Commissione Trilaterale: Governabilità e democrazia

(Parte seconda)

Un rapporto molto importante del 1973, redatto per conto della Commissione Trilaterale, mai segretato, ingiustamente passato in sordina, parla di crisi della democrazia dei paesi del mondo occidentale. Sitrattadi:The Crisis of Democracy – REPORT ON THE GOVERNABILITY OF DEMOCRACIES TO THETRILATERAL COMMISSION – MICHEL J. CROZIER,  SAMUEL P. HUNTINGTON, JOJI WATANUKI – Published by New York University Press -1973.

Ne esiste un’edizione in lingua italiana di Franco Angeli Editore, con la prefazione di Giovanni Agnelli e l’introduzione di Zbigniew Brzezinski. La traduzione è di Vito Messana.

Abbiamo già incominciato ad approfondire il concetto di democrazia nella parte prima.Per comprendere meglio il seguito dell’analisi, sarà bene non dimenticarlo;arriveremo a definiregradualmente il modello di “democrazia”, assunto dalla Commissione Trilaterale, durante il corso della nostra indagine, sulla scorta di documenti oggettivi. E’ questo tipo di democrazia che la Commissione Trilaterale considera in crisi e che si preoccupa di salvaguardare con i suoi studi, le sue raccomandazioni e le sue riunioni. Confidiamoalla finedi comporne una sintesi conclusiva nel modo più chiaro e più fedele possibile alla realtà.

La prefazione di Giovanni Agnelli.

L’avvocato fa notare che nell’atto istitutivo della Commissione Trilaterale (d’ora in poi CT) si sancisce chiaramente che si tratta di un atto tra “privati” che decidono di collaborare insieme per studiare e proporre soluzioni ai problemi di comune interesse, nell’ambito di tre regioni specifiche del nostro pianeta: l’America Settentrionale, l’Europa Occidentale e il Giappone.

Possiamo pertanto sottolineare che la premessa fondamentale che regge tutto l’impianto intercontinentale e regionale della CT è la difesa degli interessi privati dei partecipanti. Inoltre appare chiaro che il tipo di interessi da proteggere con un’azione comuneè di carattere prevalentemente economico, finanziario e polico. Le istituzioni dello Stato sono consideratedegli strumenti della politica con i quali è necessario operare per conservare il modello di democrazia che la CT considera ottimale, dove esiste, o per realizzarlo dove non c’è (N.d.R., risulterà più chiaro procedendo nell’analisi).

Agnelli nota che all’interno di tutto il “sistema internazionale” si individuano tre “sotto-sistemi” comunque interdipendenti: il mondo occidentale industrializzato e democratico, il sistema che nel ‘73 era individuato nel blocco comunistae quello dei paesi in via di sviluppo.

Potremmo correggere ora questa classificazione, alla luce degli avvenimenti che hanno profondamente cambiato i connotati politici di alcuni di questi sotto-sistemi.Oggi potremmo contrapporre all’occidente importanti poli antagonisti che non possono più definirsi comunisti ma che marcano comunque una loro rivalità nei confronti del mondo occidentale (N.d.R.).

Nelle tre aree del mondo occidentale, prosegue la presentazione di Agnelli, “la democrazia, come metodo di gestione della cosa pubblica, è operante attraverso strutture più o meno analoghe di rappresentanza della volontà popolare, di controllo sull’attività della pubblica amministrazione e di formazione del consenso”.Lo studio sulla crisi della democrazia ha cercato di mettere a fuoco in che cosa i paesi appartenenti alla regione occidentale sono più simili e in che cosa invece differiscono di più, alla luce di un’esigenza comune: la governabilità delle loro democrazie. Il rapporto sostiene che essa consiste in un equilibrio di forze “tra l’autorità delle istituzioni di governo e la forza delle opposizioni”. Si tratta di un equilibrio dinamico che si sposta continuamente lungo il confronto dialettico tra maggioranza ed opposizione e che finisce per definire, in ultima analisi, la capacità delle forze sociali di procurarsi nello Statorappresentatività,competenza, consenso-dissenso, alternanza del potere e interrelazione.

Ammette che l’Italia, da questo punto di vista, è un caso a parte perché spesso il consenso-dissenso non si forma all’interno delle istituzioni democratiche, ma per vie interne,senza veri confronti, con negoziazioni quasi nascoste e con obiettivi veri che sovente appaiono oscuri. In ogni caso affinché il sistema democratico non precipiti nell’anarchia, egli ritiene necessario che, quando i cittadini non si riconoscono più nelle istituzioni, lo stesso sistema possa generare da solo la gestione sociale necessaria a evitare momenti di rottura e di violenza. Rispettando gli spazi di libertà dovuti a tutti i suoi soggetti, nel sistema democraticosi esprime un pluralismo sostanziale in grado di neutralizzare ogni espressione violenta che possa turbare il civile sviluppo della società.

La nota introduttiva di Zbigniew Brzezinski

Consigliere per la sicurezza nazionale di Jimmy Carter, contribuì, fra l’altro, alla normalizzazione delle relazioni USA con la Repubblica Popolare Cinese.

Cita Oswald Spengler, che nella sua opera “Il tramonto dell’ occidente”sosteneva che lo sviluppo storico non andava visto nell’ottica illuminista del progresso continuoma,come è avvenuto nel corso dei secoli per le grandi civiltà comenascita, apogeo, declino.

Le società hanno dimostrato di sapersi sviluppare solo se portano in sé valori,il cui decadimento diventa l’origine del loro declino, questo vale anche per l’occidente. Così pure l’Europa sarebbe destinata a cadere, preda di politiche selvagge e di guerre di annientamento. Questo segnerebbe la crisi generale del capitalismo.

In antitesi con Spengler, Brzezinski sostiene che le democrazie occidentali possiedano invece il vigore per superare le crisi purché i loro popoli siano in grado di cogliere con rigore “la sottile correlazione tra libertà e responsabilità”. Èil presupposto fondamentale alla creazione di un ordine internazionale stabile e alla costruzione di rapporti di maggiore collaborazione tra le regioni. (Riportiamo la frase in originale di Brzezinski: “for the shaping of a stableinternationalorder and for the fashioning of more cooperative relations amongourregions” N.d.R.).

N.d.R.: Qui incomincia a delinearsi la causa prima che ha indotto questo gruppo internazionale di “privati” a costruire un organismo così complesso e articolato come la CT (si vedano i particolari della sua struttura nell’articolo pubblicato a pag. 24del n° 5 di Sovranità Popolare “Verso quale modello di democrazia stiamo andando?”).

Come si comprenderàpiù chiaramente in seguito, il timore che le democrazie occidentali vadano in default, con conseguenze disastrose per il capitalismo occidentale, induce gli interessati a unirsi per tenerne a bada le criticità.I fattori di crisi saranno esaminati analiticamente dal rapporto.La CT appare così un arroccamento contro questi rischi.

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