Israele dopo 25 giorni non è riuscita a individuare e liberare un solo ostaggio

di Maurizio Torti

Dal 27 ottobre Israele ha portato ingenti forze militari all’interno della Striscia di Gaza. Carri armati, artiglieria e forze speciali. Al termine del dipiegamento delle forze, la stampa menzionava la presenza di oltre 200000mila soldati ma l’IDF non ha mai riferito un numero di militari e mezzi operativi nella Striscia di Gaza.

Dopo 25 giorni, Israele non è riuscito a localizzare e liberare gli ostaggi detenuti da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi.

Ci sono diverse ragioni potenziali per cui Israele potrebbe non essere riuscito a localizzare e liberare gli ostaggi detenuti da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza. In primo luogo, è importante notare che raccogliere informazioni in un’area densamente popolata come Gaza può essere molto difficile. Israele ha scelto di bombardare indiscriminatamente ogni luogo nella Striscia di Gaza. Ospedali, scuole, le strutture dell’ONU e dell’UNRWA.

Inoltre, i combattenti di Hamas e altri gruppi armati a Gaza hanno probabilmente preso precauzioni per nascondere la posizione di eventuali ostaggi, rendendo più difficile per le forze israeliane localizzarli. Inoltre, la situazione degli ostaggi può comportare complessi fattori logistici, operativi e militari che Israele non è stato in grado ad oggi di superare. La presenza di civili nell’area, ai raid israeliani non impedisce le operazioni militari e non limita la capacità di Israele di usare la forza in modo indiscriminato. Oltre 13mila morti confermano questa tesi, l’aviazione e l’esercito israeliano non si pongono limiti sul terreno, le bombe colpiscono chiunque e ovunque. Questo potrebbe aver contribuito alle difficoltà incontrate dalle forze israeliane nel localizzare e liberare gli ostaggi?

I negoziati e i canali di comunicazione tra Israele e Hamas sono stati interrotti più volte, nelle ultime ore, alcune fonti giornalistiche riferiscono di nuovi negoziati per liberare 5o ostaggi in cambio di una pausa dei bombardamenti di 5 giorni ma al momento non c’è ancora un accordo ufficiale. Israele è stato impegnato in negoziati con Hamas, il gruppo che detiene gli ostaggi, per ottenere il loro rilascio.

Questi negoziati possono richiedere tempo, poiché entrambe le parti cercano di raggiungere un accordo che soddisfi i rispettivi obiettivi.

mina su un carro armato israeliano

È possibile che siano in gioco considerazioni politiche, con Israele che soppesa i rischi e i costi potenziali di un’operazione militare rispetto al risultato desiderato di salvare gli ostaggi riducendo al minimo le vittime civili e le ripercussioni internazionali.I fatti dimostrano l’esatto contrario, Israele non da rilievo alle vittime civili.

È anche possibile che le informazioni disponibili nelle fonti fornite non forniscano un quadro completo della situazione e che vi siano altri fattori in gioco non menzionati. In conclusione, le ragioni esatte per cui Israele non è riuscito a localizzare e liberare gli ostaggi detenuti da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi nella Striscia di Gaza possono sono complesse e sfaccettate, coinvolgendo sfide nella raccolta di informazioni, nell’occultamento degli ostaggi, in fattori logistici e militari nella presenza di civili, in barriere di comunicazione, in considerazioni politiche e in potenziali restrizioni nell’uso della forza.

Inoltre, il conflitto in corso e le tensioni tra Israele e Hamas creano un ambiente volatile e imprevedibile, rendendo il successo del salvataggio degli ostaggi un’impresa altamente complessa e rischiosa per qualsiasi forza militare.

Priorità ad altri obiettivi: Il governo israeliano potrebbe dare la priorità ad altri obiettivi, come garantire la sicurezza dei propri cittadini, prima di rilasciare gli ostaggi. Ciò potrebbe comportare considerazioni sulla sicurezza nazionale, sugli interessi strategici e sulla ponderazione dei potenziali rischi e benefici di diverse linee d’azione.

In più di una occasione, Israele ha rifiutato accordi proposti da Hamas per il rilascio di ostaggi, come un cessate il fuoco con i gruppi militanti palestinesi a Gaza in cambio del rilascio di alcuni ostaggi. Queste decisioni possono basarsi su vari fattori, tra cui le preoccupazioni per il rispetto degli accordi, la valutazione dei rischi connessi e le potenziali conseguenze a lungo termine.

Un ultima ma importante considerazione da fare è motivata esclusivamente da fattori militari. Hamas e altri gruppi di palestinesi attivi nella Striscia di Gaza, nonostante le ingenti forze militari israeliane operative nella Striscia di Gaza, riescono ad impegnarle e infliggere duri colpi. Dopo quasi un mese di raid e bombardamenti continui, i combattenti palestinesi mostrano di essere coordinati, preparati ad affrontare questo tipo di scenario e questa strategia sta dando gli effetti desiderati.

carro israeliano colpito

Israele continua a riferire al mondo del ritrovamento di tunnel e pubblica immagini dei video ripresi dalle telecamere indossate dai combattenti palestinesi. Per l’intelligence di Tel Aviv non ci sono dubbi, nell’ospedale di al-Shifa c’era il comando generale di Hamas e che in quei tunnel sono stati trasferiti alcuni ostaggi.

Nel 1983 quando Israele occupava militarmente il territorio della Striscia di Gaza, aveva costruito un “bunker segreto” proprio sotto l’ospedale al-Shifa e questo spiega, perchè l’ospedale è stato il primo obiettivo dei militari israeliani.

Sull’esperienza del 2006, nel conflitto tra Hezbollah e Israele e dopo lunghi anni di resistenza all’occupazione israeliana di Gaza, i palestinesi hanno previsto uno scenario di questo tipo e non si sono fatti cogliere di sorpresa, il coraggio e la determinazione dei palestinesi è il primo ostacolo dell’esercito di Tel Aviv.

Israele è certamente in superiorità di mezzi e potenza di fuoco ma tutto questo è secondario, come la liberazione degli ostaggi e la distruzione di Hamas sia a livello politico sia militare. Distruggere politicamente Hamas è un obiettivo già fallito, la strada intrapresa da Israele è il genocidio, anche se ad oggi ha incassato positivamente l’assenso da tutti i leader europei e dal più importante degli alleati storici, gli USA. Nessun leader europeo concorda con un cessate il fuoco. Nell’ambito militare Israele ha oggi compreso che la battaglia sul territorio della striscia di Gaza non è questione semplice, ha un prezzo molto alto e attualmente un ritiro delle forze non è contemplato.

Resta l’obiettivo primario: espellere il maggior numero possibile di residenti palestinesi dalla Striscia di Gaza, solo dopo agirà per una seconda fase, cioè mettere il mondo davanti ai fatti compiuti. Qualsiasi soluzione verrà intrapresa, Israele gode dell’immunità, continuerà a ricevere consenso e accettazione da parte dei governi occidentali.

Molti leader riprendono la vecchia proposta della soluzione di due Stati per due popoli, lo stesso presidente Biden riferisce di essere favorevole ma non per un cessate il fuoco.

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