“Vae victis”. Kiev e gli alleati di fronte alla sconfitta

L'Europa accetta il ricatto per le forniture energetiche di gas

Scuola francese -Brenno capo della tribù gallica dei Senoni pronuncia il fatale Vae vict.

di Maurizio Torti

Dopo il fallimento della controffensiva, il presidente ucraino Zelensky e i suoi alleati sono di fronte a importanti scelte, la prima accettare la sconfitta, la seconda quale strategia scegliere per il futuro dell’Ucraina: sicurezza e pace oppure un conflitto lungo.

La valutazione delle ragioni del fallimento comprendono implicazioni militari, politiche e diplomatiche.

La presidenza di Zelensky e lo Stato Maggiore di Kiev non hanno un piano e una strategia militare. A seguito delle ripetute sconfitte sul fronte, sono cresciute le pressioni tra i consiglieri militari e l’unica ipotesi evidenziata è stata quella di avere più uomini al fronte. La presidenza Ucraina molto probabilmente ha valutato una chiamata alle armi per tutti ma negli ultimi mesi gli episodi di protesta e di rifiuto di andare al fronte aumentano le tensioni interne al paese. Quindi non è possibile avere più uomini da mandare al macello. Alcuni corrispondenti militari riferiscono della presenza di donne ucraine nelle trincee. Testimonia questa situazione una prigioniera ucraina in stato di gravidanza catturata al fronte dai militari russi.

Da diverse settimane l’esercito russo non è più su posizioni difensive e avanza su quasi tutto il fronte da nord a sud costringendo le forze armate ucraine a rafforzare i settori altamente strategici e inevitabilmente, indebolendo altre posizioni al fronte. Per lo Stato Maggiore ucraino è impossibile un riposizionamento delle forze militari secondo una precisa strategia o un nuovo piano militare.

Dopo il 7 ottobre, l’attacco di Hamas in territorio israeliano, Zelensky è apparso in alcuni video messaggi molto preoccupato e con consapevolezza di non riuscire più ad attrarre il sostegno internazionale. Zelensky si è rivolto, ancora una volta agli alleati e partner internazionali per ottenere soldi, nuovi armamenti, sostegno, compresa la pressione diplomatica sulla parte avversaria, addestramento e condivisione di informazioni.

A turno i leader occidentali promettono di continuare ad impegnarsi nel sostenere l’Ucraina inviando soldi, formando i militari ucraini e inviare nuove armi. Quest’ultima promessa è quella di pinocchio, l’Europa non raggiungerà l’obiettivo di fornire all’Ucraina 1 milione di proiettili di artiglieria.

Dagli USA, il presidente Biden rassicura il governo di Kiev della continuità di assistenza economica e militare ma la guerra di Israele contro la Palestina alimenta ulteriori preoccupazioni a Washington e la campagna elettorale per le presidenziali del 2024 è già iniziata.

Ufficialmente non c’è in atto alcun tentativo diplomatico mentre i negoziati dovrebbero essere oggi una priorità. Zelensky dovrà cancellare la legge sul divieto di negoziare con Putin e esplorare le opzioni per i colloqui di pace, impegnandosi con le parti interessate anche se al momento non sono ancora definite. Chi potrà condurre i negoziati? L’OSCE, le Nazioni Unite e i principali Paesi coinvolti nel conflitto?

Zelensky in queste ore sta affrontando un’altra importante problematica, tenere l’unità tra i cittadini, ma la situazione economica in Ucraina è catastrofica, indebitata con il FMI e con tutte le infrastrutture da ricostruire, tutti elementi che non aiutano a costruire una base più solida per resistere a ulteriori sfide.

I video messaggi di Zelensky non hanno più efficacia, il dialogo con la popolazione, lentamente si fa sempre più difficile e l’indicatore sono le crescenti manifestazioni di mogli, madri e parenti di soldati che sono al fronte da oltre 18 mesi e nella maggioranza dei casi nessuno sa se sono vivi o morti. Zelensky non può impegnarsi assicurando loro il benessere e rispondendo a qualsiasi loro preoccupazione.

Il presidente dell’Ucraina Zelensky non può continuare a dire il falso alla popolazione Ucraina, deve informare condividere le informazioni sulla situazione reale del Paese e al fronte. Lanciare continuamente messaggi di vittoria e di eroismo, oggi, non è una comunicazione trasparente e proficua. Zelensky dovrebbe dire la verità agli ucraini, la controffensiva è fallita, non possiamo vincere la Russia, non possiamo liberare la Crimea e il Donbass.

L’Ucraina non può affrontare un guerra di lungo periodo con la Russia.

Negli ultimi due mesi, molti ufficiali, ex generali, politici e analisti ucraini, attraverso la stampa internazionale e locale, raccontano la verità senza nascondere il fallimento e una crescente tensione nei palazzi di potere a Kiev.

Per Zelensky la situazione è molto critica e non saranno sufficienti le azioni specifiche intraprese dal presidente Zelensky, perchè dipenderanno da vari fattori, tra cui il contesto geopolitico, l’entità del fallimento e il sostegno disponibile dai partner internazionali.

I leader della NATO non subiscono le stesse pressioni del presidente Zelensky ma devono affrontare ugualmente alcune sconfitte. Le sanzioni non sono state efficaci nell’indebolire l’economia russa e lo sforzo bellico europeo è al momento irraggiungibile. Quali strategie vengono ora intraprese dalla NATO a guida USA?

Negli incontri dei ministri degli esteri si discutono e si valutano nuove e adeguate sanzioni ma la tenuta stessa di questa unità sembra cedere ogni giorno di più, condizionata anche dalle crescenti pressioni del comportamento di Israele nel conflitto contro i palestinesi. L’effetto delle sanzioni è ricaduto in tutti i paesi europei, in particolare per l’economia di alcuni settori strategici come quello energetico.

Sono oramai anni che l’Europa dibatte per il rafforzamento delle capacità militari e l’obiettivo del 2% del PIL si allontana, perchè le economie di alcuni paesi europei sono peggiorate. Gli effetti negativi di anni di emergenza sanitaria si sono aggiunti alla crisi economica dovuta al conflitto in Ucraina.

Nelle stanze di Bruxelles, la volontà politica di migliorare le proprie capacità e disponibilità militari e lavorare per migliorare la propria posizione di difesa collettiva restano una chimera. Il contesto economico non è favorevole, l’aumento della spesa per la difesa è impossibile in pochi anni e l’investimento in tecnologie militari è troppo costoso.

La Russia ha dimostrato capacità superiori all’Europa e alla Nato per la produzione bellica, aumentata durante il conflitto con l’Ucraina e non si è limitata a questo, l’intelligence russa continua a testare nuovi armamenti convenzionali e ha mostrato una capacità missilistica pari a nessun altro Stato al mondo, incluso gli USA.

Il futuro della NATO oggi non è facile da prevedere, molto probabilmente, la NATO continuerà a dare priorità alla condivisione di informazioni tra gli Stati membri per ottenere una comprensione completa delle capacità, delle intenzioni e delle attività militari della Russia. Rafforzerà i partenariati con gli Stati non membri della regione, come l’Ucraina o altri Paesi dell’Europa orientale. Ciò può comportare la fornitura di addestramento militare, supporto consultivo e condivisione di intelligence per rafforzare le loro capacità di difesa.

Di fronte a questo fallimento la NATO dovrà impegnarsi negli sforzi diplomatici. La nuova strategia dei leader europei deve abbandonare le opzioni militari e impegnarsi a livello diplomatico per trovare soluzioni pacifiche ai conflitti, dando priorità in Ucraina e in Palestina.

Fare i conti con questi fallimenti non sarà facile per i leader europei e gli errori sono evidentissimi da conservarli e farne tesoro.

Le decisioni relative ad azioni e strategie del futuro dell’Europa dovrebbero essere prese in modo unitario, coinvolgendo il consenso degli Stati membri e basandosi su una valutazione approfondita di rischi, benefici e conseguenze.

Gli errori dei leader europei sono gravissimi e incomprensibili ad oggi. In particolare le politiche energetiche e aver abbandonato l’approvvigionamento del gas naturale dalle pipeline della Russia. Gas di buona qualità per pochi spicci, preferendolo da altri fornitori pagandolo più caro e in alcuni casi, costretti alla gestione di processi di lavorazione molto pericolosi come i rigassificatori.

Purtroppo questa esperienza non è servita a nulla, Israele ha riservato per i paesi europei un’altra trappola politica, sempre fondata sulle politiche energetiche, due anni fa con un primo accordo rafforzato negli ultimi mesi. Israele fornirà il gas a i “poveri paesi europei” stringendo ancora di più il maglio al collo dell’Europa costringendola a non criticare, troppo, l’operato e le politiche estere di Israele. Israele per ripagare l’Europa, non disponibile a richiedere un cessate il fuoco immediato in Palestina, ha concesso alcune licenze per l’estrazione di gas naturale nel Mediterraneo.

C’è una sola certezza in questo contesto, la vecchia Europa non esiste più ha lasciato il posto alla nuova Europa completamente atlantista.

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1 Commento

  1. Per l’Italia uscire dalla gabbia dell’EU è la priorità!!! Prima occorre disfarsi dell’attuale classe politica, pavida ignorante e meschina, prone ai diktat EU , USA.Successivamente volgere finalmente lo sguardo verso sud,e stabilire rapporti di collaborazione con i paesi emergenti dell’Africa.

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