Intervista a Giuseppe Polistena

Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico

Amico-nemico.

d. Lei è autore del libro Politica, questa sconosciuta. Genesi e identità del comportamento politico edito da Mimesis Edizioni: perché ha pensato di scrivere questo libro? Quale complessità è insita nel concetto di “politica”?

r. Ho pensato di scrivere questo libro perché alla luce dei miei studi trentennali sull’identità della politica, il concetto di “Politica” è stato oggetto di una mistificazione originaria che ha impedito di delinearne la specifica identità. Ciò è avvenuto perché questa attività umana, che nasce in un periodo preciso della storia, si basa sul trattamento primario della gestione del “Potere” il quale, a differenza della politica, è una relazione naturale nata con l’umanità, entità che fa parte da sempre della natura umana e quindi ovviamente la sua gestione precede la nascita della politica. La commistione tra queste due realtà (potere e politica) ha indotto molti filosofi e studiosi di questa materia a pensare che la politica sia identificabile con la ricerca e gestione del potere, mentre essa è l’attività nata per controllarlo e ordinarlo. Questa è la complessità legata al termine “politica” che impone una radiografia un accurato studio dei rapporti tra potere e politica da individuare e precisare collocare precisamente nella storia.

In pratica l’attività politica nasce in seno ad una società sviluppata e prende atto delle mosse dall’esistenza di vetusti luoghi di potere che intende modificare perché inadeguati o addirittura “oppressivi”. Per far questo ha bisogno di conquistare a sua volta una dose di potere ed è qui che si determina un’aggiunta di complessità che non è stata radiografata, individuata chiaramente e quindi non è stato delineato capito il corretto rapporto tra politica e potere. I due concetti che sono strutturalmente eterogenei (politica e potere) sono stati confusi e quindi si è identificata la politica è diventata come la semplice ricerca del potere.

d. Come si produce la forma politica?

r. Innanzi tutto per “forma” intendo. Ci sono molte condizioni storiche che servono a sono necessarie per produrre la forma politica: questa che non può attivarsi se manca una sola di esse. Occorre in primis la città, con la differenziazione di ruoli e compiti che essa comporta. Ciò significa che la politica è una creazione storica che non può esistere, concretizzarsi nel lungo periodo preistorico. Occorre poi che nell’ambito della polis si raggiunga un livello di umanità capace di introdurre un elemento, anche piccolo, di “laicità” che non sostituisce ma coesiste con l’enorme forza ed estensione della sacralità esistente da temi molto più antichi. Senza questo elemento non può prodursi alcuna politica perché se tutta la vita sociale viene regolata dal sacro, la politica come azione, attività specifica dell’umanità, non può trovare spazio. Occorre infine la produzione di uno sguardo complessivo una visione complessiva che, osservando le differenze sociali, le riconosca e pensi ad una coesistenza tra di esse con una visione del futuro. L’ingresso, sia pure timido, del futuro nell’orizzonte della storia costituisce un’ulteriore condizione per la produzione del comportamento politico.

d. Quale rilevanza assumono le categorie politiche “Tutti” e “Nessuno”?

r. “Tutti” e “Nessuno” sono le categorie politiche per eccellenza, mai individuate nella storia di questa disciplina. Ancora nel novecento a causa dell’influenza negativa di Carl Schmitt (filosofo che ha aderito al partito nazista), si considerano quasi ovvie le categorie “Amico-Nemico” che non solo non individuano il comportamento politico ma sono categorie antitetiche ad esso. Infatti la politica nasce dallo sguardo complessivo sulla società che produce una visione dove all’interno della quale le differenze tra le persone devono essere armonizzate e fatte coesistere. La politica dunque contiene la pace come elemento consustanziale mentre la guerra non è la continuazione della politica, come spesso si dice, ma la sua distruzione.

Lo sguardo complessivo che fa coesistere le differenze, è guidato proprio dalla categoria “Tutti” perché questa categoria indica che “Nessuno” può stare fuori dalla Polis altrimenti la politica fallirebbe. Tutti e Nessuno sono categorie che si implicano intimamente connesse tra loro e sono le fonti di ciò che chiamiamo Democrazia (Tutti) e Costituzionalismo (Nessuno).

d. Che rapporto sussiste tra politica e potere?

r. Il potere non può definire la politica perché non fa parte del suo spettro identitario. Chiunque tenti di definire la politica a partire dal concetto di potere va fuori strada perché non individua il momento storico. Dato che una delle finalità della politica è quella di ordinare e limitare il potere, esiste tra questi due concetti una vicinanza che diventa oggetto di confusione. La politica non c’entra col potere ma afferma che se qualcuno avesse troppo potere sarebbe violata la categoria del “Nessuno”. Per ordinare il potere occorre possedere uno speciale potere che chiamiamo “politico” che ha il compito di svolgere una funzione ordinatrice; ecco perché si determina una confusione tra i due concetti, perché per limitare e controllare il potere occorrono istituzioni che lo detengano. In questo modo sarà sempre possibile che la facoltà di gestire il potere acquisito dalla politica in un corretto processo dello sviluppo umano si autonomizzi perdendo la sua funzione della “politica” e diventando una funzione autoreferenziale. In questi casi non si fa dà luogo a una politica sbagliata semplicemente la politica svanisce, la sua forma scompare e i comportamenti a-politici (o antipolitici) che sono tendenzialmente prevalenti in seno alle varie società, prendono il sopravvento.

r. Quali sono i primi comportamenti politici che si possono riscontrare nella storia?

d. È possibile che molti comportamenti politici si siano sviluppati nella storia senza lasciare traccia, tuttavia se teniamo conto di due delle condizioni della politica (la polis e la componente di laicità necessaria alla produzione politica) possiamo dire che i primi comportamenti politici che conosciamo, si siano svolti in Grecia. Ovviamente la materia è difficile ma noi conosciamo, ad esempio, gli eventi storici associati alla figura di Solone, il personaggio ateniese che sicuramente individuò e praticò un comportamento politico di cui ci ha lasciato una chiara traccia nelle sue opere. La politica si è sviluppata da allora ed è stata oggetto di attenzione filosofica anche se è nata senza coscienza che ci fosse consapevolezza della sua nascita e quindi senza la possibilità di un suo insegnamento. Una delle prove della mancata individuazione della politica riguarda proprio l’insegnamento. Sebbene Platone e Aristotele avessero parlato di una scienza politica di tale scienza non vi fu mai insegnamento al punto che le cattedre di politica sono sorte solo nel XX secolo nelle università mentre nelle scuole secondarie questa materia non è presente in alcuna parte del mondo.

r. Cosa è accaduto alla politica nella modernità?

d. Il periodo moderno rappresenta un grande sviluppo del comportamento politico che viene adesso studiato e praticato attraverso la straordinaria crescita del costituzionalismo e della democrazia che sono i figli legittimi della politica. Tuttavia la modernità non è riuscita sino ad ora a identificare l’identità della politica. Questo ha comportato una gravissima conseguenza: la società non è stata capace, in generale, di “progettare” le istituzioni e le procedure più adatte per far sviluppare in modo fisiologico la politica: in primis sulla struttura delle istituzioni politiche, quelle cioè che devono prendere decisioni vincolanti per tutti i membri di una società. Le istituzioni moderne non sono in grado di gestire le grandi società di massa perché sono strutturate in modo patologico cioè in modo antipolitico. È proprio questa carenza che ha reso possibile che il luogo del potere politico fosse occupato da dittatori o professionisti collocati a vita nelle istituzioni con le devastanti conseguenze di questa pratica mai correttamente individuate e declinate.

d. Nel sesto capitolo del libro si parla di politicità istituzionale e politicità sociale. Cosa sono?

r. Schematicamente, possiamo individuare due tipologie di politicità.

La prima è la politicità istituzionale espletata nelle istituzioni previste dalla Costituzione, come il governo e il parlamento, in cui si assumono decisioni vincolanti per tutti.

La seconda è la politicità sociale che dovrebbe essere espletata dai cittadini e dalle cittadine e si concretizza in un insieme di funzioni e azioni che agiscono in stretta correlazione tra loro.

Con “politicità sociale” intendo indicare quell’insieme di strumenti, azioni e funzioni che consente ai cittadini e alle cittadine di elaborare idee e visioni politiche per indirizzare e controllare la politicità istituzionale nell’interesse della collettività. La politicità sociale, quindi, si sviluppa quando la società civile dispone di spazi politici e strumenti per formarsi, confrontarsi, esprimere le proprie istanze e proposte, partecipare alla elaborazione dei programmi elettorali e alla selezione dei candidati alle cariche elettive, verificare e valutare l’operato degli eletti.

Gli elementi indispensabili per permettere l’esistenza della politicità sociale sono:

Un sistema di informazione indipendente, una formazione civica per la cittadinanza, l’esistenza di partiti e/o formazioni politiche, intesi come associazioni di cittadini e cittadine per partecipare e contribuire alle scelte politiche.

d. Quali riforme sono auspicabili per gli attuali sistemi sociali?

r. Il recupero. L’introduzione delle categorie politiche (Tutti/Nessuno) e quindi il recupero dell’oggettiva identità della politica, mostra l’inadeguatezza strutturale dei sistemi politici, inadeguatezza che costituisce non una politica “sbagliata” ma l’assenza della politica. I sistemi politici sono tutti patologici rispetto ai valori fondanti della politica già riconosciuti e alle finalità espresse nel periodo moderno. Tale assenza consente ancora la presenza della guerra, una modalità barbara e antipolitica che prevede la distruzione fisica della vita singola, che è incompatibile con l’identità della politica.

Per modificare i sistemi in senso politico occorre una serie impressionante di riforme che riguardino in primis l’occidente che si sente riparato da questa necessità, attraverso lo specchio deformante del termine “democrazia”. In realtà è l’occidente, l’area maggiormente responsabile dell’annullamento della politica. Le riforme di cui il sistema necessiterebbe sono numerose e purtroppo molte di esse non sono né previste e nemmeno concepite.

Le elenco in modo approssimato:

Nessun sistema istituzionale può mantenere un sano livello politico in assenza di enti medi partitici che permettano un fisiologico sviluppo politicità sociale. Attualmente in tutto il mondo ci sono i partiti ma non sono enti medi, perché i loro rappresentanti detengono anche il potere istituzionale. L’assenza degli enti medi crea la società duale specificherei i poli di questa società duale che elimina i comportamenti politici.

È incompatibile con la politica la detenzione di un potere istituzionale permanente sia sotto forma di persone fisiche che sotto forma di gruppi di politici di professione che passano da un’istituzione all’altra. Occorre introdurre il concetto forte di “Ritorno alla vita civile” che sostituisca quello debole e non praticato di rotazione delle cariche o limitazione dei mandati istituzionali, che anche se fosse praticato realmente non potrebbe funzionare.

Nelle società di massa è assolutamente necessario che la scuola e la stampa sviluppino insegnamenti politici liberi senza scadere nella partigianeria politica, cosa che non avviene in alcuna parte del mondo. Per permettere alla cittadinanza di potersi formare liberamente una opinione, occorrerebbe inoltre creare almeno un “canale informativo” indipendente dove lavorassero giornalisti scelti per sorteggio e con un mandato limitato nel tempo.

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