Il linguaggio bellico – a cui il popolo italiano è stato abituato dalle restrizioni liberticide degli ultimi due anni – trova adesso rinnovato vigore nel prolungamento dello stato d’emergenza che il governo Draghi, approfittando del conflitto ai confini orientali dell’Europa, ha nuovamente proclamato, inviando inoltre a nostre spese armamenti e strumenti d’offesa nel teatro di guerra.
Come in precedenza si è sfruttata la Covid-19 per muovere un duro attacco alle libertà costituzionali e al contempo militarizzare il Paese, oggi il conflitto russo-ucraino è diventato il pretesto per reiterare il disprezzo dei princìpi costituzionali.
Il Comitato di Liberazione Nazionale – CLN ricorda al popolo italiano, al suo Parlamento e al Presidente della sua Repubblica, che il nostro Paese ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali (art. 11 della Costituzione della Repubblica Italiana).
Nel precisare che l’escalation bellica in Ucraina è causata innanzitutto dal pervicace disegno espansionistico della NATO fino ai confini della Federazione Russa, il CLN condanna l’eccessiva risposta militare russa in territorio ucraino e chiama alla mobilitazione per dare voce alla pace, e per promuovere una soluzione politica e negoziata del conflitto che garantisca la neutralità dell’Ucraina e il diritto all’autodeterminazione di ogni sua regione.
Il CLN chiede che l’Italia si faccia promotrice all’ONU di una Unite for Peace Resolution che, come ai tempi della crisi di Suez, blocchi immediatamente le ostilità e prepari l’invio di una forza di Caschi blu anche a protezione delle popolazioni russofone del Donbass, da oltre vent’anni vittimizzate dal governo ucraino. Nell’interesse comune di tutte le nazioni, l’Unione Europea ritrovi le fila di una politica di pace indipendente da quella guerrafondaia della NATO.
Solo così la nostra politica estera sarà degna di un Paese sovrano che ripudia la guerra.
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