Censure e sanzioni della Commissione Europea: effetti sulla libertà di opinione

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di Maurizio Torti

Il fenomeno della censura esiste da secoli mentre la libertà di pensiero, la libertà di stampa e’ cosa abbastanza giovane e ben definita nella Costituzione Italiana con l’art. 21. Nel paese Italia la censura e’ già presente nelle monarchie fino all’unità d’Italia, ne sono un esempio l’Editto Albertino del 1848, il Regio Decreto 532 del 31 maggio 1914. Negli anni 80′ le prime aperture al pluralismo facilitano il confronto sociale nella società italiana e ne sono un esempio, il referendum sul divorzo e l’abolizione del matrimonio riparatore. In entrambi i casi il dibattito sociale è stato molto articolato e capace di coinvolgere ampi settori e categorie sociali. Oggi questi processi quasi non esistono, le nuove regole in epoche di tecnocrazie vengono decisi dall’alto, i diritti, il dibattito sociale e’ reso minimo se non escluso a priori, qualsiasi tecnocrate “non eletto” e membro di una commissione ha molta paura del dibattito sociale e della “spinta popolare”.

In Europa la Commissione Europea dedica attenzione ai media e all’informazione deliberando una serie di decreti, in modo particolare negli ultimi 10 anni e concentrati in tre momenti diversi: il Codice di Buona Condotta; nel 2018-2022 lotta alla disinformazione e nell’ottobre 2022 con il DSA (Digital Service Act).

Il motivo politico di questa strategia è nel tentativo, da parte della Commissione Europea, di riprendere il controllo dell’informazione a seguito dello sviluppo delle piattaforme digitali e in particolare dei social, potenti piattaforme digitali capaci in pochi anni di modificare l’intero sistema di informazione globale.

Le reazioni scatenate dai social, dalle piattaforme digitali e dalla rete internet hanno condizionato le scelte dei grandi editori, dei poteri finanziari, alla ricerca di nuove e potenti formule di manipolazione dell’informazione con lo scopo di influire sui comportamenti umani. Le nuove tecnologie dell’informazione, commercializzate a livello globale hanno una doppia funzionalità strategica, la prima come il terminale delle campagne di ‘disinformazione’ e la seconda come estrattore del nuovo “petrolio”, i dati personali con lo scopo di ingrassare ogni settore del marketing digitale e realizzare la società della sorveglianza. Negli Stati, in modo particolare in Occidente, vengono avviate una serie di campagne informative su i grandi temi problematici e sulla base della nuova metodologia manipolatoria: la disinformazione è alla base di ogni evento sistemico.

La Commissione Europea, oggi, prova a riprendere il controllo dell’informazione agendo direttamente sulle grandi piattaforme digitali e con poche mosse ha cancellato il Codice di Buona Condotta, incorpato le normative e i risultati in un nuovo ed unico decreto: il DSA (Digital Service Act).

Il DSA si fa strada negli Stati europei, si rafforzano le strategie repressive contro i reati di contraffazione, contro la pirateria ma questo è solo un aspetto dell’architettura giuridica del DSA fattore di indirizzo, nelle decisioni europee e parallelo ai fattori di sorveglianza su ogni tipo di evento importante e sistemico, come l’emergenza sanitaria, le guerre e il clima.

È ancora presto per analizzare gli effetti e importante sarà valutare la sua tenuta sugli aspetti leagli, la tipologia contrattualistica offerta dalle piattaforme ma su un punto molti analisti convergono con la stessa conclusione: se le piattaforme applicheranno il DSA, potranno continuare ad operare come hanno fatto fino ad oggi.

Il sistema sanzionatorio e il metodo della “disinformazione” in modo combinato sono già attivi, con la motivazione dell’incitamento all’odio e il pericolo di interferenze esterne durante le elezioni in alcuni Stati, l’Agicom, l’Antitrust ha irrogato una sanzione di 10 milioni in solido a tre società del gruppo Bytedance, l’irlandese TikTok Technology Limited, la britannica TikTok Information Technologies UK Limited e l’italiana TikTok Italy. L’attività istruttoria ha accertato la responsabilità di TikTok nella diffusione di contenuti – come quelli della challenge “cicatrice francese” – suscettibili di minacciare la sicurezza psico-fisica degli utenti, specialmente se minori e vulnerabili.

Gli USA al voto presidenziale di novembre 2024, alternano accuse di interferenza prima alla Russia ora alla Cina. Sotto accusa il potente social cinese TikTok ma davvero gli USA voglio chiuderlo? In gioco tanti dollari e non sembra verosimile la chiusura di un social in previsione di un momento elettorale per cui lo stesso social potrebbe favorire e sostenere chiunque.

I momenti e gli appuntamenti per approfondirie e comprendere il DSA e in modo particolare le nuove politiche della Commissione Europea stanno producendo le prime reazioni e in Italia c’è una prima risposta, prima non c’era ora c’è la Federazione Internazionale Editori e Creatori Online (F.I.E.C.O.)

In merito al DSA (Digital Service Act) i nostri esperti e iscritti alla federazione hanno sintetizzato alcune risposte e criticità al DSA.
Non può esistere alcuna forma di commissione con il compito di stabilire quali fatti o cose sono false o vere.
Come si svilupperanno le procedure di difesa legale dalle sanzioni, generalmente di tipo amministrativo imposte dal DSA
Chi è il “segnalatore attendibile” figura ancora poco chiara ma molto simile al ministero della verità.

I dubbi sull’utilità reale del DSA sono diversi e molti creatori di contenuti online a volte sono isolati, senza efficaci strumenti per difendersi dagli attacchi censori delle piattaforme digitali. L’ordinamento internazionale sui diritti, l’art. 11 e art. 52 della Carta dei Diritti Fondamentali, il diritto all’informazione dell’Art. 21 della Costituzione Italiana, la dignità e la libertà restano le basi per cui non si può arretrare di un solo millimetro.

Maurizio Torti – Presidente della F.I.E.C.O.

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