Il futuro dell’industria italiana ed europea giorno dopo giorno è unidirezionale.
Da un lato un corsa senza fine per la risoluzione delle dipendenze delle fonti energetiche, petrolio e gas, l’Europa dopo quasi tre anni di conflitto non ha ancora raggiunto l’autonomia in merito agli approvviggionamenti di Gas e Patrolio per le industrie. Ancora oggi, la soluzine migliore è l’acquisto del gas della Federazione della Russia, probabimente non esiste alternativa.
Osservando i dati del mese di luglio 2024 l’export di gas dalla Russia verso i paesi Ue (via pipeline) è ammontato a 2,52 miliardi di metri cubi di gas, l’11% in più rispetto a luglio del 2023.
I dati di S&P Global Commodity Insights sono riportati dal Sole 24 Ore in un articolo dedicato alla risalita dell’export di gas russo in Europa.
Secondo quanto riportato dal quotidiano, la Russia starebbe praticando sconti del 10% sul prezzo con l’obiettivo di garantire il passaggio delle forniture anche quando, il prossimo anno, scadrà l’accordo di transito con l’Ucraina.
Se si sono registrate importanti differenze tra l’export di luglio 2023 e luglio 2024 oggi il mercato è quasi ritornato alla normalità ma le infrastrutture industriali, in modo particolare chi conserva, distribuisce e commercializza petrolio e gas registrano utili molto elevati. L’industria e l’innovazione sono orientati nel convergere verso una maggiore produzione bellica e le nuove tecnologie applicate ad esse. Il conflitto Russia Nato-USA sul territorio ucraino è stato un accelleratore verso questa virata. L’Europa ha bisogno di difesa? Trump se vincerà le elezioni costringerà l’Europa a prendere impegni economici verso tutte le crisi e i conflitti per cui gli USA da anni spendono milioni di dollari?
“Il nemico è alle porte” urlano i guerrafondai “Alle armi!”. Ma queste non ci sono, dopo lo svuotamento, provocato dal continuo invio di armamenti verso Kiev, gli Sati europei come l’Italia si ritrovano ad aprire il portafoglio è fare shopping alle fiere delle armi. Qualsiasi risultato a novembre in merito alle elezioni presidenziali degli USA vede l’Europa in una trappola senza via di scampo. Tutti vogliono un esercito forte, armato con nuove tecnologie della morte e con tanti volontari. Questo è l’elemento primario, volontari o al massimo “mercenari”, non sarà diversamente per l’Italia.
Crescono le industrie belliche e il loro fatturato ed è il caso della italiana Leonardo che ha scalato la vetta per diventare la più grande industria bellica d’Europa. La sfida con i francesi, anche in questo caso Parigi e Roma si misureranno.
La Leonardo non si fa scrupoli e pur di raggiungere grandi risultati continua a vendere armi e tecnologia ad Israele che sta compiendo un genocidio nei confronti della popolazione palestinese.
Il fatturato della Leonardo è di circa 15miliardi che fanno dell’Italia il sesto Paese al mondo nel settore della difesa. Con Leonardo che si conferma la prima azienda dell’Ue per vendita di armi. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dello Stockholm international peace research institute (Sipri) sugli introiti derivanti dalla vendita di armi e servizi militari da parte delle 100 maggiori aziende del settore nel globo.
Per la corsa al riarmo alcuni Stati provano a praticare nuove vie commerciali, sensibilizzare nuovi partners come il caso della Lituania, da Israele a Kiev per vendere il nuovo radar prodotto dall’italo-israeliana DRS RADA Techonologies per il valore di 13 milioni di euro “per contribuire alla coalizione di difesa aerea dell’Ucraina guidata dalla Germania”, come confermava il ministro della difesa Laurynas Kasčiūnas. “L’obiettivo lituano di quest’anno è quello di inviare quattro radar all’Ucraina che miglioreranno le capacità di avvistamento e di distruzione degli obiettivi aerei”, dichiarava Kasčiūnas. “Noi continueremo in futuro a fornire radar perché l’Ucraina ha bisogno di essi, così come ci hanno spiegato le stesse autorità ucraine”
Tutto a firma Leonardo!
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