EVOLVERE PER CAMBIARE

La dottrina neo-liberista non ammette contraddittori, il proprio dogma economico-politico non si discute!

di Carlo Grossi

La dottrina neo-liberista non ammette contraddittori, il proprio dogma economico-politico non si discute!

Da qui partono le strategie comunicative attraverso le quali, forti di una fitta rete mediatica, si fanno largo le visioni che, nell’occidente globale e avviato verso una globalizzazione dalle alterne vicende, stanno cancellando la sovranità degli Stati, facendo a pezzi l’apparato pubblico, azzerando la dialettica politica tra partiti ormai ridotti al rango di meri esecutori di disposizioni.
Innovazione, efficientamento, deburocratizzazione, semplificazione sono stati gli argomenti ricorrenti nell’agone  politico, parole vuote che hanno nello smantellamento dello Stato sovrano, nonché garante di una certa equità sociale, l’obiettivo finale. Per realizzare tale disegno è stato necessario liberarsi di una classe politica che, pur nelle sue imperfezioni ha cercato di resistere nei limiti del possibile, agli assalti di chi stava lavorando dagli inizi del ‘900 affinché, attraverso le rivoluzioni industriali che si sono succedute, le lotte di classe e le battaglie per i diritti si verificasse il passaggio dall’economia reale, organizzata per la  produzione di beni tangibili, ad un’ economia basata sui servizi trasferendo i processi produttivi, considerati costosi ed inquinanti, verso aree a basso costo di manodopera e con politiche di sviluppo industriale non particolarmente attente ai diritti e all’ambiente.
Per quanto attiene l’Italia solo un manipolo di politici corrotti poteva chiudere la prima Repubblica svendendo l’argenteria di famiglia (leggi apparato produttivo), privatizzando, permettendo di incastrare i difensori della sovranità nazionale e dare la stura ad un nuovo corso, la cosiddetta seconda Repubblica, scegliendo tra ex portaborse, avventurieri, mestieranti, imbonitori da televendite, figure ideali per realizzare il disegno di cui oggi paghiamo pegno.
Ora, reduci da una pandemia palesemente falsa attuata con la complicità di una classe politica corrotta e servile, ci troviamo a difenderci da conflitti sociali, ricattati sulla salute e sul lavoro, invasi dai flussi migratori incontrollati e, cosa ancor più grave, con una guerra pretestuosa che bussa alle porte.  Il  potere contrattuale che spetta ad una nazione sovrana è stato azzerato e con esso i diritti. Siamo rei di aver vissuto al di sopra delle nostre possibilità, aver generato debito che, a ben vedere, è cresciuto a dismisura  per il  mancato controllo della moneta e a causa delle politiche austeritarie imposte da un apparato tecnocratico impegnato a curare gli interessi della finanza internazionale, delle multinazionali, del comparto bellico-militare. Tutto questo senza un minimo di opposizione politica per attuare le contromisure che avrebbero potuto toglierci dalla condizione di subalternità nella quale ci troviamo. Nessuno rammenta che mentre battevamo moneta nazionale con un debito ben inferiore ai parametri europei eravamo considerati la quinta, se non addirittura la quarta forza economica dell’occidente industrializzato.
Non saranno comunque gli inchini della Meloni a Trump o le risolute mosse di Putin sullo scacchiere internazionale a toglierci dai guai ma, ritengo, una ritrovata dignità che ci consenta di individuare le soluzioni idonee e le forze che possano applicarle.
Nell’area del dissenso la situazione non è certo incoraggiante: gruppuscoli rissosi e vocianti non fanno altro che ostacolarsi a vicenda allontanando le possibilità di uscire dalla palude tossica della competizione ad ogni costo.
Il livello di difficoltà è altissimo, sicuramente fuori dalla portata di piccoli uomini divorati dalle proprie ambizioni, assestati di un successo mai ottenuto, accecati dal proprio ipertrofico ego.
Non è più il confronto politico il terreno di battaglia ma la lotta tra bene ed male, una dimensione in cui il volere umano deve cedere il passo al trascendente, aspetto che il materialismo di cui è permeata la società post-moderna non contempla.
Dove l’uomo ha fallito, in virtù delle proprie infinite debolezze, provvederanno le forze del bene, unica possibilità di salvezza e di ripristino di equilibri vivibili.

Probabilmente è ciò che sta già avvenendo e non certo per mano dell’uomo.

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