiesto uno sforzo maggiore che impegnerà i Comuni per l’accoglienza, gestita poi concretamente dal settore delle imprese sociali. Per i 2325 minori egiziani non accompagnati, la retta è sempre di 45 euro, come per i bambini afghani, somali, eritrei, siriani forse perché non provengono da guerre europee? Forse sono più difficili da includere nella nostra cultura? Ma dovrebbero per questa ragione ricevere di più. Da oltre 4 anni la società civile ripete che la retta di 45 euro non è sufficiente per realizzare qualsiasi progetto di inclusione e di autonomia. Lo Stato italiano non riesce a promettere il futuro di 14mila bambini e ragazzi senza discriminarne il colore della pelle, la lingua o la cultura di provenienza. A seguito di questa decisione discriminatoria la risposta della società civile non si farà attendere, associazioni, Comuni e semplici cittadini non hanno alcun dubbio, questa è discriminazione per colore, cultura e lingua nei confronti di minori non accompagnati, a questo ci avete ridotti ma non saremo complici di scelte orribili.

Sul campo di battaglia l’orrore della guerra non si arresta, il presidente ucraino Zelensky continua nella ricerca di continui aiuti e sempre più armamenti ma è sordo rispetto ai messaggi dei suoi stessi alleati, dalle pagine del NYT si alternano editoriali sull’impossibilità di continuare la guerra, è solo un massacro. Non valutiamo oro le parole di Kissinger ecco una sua ultima dichiarazione: “Le trattative devono iniziare entro i prossimi due mesi prima che si creino sconvolgimenti e tensioni che non saranno facilmente superate”

Dalle posizioni e dalle trincee ucraine i messaggi sono completamente opposti agli appelli del presidente Zelensky, come nel 2014 e 2016, molti soldati ucraini non rispondono più agli ordini, alcuni reparti continuano ad arrendersi e circa 20mila militari ucraini sono ora completamente circondati dall’esercito russo ed i suoi alleati. Migliaia di soldati ucraini sono trincerati, fermi e senza alcuna possibilità per avanzare o arretrare. L’avanzata lenta ma costante dell’esercito russo e suoi alleati, le unità della DNR e della LNR, controllano ora Svetlodarskaya nel Donbass. La conferma è stata annunciata dall’ambasciatore della Repubblica popolare di Lugansk nella Federazione Russa Rodion Miroshnik: “La difesa ucraina sta crollando. Gorsky è circondata, si combatte a Zolote e colonne di militari avanzano verso Maloryazantsev e Volcheyarovka. Sotto il controllo russo anche una parte dell’autostrada Lisichansk-Artemovsk con la conseguenza del completo accerchiamento di Severodonetsk e per eventuali rifornimeti anche la città di Lisichansk.

Tutte le strade che convergono verso Severodonetsk sono controllate dalle forze militari russe, per ora è impossibile passare i posti di blocco anche per eventuali convogli di aiuti umanitari.

Anche questa città, Severodonetsk subirà un assedio, un massacro inutile, una nuova Mariupol ma con alcun fondamentali differenze strategiche militari, non c’è un area industriale per rafforzare la difesa e la resistenza, come per gli uomini abbandonati nelle trincee, o costretti a combattere nelle strade, nascondendosi nelle case dei civili, la resa è la scelta unica e possibile, purtroppo sono segnalati diversi casi per cui i soldati ucraini sono minacciati per una eventuale resa alla Federazione della Russia.

In questo immenso mare di informazioni alcune fonti segnalano la protesta di mogli, madri di ucraini che si rifiutano di combattere, sono obiettori e rifiutano la guerra.

Anche dal fronte diplomatico, sempre più distante e assente nel conflitto, questa è la situazione più pericolosa, perché è l’unico argine per prevenire una eventuale escalation del conflitto proprio nel momento più pericoloso, le dichiarazione di politici e leader europei gelano i desideri ucraini, dopo le dichiarazioni francesi sulla eventuale tempistica per entrare in Europa è la volta del Ministro dei Paesi Bassi Rutte: “È improbabile che l’Ucraina diventi un candidato per l’adesione all’UE”. Continua, “la probabilità che l’Ucraina diventi presto un candidato per l’adesione all’Unione europea non è molto alta, a diversi paesi dell’UE non piace l’idea. Sarebbe anche ingiusto nei confronti dei paesi dei Balcani occidentali, che hanno atteso molto più tempo per diventare candidati all’adesione. I leader europei hanno affermato che l’Ucraina fa parte della famiglia europea, ma secondo Rutte si trattava di una dichiarazione “emotiva”. Il tempo ci darà risposte ma è difficile disegnare i nuovi scenari, la diplomazia è quasi assente e le pressioni di ogni tipo giungo da ogni direzione, è il caso della Poloni, all’inizio del conflitto si dichiarava pronta ad inviare i suoi soldati e ora rispuntano desideri e politiche di altri tempi, a volte favorite anche dagli errori del presidente Zelensky con una delle ultime leggi varate, sono stati concessi i diritti, per politici polacchi di poter aderire e partecipare ai collegi elettorali in Ucraina. Una scelta che ha poche interpretazioni, l’Ucraina cederà una parte del suo territorio alla Polonia? O quest’ultima muovendo militari e politica ritornerà nei suoi antichi territori?

Non è mai troppo tardi e prendere consapevolezza della realtà, l’odio verso i russi ha accecato gli ucraini che non riescono o non vogliono vedere cosa sta accadendo, una realtà crudele, famelica e loro sono vittime ma c’è ancora una scelta da poter fare, essere un paese “cuscinetto” oppure essere il confine con l’Europa.

QUI documento dell’OSCE del 2016 in cui sono denunciati e crimini di guerra dei soldati ucraini

 

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