C’e’ chi dice no

Lo Stato deve rendere conto

di Anna Rita Rossi

Cari italiani, fratelli e sorelle,

con questa mia non intendo sottovalutare l’emergenza sanitaria e gli sforzi per contrastarla che hanno coinvolto una pluralità di Paesi al mondo, seppur con modalità di intervento differenti l’uno dall’altro.

La mia voce si vuole solo aggiungere con diligenza alle ormai tantissime gocce d’acqua che vanno a battere sulla pietra dell’arroganza di chi è avverso allo stato di diritto.

Ma partiamo dalla nostra Costituzione.

Essa non conosce alcuno “stato di emergenza, prevedendo solo lo “stato di guerra” (che – ex Art. 78 Cost.- va deliberato dal Parlamento e dichiarato dal Presidente della Repubblica).

La domanda è: siamo in guerra o no? Se lo siamo chi è che ci minaccia?

Stabilito che non siamo in una guerra convenzionale …affrontiamo qualche ragionamento – la delibera del Consiglio dei Ministri invoca infatti una legge ordinaria, segnatamente gli artt. 7 e 24 del D. Lgs. 2/1/2018 n.1 (codice della protezione civile).

Questa legge, per un verso, non contempla il caso di pandemie e, per altro verso, consente di emanare ordinanze di protezione civile in ambiti del tutto diversi da quelli oggetto delle misure prese…ossia nessuno può essere autorizzato a comprimere libertà costituzionali che solo la legge (e in casi limitati) può comprimere (e neppure l’OMS con le sue raccomandazioni può essere invocata a imperare in tal senso).

E’ qui che il cittadino comune si confonde.

Si accetta così, per esempio nel caso Covid19, di rinunciare alla libertà personale in nome di un ‘patto sociale’ che pone il suo sacrificio a fronte dell’operato istituzionale volto a organizzare, allocare e utilizzare tutte le risorse necessarie a individuare, isolare e curare subito i contagiati, a limitare i nuovi contagi e ossequiare i decessi (senza porre il divieto assoluto alla ritualità religiosa della dipartita di un congiunto) , proteggere il personale sanitario, rafforzare i presidi territoriali, le strutture ospedaliere e garantire la fruibilità dell’assistenza in generale e dell’indipendenza economica atta alla sopravvivenza.

Questo però non è avvenuto (senza voler sminuire la complessità di gestione di una fase convulsa e confusa).

Il discorso pubblico e le comunicazioni governative non hanno mai affrontato con l’umiltà propria di chi sa analizzare e trovare gli errori, gli insuccessi evidenti dei tagli decennali alle strutture-cardine di una società civile.

I tagli si sono rivelati fatali nella gestione operativa del sistema Paese ma è come se fossero stati dati per scontati.

La stessa cittadinanza nel mentre si adattava nel subirli.

Non si può comprendere come durante la scelta di chiusura di qualsiasi aspetto della vita reale sia stata consentita l’attività di esercizi commerciali con misure di distanziamento tra le persone e lo stesso non sia stato fatto altrettanto per le aule di giustizia. Alcune udienze specie in materia penale, il cui svolgimento disorganizzato e affidato a mezzi telematici di fortuna, hanno offerto un quadro dell’incapacità gestionale di settore.

E’ forse la Giustizia da considerare un’attività non essenziale?

Non voglio in questa mia sciorinare tutte le difformità che scorrazzano a danno dei principi costituzionali ma senza una parola di pacato e pur fermo dissenso, passerebbe come legittimo ciò che non lo è e questo a fronte di tante intelligenze “pulite”, di cui il paese pullula, non può accadere.

Ma voglio arrivare al punto che è il “pater” dei punti:

il consenso dell’opinione pubblica alle condotte di chi la governa.

Pur volendo restare fuori da ogni contesa politica che poco mi entusiasma per connotazione distorsiva dei rapporti fra istituzioni e cittadini, non ho potuto fare a meno di notare un diffusissimo consenso che l’opinione pubblica regala sia alla giostra televisiva che ai social tarati per la disinformazione.

L’odor di propaganda a favore di provvedimenti illegittimi è tangibile e replicante in forza di un discutibile potere che impone ai cittadini comportamenti lesivi del diritto delle libertà fondamentali di ogni individuo.

I fatti stanno a zero: O il potere dei media è compattato e onnipresente per legittimare l’illegittimità o le persone non sono in grado di discernere e si affidano con indifferenza ma fattività alle informazioni che ricevono a prescindere dalla veridicità delle stesse.

Si dirà che ogni “ diktat” è in nome della salute pubblica e che certi “numeri” sono allarmanti … ma qualcuno noterà anche come il virus per esempio prediliga l’istruzione , le aule dei tribunali e finanche la solitaria immersione fra le braccia della natura (fosse una innocente camminata fra i boschi o una lungo una spiaggia)

Si dirà che trattasi di un virus spietato in nome del quale milioni di individui possono subire il fallimento delle proprie attività economiche restando passivi pur non avendo alcuna intrinseca attitudine a diffondere il contagio e in aree non colpite.

Davvero i campi dove è stato sparato “fuoco amico” sono molti, dall’inevitabile perdita in seno all’occupazione presente e futura alla compromissione della libertà individuale e il divieto di azioni atte a poter muovere un solo passo a sostegno delle generazioni a venire.

Un disastro su tutti i fronti dati gli “ingredienti” a disposizione

Monitorare costantemente per intervenire con saggezza e coscienza territorio per territorio è un lavoro di altissimo profilo politico-istituzionale che richiede selezioni serie di servitori dello stato affidabili come la Costituzione impone tramite i Concorsi divenuti desueti e invisi a scandali.

Ma il popolo non sa o forse non ricorda e dunque non chiede spiegazioni quando a ricoprire i ruoli tesi a rappresentarlo con decoro sono persone di ogni sorta, spesso incapaci e culturalmente inadeguate se non addirittura imbarazzanti..

Il popolo non rammenta che la democrazia non è primariamente una forma di scelta del governante, ma un metodo di esercizio del potere soggetto alla legge e non alle buone intenzioni.

E’ lo Stato che riceve poteri dal Popolo e non il Popolo che ottiene concessioni dallo Stato.

In una democrazia, ossia in uno Stato di diritto, il Popolo non può essere ridotto a misure coercitive tali da vedere il dispiego massiccio delle forze dell’ordine impegnate con strumenti spropositati (ricordate gli elicotteri contro i bagnanti? o i droni nell luoghi di dimore private?)

L’autorità ha come dovere primario quello di difendere la Costituzione nel farla applicare come abbiamo visto fare in Svezia con la concertazione di precauzioni, indicazioni e distribuzione di materiale atto alla difesa della salute pubblica.

Fare leva sulla “distanza sociale” (che poi non capisco perché non si parli di “distanza fra persone” il cui significato avrebbe un senso diverso), ovvero la chiusura relazionale di un soggetto nei confronti di altri percepiti come un pericolo è un atteggiamento eversivo? Se così fosse il mio monito va a coloro che non si pongono mai dubbi per scarsa conoscenza del dettato costituzionale e per il bombardamento mediatico di evidente linea con un programma che sacrificherebbe ogni popolo a prescindere.

Chi sbraita col capo chinato e avalla l’ingiustizia e l’inganno e finanche la delazione regolata e anti-cristiana è un nemico dell’evoluzione e degli ultimi in particolare.

Io so bene che i diritti sanciti nella Costituzione si esercitano e non si elemosinano perché questo è costato a tanti uomini e donne di questo Paese che coraggiosamente hanno lottato contro ogni forma di dittatura del male.

Gli inermi e i consolidati di sistema che ad oggi lasciano solo ceneri sul terreno dovranno vedersela con la distanza economica sempre più deflagrante, la distanza psicologica indotta dalla convivenza coatta, la distanza di classe che vedrà le masse subordinate a chi sovra-ordina nel politicamente corretto, la distanza culturale, riguardante le differenze nei significati, nei valori e nelle norme che si riflettono nella filosofia, nella religione, nelle norme etiche, nel linguaggio e nella cultura

Tutti in questo momento storico soffriamo il peso di queste “distanze” che mai vorrei infierissero sull’umiliazione strisciante di una nazione in declino.

Socrate sosteneva che “Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte.”

…e allora siamo tutti invitati a meditare

Nell’ora più buia saranno necessari dialogo e umiltà e soprattutto un esercito di “uomini nuovi e giusti”

 

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2 Commenti

  1. Sono parzialmente d’accordo con quanto scrive, in particolare:

    Art. 16 della Costituzione:
    Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza.

    Sussistono evidenti motivi di sanità perciò si può contestare l’efficacia o persino la buona fede delle decisioni di chi esercita il potere ma non che siamo in presenza di anticostituzionalità.

    Secondo, la Svezia: è uno dei paesi più in difficoltà e con altissimo rapporto di contagi e decessi rispetto alla popolazione, quindi attenzione a citarlo come modello.

    Cordialmente

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