Sui misteri giuridici della persona umana e della persona fisica

Intervista a Tiziano Trustee Quattrini sul percorso legale dell’autodeterminazione

Registro Nascite

di Ernesto Melappioni

Cari umani,

prima di tuffarvi in questa inconsueta lettura, vi invito a informarvi sull’etica dell’Ordine dei Giornalisti. È sufficiente cercare sul motore di ricerca “etica ordine giornalisti” per trovare facilmente il link ed entrare subito nel merito di una pagina web dell’ OdG ricca di richiami giuridici. Alcuni di questi sono richiami espliciti che indicano chiari riferimenti alla costituzione o a leggi e trattati internazionali. Altri richiami sono impliciti e si riferiscono ai diritti della personalità e della persona umana tutelati “erga omnes”. Una locuzione latina che viene usata nel linguaggio del diritto per attenzionare una norma con efficacia giuridica applicabile verso tutti. Tant’è che questi diritti vengono anche definiti “diritti soggettivi assoluti” in quanto inalienabili, indisponibili, intrasmissibili, irrinunciabili e imprescrittibili della personalità e della persona umana. Diritti anche tutelati “ius cogens”. Un’altra locuzione latina che viene usata per attenzionare una norma con efficacia giuridica internazionale a cui uno Stato non può in nessun modo derogare, pena l’esclusione dello Stato dal trattato internazionale che ha ratificato e la contempla. I riferimenti impliciti – nella pagina web dell’OdG – sono gli articoli 2, 3 , 4 e 10 raccolti nei principi fondamentali della Costituzione italiana. Principi che riverberano nel corollario dei trattati internazionali in difesa dei diritti inalienabili dell’uomo e del fanciullo dove la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948 ne è il perno centrale. Gli elementi presenti nella descrizione deontologica dell’ OdG che, riportano a questi richiami giuridici impliciti, sono le tag: “persona umana”, “personalità” ed “erga omnes”. Parole chiavi su cui andrebbe posta la massima attenzione con una mente aperta ed elastica. La parola ha il potere di creare la realtà e nei sistemi giuridici le parole hanno tutte un preciso significato con il potere di creare una precisa realtà anche detta: effetto giuridico. Basti pensare alla parola “medicinale” che nel linguaggio comune va a significare una sostanza con proprietà curative che ne giustifica l’impiego in medicina. Mentre, per il sistema giuridico italiano ed europeo, il termine “medicinale” può anche significare “animale intero”, può sembrare assurdo quanto detto, ma è così. Per verificarlo è sufficiente spulciare il D.lgs. 219 del 2006, un aggiornamento imposto dalla C.E. sul cambiamento del significato giuridico del termine “medicinale”. È un decreto che nel 2014 portai all’attenzione del giudice Ferdinando Imposimato e ulteriori personaggi di rilievo politico durante un’azione diretta che intrapresi in difesa del diritto internazionale alla cure compassionevoli. Un diritto che all’epoca venne negato a una fascia di malati terminali, ma questa è un’altra storia che ho già raccontato. Ho ritenuto doveroso fare questo preambolo, richiamando in causa la deontologia dell’ordine dei giornalisti nazionale, proprio perché l’intervista a seguire ci racconta la storia di un uomo e del suo percorso impregnato dalle medesime terminologie e principi giuridici che vale la pena conoscere. Una testimonianza sicuramente utile per mettere in dubbio tante cose che nella vita quotidiana vengono date troppo spesso per scontate. Per esempio, la differenza giuridica che sussiste tra “persona umana” (sancita più volte nella costituzione) e “persona fisica” che in costituzione è pressoché inesistente. Pertanto, con quello spirito deontologico pubblicizzato dall’ OdG, che mira alla tutela della persona umana e al rispetto della verità sostanziale dei fatti, vi auguro una buona lettura di questa preziosa intervista a Tiziano Trustee Quattrini. Un primo appuntamento al quale ne seguiranno sicuramente degli altri considerando che la tematica trattata è decisamente ardua da masticare e digerire.

Ernesto: Ciao Tiziano, intanto ti ringrazio per avermi concesso questa intervista dedicandomi parte del tuo tempo sapendo che sei parecchio impegnato. Rompiamo il ghiaccio con una domanda secca: chi è Tiziano Trustee Quattrini?

Tiziano: Bella domanda! Come tutti sono tante cose: sono un padre, un fratello, un amico… Sono un umano. È chiaro che in questa intervista rivesto il ruolo di “ricercatore giuridico”. Se può essere definito così il mio specifico percorso.

Ernesto: Quando nasce il tuo percorso di ricercatore giuridico?

Tiziano: Nasce nel 2009, 2010. Quando ero amministratore di una società di costruzioni tutt’ora attiva. Io e mio fratello siamo soci di una S.r.l. e all’epoca ci chiedevamo sempre dove andavano a finire i nostri soldi. Come gran parte dei lavoratori in proprio… lavori… lavori… lavori… E poi il commercialista ti chiama e ti dice: devi pagare questo, devi pagare quello, devi pagare quest’altro… Insomma, lavori… lavori… lavori… Ma alla fine non ti ritrovi mai niente in tasca. Poi, nel 2011, 2012, quando iniziava ad andare forte l’informazione alternativa sulla rete internet, abbiamo visto il video di un tizio statunitense dentro l’aula di un tribunale. In questo video si vedeva il tizio alle prese con il giudice che lo invitava più volte a identificarsi e puntualmente il tizio rispondeva: “sono la chiave”. Nel mentre si vedeva anche un poliziotto che fisicamente tentava di fare pressioni sul tizio affinché si identificasse, ma questo intimava il poliziotto dicendogli: Stai lontano da me. Tu non hai giurisdizione.

Ernesto: Quindi… è stato questo l’incipit del tuo percorso di ricercatore giuridico?

Tiziano: Si, sicuramente questo video mi ha incuriosito. È così che ho iniziato a farmi delle domande e a cercare in rete altro materiale per capirne di più e mi sono imbattuto nei gruppi di OPPT.

Ernesto: Che cos’è OPPT?

Tiziano: È una storia lunga, in breve posso dirti che questa storia vede protagonisti tre avvocati statunitensi e un atto che hanno depositato a Washington nel quale è dichiarato che tutti gli Stati del mondo sono pignorati. Da questo evento ne è nato un movimento internazionale di “autodeterminati”. Individui che appellandosi all’atto in questione pensano di potersi riscattare delle entità statali a dir loro ormai “fallite”. Pensano che in questo modo possano ottenere la piena libertà da qualsiasi Stato e sistema giuridico.

Ernesto: Quindi tu hai fatto parte di questi gruppi?

Tiziano: Si, inizialmente per capirne di più ho partecipato a questi gruppi e ho iniziato a studiare la materia, ma dopo poco ho cominciato anche a maturare dei dubbi.

Ernesto: A quali dubbi ti riferisci?

Tiziano: Per carità! Molti principi di fondo erano giusti, ma in questi gruppi si parlava tanto di spirito, spiritualità, assoluta integrità, eterna essenza… Insomma! All’atto pratico quanto ti ritrovi davanti un’autorità la cosa si fa pesante con questo linguaggio.
I pubblici ufficiali non sono “entità spirituali” che comprendono queste terminologie. Stiamo parlando di soggetti facente funzione giuridica che magari lavorano dentro le istituzioni da venti, trenta, quarant’anni… gente abituata a carte da bollo, bolli, marche da bollo, timbri, dichiarazioni, atti, sentenze e richiami giuridici… Non ti si filano mai se non parli il loro linguaggio. E in verità il tempo mi ha dato ragione. Perché tutti quelli che hanno fatto e stanno facendo questo percorso, affrontando le autorità dicendo: “io sono vivente”, “io sono eterna essenza”, “io sono di qui”, “io sono di lì”, puntualmente hanno preso le bastonate e continuano a prendere le bastonate. Proprio perché l’autorità agisce sempre e comunque sulla finzione giuridica.

Ernesto: Che cos’è la finzione giuridica?

Tiziano: In parole povere è l’artifizio con il quale ti identifica il sistema giuridico per aprire e chiudere dei procedimenti. Nel caso specifico è il soggetto giuridico, la persona fisica, il codice fiscale e via discorrendo. Per esempio, tu non sei la carta d’identità. Tu sei il vivente che si porta appresso la Carta d’identità che essenzialmente è una cosa “morta”. Questo è importante da capire per approfondire questo percorso.

Ernesto: Quindi anche lo Stato è una finzione giuridica?

Tiziano: Certo che sì. Il sistema giuridico esiste proprio grazie alle finzione giuridiche e ai viventi che trasferiscono la capacità giuridica a queste finzione a seconda dei casi. E su questo vorrei fare una precisazione sul pignoramento degli Stati detto prima in merito a OPPT: tutti gli Stati del mondo sono pignorati alla nascita. È la natura giuridica stessa degli Stati che non hanno una capacità giuridica personale. In quanto hanno bisogno essi stessi per primi del vivente umano che assuma la figura del Presidente, del procuratore, del giudice e così via. L’entità stessa del pignoramento, essendo anch’essa una finzione giuridica, non ha capacità giuridica. C’è sempre bisogno di qualche vivente umano – facente funzione – che attivi questa entità fittizia della finzione giuridica. Per esempio, un giudice, non è altro che un vivente umano abilitato alla funzione giuridica di giudice che trasferisce capacità giuridica alla finzione giuridica del giudice. Volendo fare una metafora le finzioni giuridiche non sono altro che maschere indossate dai viventi umani. La maschera più comune e generalmente conosciuta è quella della “persona fisica”. Tant’è, che l’etimologia del termine “persona” deriva dalle maschere di legno dei teatri dell’antica Grecia e dell’Italia costruite appositamente per risuonare meglio affinché gli attori potessero essere uditi anche a distanza. In latino “per-sonàr” significa “risuonare a traverso”. Quindi il termine “persona”, diversamente da come siamo abituati a credere, non è sinonimo di vivente umano. Significa semplicemente “maschera” e le finzioni giuridiche non sono altro che entità fittizie, morte. Proprio come le maschere che prendono vita dagli umani che le indossano.

Ernesto: Tornando al tuo percorso, come si è conclusa l’esperienza con OPPT?

Tiziano: È successo che dopo qualche mese, sempre sulla strada del web, ho incontrato un’altra formazione di autodeterminati denominata: popolo unico. Questa formazione, diversamente da quella di OPPT, adottava un linguaggio giuridico che risultava più confacente per interloquire con le autorità dello Stato. Era un percorso che mirava all’ottenimento della legale rappresentanza delle finzioni giuridiche. Infatti, nel gergo tipico di questa formazione, per distinguersi dagli autodeterminati di tipo OPPT, si adotta il termine “LR” che significa Legale Rappresentante. Però, ti anticipo che ho frequentato questi gruppi solo per tre mesi. Purtroppo, anche qui, sono entrato quasi da subito in discussione con la leader di questo movimento. Lei affermava che i loro documento erano il “non plus ultra” e dovunque noi neofiti fossimo andati si sarebbero aperte tutte le porte. Io iniziai subito nel 2014, 2015, a sperimentare presentandomi con questi documenti in diversi uffici pubblici, ma vedevo che dall’altra parte, i pubblici ufficiali che li acquisivano all’interno delle istituzioni, strabuzzano gli occhi, come a dire: ma che cos’è questa roba?! Così sono uscito fuori anche da questa formazione. Poi, con la leader di popolo unico, è iniziato una specie di tira e molla. Lei mi invitava a rientrare e io dopo poco riuscivo. Sono stato in questa formazione altri quindici giorni al massimo un mese e ne sono uscito definitivamente. Per carità, la leader di questo movimento è una donna straordinaria e molto preparata come divulgatrice. Il fatto è che io sono un uomo estremamente pratico. Uno che punta ai risultati. Purtroppo, questo gruppo non rispondeva più ai miei interrogativi che nascevano sul campo della sperimentazione. Così, uscendo da questa formazione, ho iniziato a studiare per conto mio reperendo altro materiale giuridico e confrontandomi con avvocati e notai. Insomma, ho iniziato a camminare su questo percorso legale completamente da solo. Tra l’altro, riscontrando che su questo tema esiste un immenso vuoto culturale. Non solo da parte degli eventuali pubblici ufficiali facenti funzioni nelle istituzioni, ma anche da parte di molti professionisti, per l’appunto notai e avvocati. Comunque sia, continuando a camminare da solo, ho riscosso i primi significativi risultati ottenendo dall’agenzia delle entrate dei certificati importanti. Con questi documenti ho iniziato a sperimentare comprando e fatturando senza Iva. Ovviamente, solo con i fornitori che te lo consentivano. Perché anche nell’ambiente professionale del mercato, seppur con tutti i documenti in regola, ci sono sempre quelli che comprendono e te lo consentono e quelli che invece non comprendono e non te lo consentono.

Ernesto: Perché succede questo Tiziano?

Tiziano: Perché genericamente ci si imbatte quasi sempre in una mentalità ristretta. In questo percorso bisogna imparare a farci i conti, ma soprattutto le ossa. Molti non riescono a capire che il vero disponente giuridico è il vivente umano. Lo Stato dovrebbe restare semplicemente al servizio del vivente umano. In parte lo abbiamo visto con le vicende degli ultimi anni che hanno fatto emergere un parziale risveglio di una quota significativa di individui. Però, di fondo, resta sempre quello che io chiamo “retaggio animale”: la paura.

Ernesto: Il cosiddetto effetto di Stanley Milgram…

Tiziano: Assolutamente sì. La paura delle entità superiori. La paura delle autorità. Quello che intendo dire è che, questa massa di gente, fra virgolette “risvegliata”, alla fine non si prodiga mai per approfondire sul nocciolo delle questioni sociali. Diversamente da altri individui che come me, per approfondire e far applicare i diritti umani, si ritrovano anche ad affrontare ingenti spese legali.

Ernesto: Ecco, sottolineiamo questo tuo aspetto ai lettori. Il tuo campo di sperimentazione non si limita di certo alle agevolazioni fiscali. Gran parte della tua sperimentazione si svolge nelle aule dei tribunali civili e penali. Dico bene?

Tiziano: Certamente, è quello il campo più significativo. Soprattutto il settore penale. Diversamente dal tizio statunitense del video citato all’inizio, in Italia, il sistema giuridico, non permette al vivente umano di difendersi da solo, ma lo obbliga a essere assistito da un avvocato sempre e comunque. Anche se sono riuscito a trovare un paio di avvocati sensibili, con i quali ho instaurato un dialogo culturale costruttivo intorno a questo spinoso tema, i costi vivi da affrontare per ogni grado di giudizio sono sempre ingenti per uomo che di certo non naviga nell’oro come me. Quindi si, ho affrontato e continuo ad affrontare diversi processi di tasca mia per perorare questo causa umanitaria. È questo il campo di sperimentazione più significativo per far valere i diritti umani sanciti dai trattati internazionali.

Ernesto: Quali sono gli eventi che solitamente ti conducono nelle aula dei tribunali?

Tiziano: Possono essere di varia natura. Per esempio, il primo episodio è accaduto nel 2015 quando sono stato denunciato da un tenente colonnello dei carabinieri. All’epoca ero andato in prefettura per far protocollare dei documenti, ma il funzionario pubblico, vedendo la “stranezza” dei documenti a cui non era abituato, si rifiutò di darmi il numero di protocollo. Davanti a questa negazione feci intervenire i carabinieri per far rilevare il reato di omissioni d’atti d’ufficio. In quanto quel funzionario era tenuto per legge a protocollarli senza entrare nel merito dei contenuti. L’ironia della sorte ha voluto che su quella questione venne fatto intervenire dai carabinieri presenti anche un superiore tenente colonnello. In presenze di questo superiore affermavo che ero soggetto in diritto internazionale e che l’ufficiale pubblico della prefettura non voleva concedermi il numero di protocollo sui documenti che gli avevo presentato, ma questi diede ragione all’ufficiale pubblico della prefettura. A questo punto avvisai il tenente colonnello che si prospettava anche per lui l’ipotesi di concorso in omissione d’atti d’ufficio, ma questi interpretò erroneamente le mie parole come una minaccia e mi denunciò di conseguenza. Quanto detto accadde sempre per il basso livello culturale che traspira dalle diverse autorità facenti funzione rispetto alla spinosa tematica trattata. Alla fine nel 2019 dovetti affrontare l’aula di tribunale e, dopo i riti processuali del caso, il giudice passò a raccogliere la testimonianza del tenente colonnello e rivolgendosi direttamente a lui gli chiese: Quindi, ci spieghi. Cosa faceva il Sig. Quattrini? L’aggrediva fisicamente? La insultava? Assumeva un linguaggio inappropriato nei suoi confronti? E il tenente colonnello rispose: No. Era solo un po’ agitato perché voleva il numero di protocollo. A quel punto il giudice sobbalzò dalla poltrona ribattendo sulle dichiarazioni del tenente colonnello: Come scusi? Il Sig. Quattrini è venuto negli uffici della prefettura per ottenere un numero di protocollo e voi non glielo avete concesso? Alla fine, è stata un udienza alquanto veloce, fortunatamente il giudice aveva capito tutto fin da subito e constatando l’insussistenza del fatto chiuse rapidamente il processo a mio favore. Con quella sentenza avrei potuto rivalermi su tutti i soggetti che avevano commesso il reato di omissione d’atti d’uffici per farmi risarcire dei danni, ma non lo feci. Quello che volevo era solo il riconoscimento dei miei sacrosanti diritti.

Ernesto: Queste sono le tipologie standard dei processi che hai dovuto affrontare e che stai ancora affrontando, ma so che sei stato alle prese anche con processi più complessi. Prima di entrare nel merito di queste ulteriori esperienze processuali, se sei d’accordo, preferire riprendere il focus per capirne di più sulla “legale rappresentanza”. Ti va?

Tiziano: Certamente. Dopo aver compreso il tema della finzione giuridica è necessario studiare e comprendere il tema della “deminutio capitis”. Una locuzione latina che significa: diminuzione dei diritti. Secondo il diritto dell’Antica Roma, la deminutio capitis, si riferisce a un mutamento del precedente “status” della persona. Quello che noi oggi chiamiamo Stato Civile. Nel diritto dell’Antica Roma esistevano tre mutazioni della deminutio capitis: la massima, la media e la minima. Nella massima l’individuo perdeva sia la cittadinanza che la libertà. Nella media perdeva solo la cittadinanza, ma conservava la libertà. Nella minima l’individuo subiva solo un mutamento di stato mantenendo la cittadinanza e la libertà, come nei casi di adozione.

Ernesto: Perché è importante conoscere queste informazioni?

Tiziano: Perché, similarmente al passato, a seconda di come viene iscritto il nome personale negli atti pubblici, si identifica la qualità della finzione giuridica e quindi la qualità dello Stato civile del vivente che la indossa. Tutto parte dall’atto di nascita quando il neonato viene iscritto all’anagrafe. Infatti, se si osservasse attentamente la carta d’identità, cartacea o plastica che sia, si ritroverebbe la dicitura: estremi atto di nascita. A seguire c’è un numero e altre indicazioni che rimandano all’atto di nascita che i nostri genitori hanno sottoscritto a suo tempo all’anagrafe. Da questo atto pubblico partono successivamente tutte le ulteriori finzioni giuridiche attribuite all’individuo che vanno a inquadrare la “persona fisica” come, per esempio, il codice fiscale. Non è facile tornare in possesso di questo importante documento che è diviso in due parti separate. L’ottenimento ci permetterebbe di analizzarlo nei dettagli. Spesso, quando si fa richiesta, i pubblici ufficiali dell’anagrafe fraintendono con l’estratto di nascita, che è tutt’altra cosa. Per ottenere entrambi le parti dell’atto di nascita originale bisogna fare una richiesta formale di accesso agli atti amministrativi direttamente all’anagrafe del comune di nascita.

Ernesto: Quali sono queste differenze di scrittura sul nome?

Tiziano: Innanzitutto bisogna sfuggire dal luogo comune del nome come Ernesto o Tiziano. Per il sistema giuridico italiano, secondo l’articolo 6 del libro primo del Codice civile, per “nome” s’intende il binomio: prenome e cognome. Analizzando gli atti di nascita la prima cosa che risalta subito agli occhi è l’inversione fra il cognome e il prenome e il modo in cui sono scritti.

Ernesto: Spiegati meglio.

Tiziano: Una cosa è pronunciare il tuo nome verbalmente, un’altra cosa è scriverlo.
Intendo dire che il “verbo”, quando viene pronunciato oralmente dal vivente, non porta nessuna connotazione specifica in sé. Quando si pronuncia il tuo prenome “Ernesto” resta sempre Ernesto. Mentre in scrittura lo stesso prenome può assumere connotazioni diverse. Per esempio, può essere scritto tutto maiuscolo “ERNESTO”, oppure tutto minuscolo “ernesto”, oppure può essere scritto in alternato con l’iniziale maiuscola e il resto minuscolo “Ernesto”. Modi diversi di scrittura che identificano la qualità della finzione giuridica. Quanto detto, seppur possa sembrare assurdo per chi è a digiuno in questa materia, è verificabile attraverso l’osservazione attenta degli atti pubblici, come un contratto di compravendita stipulato da un notaio o perlappunto le sentenze emesse dai tribunali.

Ernesto: Qual è la differenza tra queste diverse scritture?

Tiziano: In primo luogo bisognerebbe estendere la comprensione di queste modalità di scrittura all’intero binomio del nome tra prenome e cognome. Negli atti pubblici o nelle sentenze possiamo trovare i nomi delle persone che hanno partecipato alla sottoscrizione, inclusi gli ufficiali pubblici facenti funzione, in vari modi, per esempio: (PRENOME E COGNOME) o (COGNOME e PRENOME) interamente MAIUSCOLI, oppure (Prenome e COGNOME) o (COGNOME e Prenome) con il Prenome in alternato e il COGNOME in maiuscolo.

Ernesto: Qual è la differenza delle inversioni? Per meglio porre la domanda: qual è la differenza fra la scrittura del nome con PRENOME E COGNOME e COGNOME e PRENOME?

Tiziano: Bella domanda. Il primo a comparire rappresenta sempre il “dominus” quello che comanda. È una questione che si rifà alle gerarchie interne all’atto pubblico fra le persone che l’hanno sottoscritto. È un aspetto della lettura degli atti giuridici che si acquisisce con l’esperienza e nel tempo. Per esempio, in una sentenza emessa, troveremo sempre timbrato il nome del giudice in alternato seguito dalla sua firma. Questo sta a significare che è il più alto in grado. Lui è il disponente. È colui che ha sancito le disposizioni in nome e per conto dello Stato a tutti gli attori coinvolti nella sentenza all’interno della sua giurisdizione.

Ernesto: Cos’altro c’è da imparare osservando un atto di nascita?

Tiziano: Bè! Ci sono tante cose su cui varrebbe porre l’attenzione. La prima è il modo in cui viene scritto il nome del neonato. Oltre al fatto dell’inversione della formula del nome, quindi prima il cognome e poi il prenome, oggi, nel 99,99% dei casi, viene sempre iscritto tutto in maiuscolo. Ciò che noi “Legali Rappresentanti” definiamo ironicamente come il “SOGGETTONE GIURIDICO”. Una sorta di deminutio capitis massima. Diritti umani pressoché zero.

Ernesto: Spiegati meglio.

Tiziano: Sto dicendo che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, il perno di tutti gli ulteriori trattati e convenzioni sui diritti umani internazionali, menziona espressamente la “persona umana”. La stessa Costituzione italiana menziona espressamente la “persona umana”. In entrambi i casi non viene mai menzionata la “persona fisica”. Inoltre, in entrambi i casi, viene menzionata la personalità della persona umana. Tant’è che l’articolo 6 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma esplicitamente: Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. E l’articolo 10 della Costituzione italiana nel primo comma dichiara espressamente che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. A conferma della ricezione dei principi fondamentali della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani ratificata dallo Stato Italia. La principale Dichiarazione che è, e resta, alle fondamenta di tutti gli ulteriori trattati o convenzioni successive riguardo ai diritti umani universali e inalienabili.

Ernesto: Se ho compreso bene, in merito a quanto hai detto finora, stai affermando che la finzione giuridica della “persona fisica” è cosa ben diversa dalla finzione giuridica della “persona umana”.

Tiziano: Si. Sono due finzioni giuridiche completamente differenti con due qualità di stato diverse. La “persona fisica” è un finzione giuridica che appartiene alla giurisdizione domestica; quindi, interna al sistema giuridico dello Stato Italia. Mentre la finzione giuridica della “persona umana” appartiene alla giurisprudenza del diritto internazionale. Sono due finzione giuridiche diverse che attivano diversi diritti e doveri. La “persona fisica” è una finzione giuridica con un carattere prettamente mercantile. Mentre la “persona umana” è una finzione giuridica con un carattere universale e prossimo alla condizione naturale umana. A questo bisogna aggiungere che la “persona fisica”, nella giurisdizione domestica, non possiede “personalità giuridica”, cosa che invece posseggono le “persone giuridiche”, cioè gli enti pubblici come lo Stato, le regioni, i comuni e via discorrendo oppure gli enti privati come le società S.r.l. le S.p.A. e via discorrendo.

Ernesto: Nel gioco delle finzioni giuridiche sulle scritture del nome tra maiuscolo, minuscolo e alternato, qual è la scrittura corretta che indica la persona umana?

Tiziano: Per individuarla basta usare la logica di esclusione. È quella che il comune mortale non vedrà mai riportata sugli atti pubblici, fatto salvo per gli autodeterminati LR. Quella contemplata anche dall’uso corretto della lingua italiana: Prenome e Cognome scritti in alternato, tipo: Ernesto Melappioni, con le iniziali maiuscole e le seguenti lettere minuscole. Quella utilizzata, per esempio, dai giudici quando firmano le sentenze.

Ernesto: Bene. Penso proprio che per oggi possiamo fermarci qui se sei d’accordo. Hai fornito così tanti elementi da mettere in dubbio l’intero sistema della società civile.
Da questa conversazione ho capito sicuramente una cosa: diamo per scontate troppe questioni della vita quotidiana senza soffermarci a riflettere sui dettagli. Ti va di proseguire con un’altra intervista?

Tiziano: Capisco la tua sensazione. È stato lo stesso per me all’inizio. È come entrare nella tana del bianconiglio di “Alice nel paese delle meraviglie”. Quindi si, volentieri. Accetto di proseguire. La sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo delicato tema non è mai abbastanza.

Ernesto: Grazie di cuore Tiziano.

Tiziano: Grazie a te.

 

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