di Carlo Grossi
Oggi il tennis è il nuovo tranquillante sociale. Bruciati il calcio, la Formula 1, la Moto Gp ormai ridotte a vetrine della finanza globalizzata il tennis, pur con il suo carico di lussuosi sponsor, rappresenta lo sport di nicchia utile a raggruppare ciò che resta di quel ceto medio che ancora nutre ambizioni e velleità di ascesa sociale.
A tal proposito é stato concepito un campioncino come Sinner, italiano quanto basta, palesemente conformista, buono con moderazione per sfumare il ricordo di un campione come Nole Djokovich che nonostante l’innegabile parabola discendente riesce ancora, dopo qualche decennio di successi incontrastati, a dire la sua sui campi di terra battuta.
Anche i campioni inciampano per quanto bravi, giovani e promettenti…e Sinner non fa eccezione. Durante l’ultimo incontro con il russo Medvedev il destino, chiamiamolo così, ci ha messo del suo e il campione ha perso un incontro dall’alto valore simbolico oltre che sportivo. Sconfiggere un atleta russo avrebbe significato un trionfo a dir poco doppio! Ma non è andata così: un malore, di quelli senza alcuna correlazione, ha impedito l’ennesima vittoria. Qui, a parer mio, viene fuori la principale differenza tra un atleta come Djokovich, in grado di opporre strenua resistenza ad un’ ingiusta imposizione, rifiuto che ha avuto un peso importante nella parte conclusiva della sua carriera ed un campioncino studiato in laboratorio in un momento in cui era necessario dimostrare che lo sport è anche disciplina, se per disciplina si intende assecondare imposizioni che come i fatti dimostrano stanno condizionando la carriera del giovane tennista.
Oggi può essere definito sportivo chi mostra fedeltà ai principi etici, chi non si lascia irretire dal potere, chi sa mettere in campo le proprie qualità individuali, atletiche e tecniche senza piegare la testa a remunerativi compromessi…solo chi custodisce certi valori può essere definito sportivo professionista, ma purtroppo questi profili scarseggiano ed è per questo che il vero sport sta morendo come gran parte delle attività fagocitate dalla bramosia di ricchezza e di potere che invade ogni settore della nostra meschina contemporaneità.
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