La sesta R: Ripensare, Riprogettare

di Ermes Tuon

Al principio erano 3. Le tre R che rappresentavano i principi cardine del rispetto dell’ambiente:                                              Riduci la quantità di rifiuti che produci. Un riconoscimento della difficoltà di un mondo senza rifiuti, ridurre non è il massimo che si possa ottenere ma sicuramente è il principio cardine per iniziare a gestire i passi successivi. Riusa per uno scopo diverso quello che già possiedi e che non è più utile per lo scopo iniziale. Un prolungamento della vita di quello che possiedi. Regala o scambia quello che a te non serve più, ma che può invece servire ad altri

Ricicla tutto quello che non puoi riusare, attraverso la suddivisione dei rifiuti e il compostaggio

Con l’aumento della consapevolezza, sono state introdotte altre due R. Il cambiamento di principio è evidente, in quanto i nuovi concetti hanno un impatto potenziale importante sul mercato, e quindi sull’economia mondiale.

Recupera / Ripara. Quasi un’estensione di Riusa / Ricicla, con la consapevolezza che il nostro pianeta non è un mondo a “risorse infinite”, e che il concetto di “buttalo e comprane uno di nuovo, tanto costa meno che ripararlo” non è praticabile all’infinito. Pensate solo a quante stampanti avete cambiato.

Rifiuta l’acquisto di prodotti che non abbiano la possibilità di essere Riusati / Riparati. Il rifiuto è destinato a diventare la regola cardine, la prima della lista, quella che può effettivamente cambiare il modo di concepire la produzione di beni, non fosse che …..

…. Non fosse che la consapevolezza va a scontrarsi con una variabile molto potente: il prezzo. Comprare prodotti usa e getta fa bene all’economia, i prodotti usa e getta costano poco, sono sempre nuovi, e soprattutto fanno lavorare l’industria, e con l’industria fanno lavorare noi.
Di fronte a questo la nostra consapevolezza si affievolisce, la responsabilità personale viene sostituita da un concetto più generalista che demanda ai Governi il ruolo di prendere delle decisioni, trasformandoci da attori del cambiamento a spettatori passivi delle scelte di altri.

Un passo indietro

Dobbiamo fare un passo indietro, per comprendere questo concetto, e capire cosa abbiamo sbagliato.

Negli anni ‘60 e ‘70, quelli del boom economico, l’orientamento era indirizzato alla produzione di beni di consumo accessibili a tutti. Una casa per tutti, con bagno, riscaldamento, elettrodomestici. Un’automobile per tutti, liberi finalmente di spostarci e di viaggiare. Ovvietà, al giorno d’oggi, ma non quando la spirale dei consumi è iniziata. Energia, ne serviva tanta di energia, ma l’accesso ai combustibili fossili la rendeva economica, facile da avere. La plastica sembrava un modo democratico di produzione di beni durevoli e a basso costo e l’inquinamento un prezzo accettabile da pagare.

Oggi sappiamo che non era così, e che l’uso sconsiderato di energia – un’energia che i paesi del primo mondo utilizzano in maniera estrema e che i paesi emergenti vogliono poter utilizzare anche loro allo stesso modo – ha spostato l’equilibrio termico del pianeta, e lo ha fatto in un modo molto più veloce di quanto ci si aspettasse. Il problema di fondo, che viene spesso deviato su questioni “secondarie” è che in questo momento, con la riduzione di quegli specchi naturali che sono i ghiacci, il nostro pianeta riflette molta meno energia solare di quanto facesse in passato, e si scalda perciò sempre più velocemente, rendendo quasi patetico il pensiero di “fermarsi” ai consumi energetici attuali.

Non è più un problema di “risorse energetiche”, il punto è che l’utilizzo di quelle risorse dovrà scendere drasticamente, per poter anche solo immaginare di rallentare il riscaldamento del pianeta.

Un nuovo modo di pensare – La sesta R

Non si tratta più solo di ridurre i consumi di energia, si tratta di Ripensare, Riprogettare, Ridisegnare un modo di vivere, dandogli una forma che al momento non possiamo neppure immaginare. L’idea che possiamo “mantenere lo status quo” in un modo “più rispettoso dell’ambiente“ è una contraddizione in termini, che non ci porterà da nessuna parte. Certo, pensare Green è importante, fare la propria parte è importante, perché fa crescere la consapevolezza, ma “mettersi a posto la coscienza” non ci porterà da nessuna parte se non cominciamo a pensare che la nostra vita dovrà cambiare radicalmente, che ci piaccia oppure no. La nostra vita cambierà comunque, è ineludibile. Lasciate ogni speranza ….? Assolutamente no. Abbandonare la tecnologia? Neppure. Sarà proprio la tecnologia, in mano a menti meno condizionate delle nostre, la speranza di una evoluzione del nostro modo di vivere. Un modo di vivere diverso, che non sono in grado di raccontare. Per ora lo posso soltanto immaginare …..

 

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