
Ora che la crisi economica ha colpito la Germania sembra che si possa chiedere maggiore flessibilità per avere più ampi margini di manovra per le operazioni di finanza pubblica. Improvvisamente fare spesa pubblica in disavanzo sembra diventare lecito.
È addirittura Mattarella a chiedere
“il necessario riesame delle regole del Patto di Stabilità”
ossia la revisione dei vincoli europei i più famosi dei quali sono il limite del 3% del deficit e il 60% del rapporto debito/PiL.
Bene, che bello! Ci fa piacere. Era l’ora di metter fine alle politiche di austerity o almeno la loro rimessa in discussione nelle alte sfere.
O no!?
A pensare male cosa si cela dietro l’ormai molto probabile ammorbidimento delle regole imposte dall’ordoliberismo?
I partiti “sovranisti” in realtà sembrano rassegnati a cedere la sovranità residua del nostro paese ai nascenti Stati Uniti d’Europa.
In questo nuovo
contesto si attuerà lo
svuotamento di ogni residuademocrazia e della politica nazionale. Il
Parlamento, che già oggi
è svuotato di vero potere legislativo, sempre di più non farà altro che ratificare le direttive
europee (chissà perché si chiamano così?) decise in realtà dai numerosissimi lobbisti,
rappresentanti di interessi corporativi di multinazionali, agenzie finanziarie
ecc. stanziali a Bruxelles,col compito di far valere i loro interessi di parte.
Il parlamento europeo ha come si sa poteri assai limitati. È un simulacro di
democrazia. Il vero potere risiedendo nella commissione, nel consiglio europeo
e nella BCE, a loro volta controllati dagli emissari delle grandi banche d’affari
private globali e i grandi fondi di investimento speculativo con cui sono
interconnesse.
Tutto questo è coerente con l’invito alla Commissione Trilaterale in Quirinale che fu il primo atto di Mattarella appena insediato. La Trilaterale, che è una sorta di pensatoio della grande finanza internazionale, già negli anni 70 “suggeriva” che i nostri guai e in generale quelli dei paesi europei si dovessero individuare nell’eccesso di democrazia e di potere concesso alla classe operaia dalle costituzioni antifasciste del dopoguerra.
L’Italia rischia di diventare una macroregione europea, in cui non si deciderà più nulla, nella logica del “vincolo esterno”teorizzato da Guido Carli, secondo cui noi italiani, per il nostro bene, avremmo bisogno di guida europea perché incapaci di amministrare la cosa pubblica, essendo generalmente vagabondi, spreconi e corrotti… La propaganda in tal senso, di cui è vittima una grande maggioranza degli stessi italiani, ha svolto un ruolo preparatorio all’accettazione di tali «scelte».
Il numero dei parlamentari potrà essere ridotto (Casaleggio junior lo pensa come una struttura ormai desueta…) nel segno della affermazione definitiva della governance europea sul nostro Paese in accordo con quanto previsto dal piano atlantico P1 e dal piano di «rinascita democratica» P2.
Nella logica della «armonizzazione» dei sistemi fiscali europei ci toglieranno anche la sovranità fiscale, vero motivo per cui minibot, ccf, statonote, che la presuppongono, sono strumenti di cui non si sentirà più parlare (il primo scomparso è dal nuovo programma di governo). Decideranno loro quante e quali tasse dovremo pagare per il nostro bene, quali riforme strutturali sarà necessario portare a compimento, senza più esitazioni. La Costituzione che sulla carta sarebbe stata sovraordinamentale rispetto ai Trattati sarà definitivamente stracciata.
Lo
smantellamento degli stati nazionali, quale strumento di politica estera egemonico-imperiale
si può ottenere con guerreed embarghi (vedi Jugoslavia, Iraq, Libia, Siria,
ecc. prossima candidata l’Iran), secondo la dottrina Rumsfeld/Cebrowski (1) e
contemporaneamente con altri mezzi si
raggiunge il fine di sfruttamento estrattivo delle risorse, quale
variante della dottrina Trump/Pompeo (2), sostenuta da Casa Bianca, CIA e
dipartimento di Stato,miranti in particolare al controllo del mercato mondiale
dell’energia. La costruzione europea e la applicazione delle due dottrine,
adattate al contesto, hanno consentito la sottomissione al dominio finanziario
speculativo internazionale, e la malleabilità dell’area europea, come un tutt’uno,
a soddisfazione, in tempo reale, degli interessi statunitensi. Gli Stati Uniti
d’Europa sono lo strumento del potere USA-NATO che hanno trasformato i paesi
europei in un’arma da brandire nello scontro con Russia e Cina.
Francesi e tedeschi hanno tentato di divincolarsi con l’accordo di Aquisgrana e
l’avvicinamento, soprattutto alla Cina, ma il successo dell’operazione è assai
incerto. Gli USA sotto il dominio di quel deep state costituito dal domino
finanziario americano e dalla sua casta militare, che Eisenowher chiamava il
complesso militare industriale e politico, sanno da tempo che un altro ordine
mondiale, tendente a tirarli
giù dal piedistallo della posizione egemonico-imperiale che occupano dal
dopoguerra, preme e si afferma a velocità crescente un giorno dopo l’altro a
vantaggio di Russia e Cina (e India). In questa lotta fra titani, che è in
corso da tanto ormai, l’Europa non deve rischiare di stare dalla parte
sbagliata. All’Unione europea non sarà concesso di giocare un ruolo autonomo in
questa partita. Da tempo, infatti, l’Europa occidentale malgrado cerchi di
divincolarsi è stata costretta a rimanere affiancata agli USA, tenuta distante
dalla URSS prima e dalla Federazione Russa oggi, sottoposta al comando USA-NATO
formatosi nell’immediato dopoguerra, mentre l’Europa occidentale è stata
convertita ai bisogni NATO, post guerra fredda, che si è allargata
pericolosamente ad Estinstallando basi militari sino al confine con la Russia,
con il beneplacito e il consenso dell’Unione europea che ha svolto,
masochisticamente, in questa direzione, un ruolo catalizzatore decisivo. La
necessità della costruzione europea si palesa oggi sempre più chiaramente in
funzione del suo ruolo anti sovietico prima e anti Russia e Cina oggi.
La Cina lo ha capito da tempo. La sua corsa agli armamenti ha già raggiunto un
quarto della spesa militare americana. La Russia, molto più europea che
asiatica, forzata dalle politiche europee a stringersi nell’abbraccio con la
Cina ha rimesso in piena efficienza e rinnovato a pieno ritmo il suo sistema
militare. Il recente ritiro definitivo degli USA dal trattato INF, avallato
dall’Ue, sugella l’aggressività crescente verso l’Est. I recenti documenti
americani «Nuclear Operetions» e il «Providing
for the Common Defence» (3) lo confermano. Il primo sdogana l’uso di armi
nucleari a potenza ridotta declassandoli quali armi convenzionali utilizzabili
per la soluzione di impasse militari particolarmente difficili, il secondo
constatando come il nuovo nemico non sia più da individuare nell’estremismo
islamico ma nel duo Russia-Cina.
Tutto ciò mette in primo piano la guerra che su scala internazionale si
sta preparando a grande velocità, esito inevitabile delle politiche liberiste,
come sapevano bene i nostri costituenti che avevano architettato la nostra
carta perché non accadesse che il dogma economico liberista, che aveva portato
alle grandi crisi, ai totalitarismi e alle grandi guerre globali avesse a
riaffermarsi. I popoli europei devono capire in tempo che hanno un compito
difficile, ma urgente, necessario e vitale, ossia rendersi capaci di
svincolarsi dai vincoli rappresentati dal comando USA-NATO e dalla morsa delle
istituzioni europee create apposta per irretire il continente europeo nella
morsa atlantica perché la guerra che da tempo si prepara rischia di vedere la
luce atomica sul suo territorio svincolarsi dalla morsa atlantica e chiedere
autonomamente una conferenza internazionale, una nuova Bretton Woods che
rimetta in discussione il sistema monetario internazionale e la finanza di
guerra (4) nel tentativo di uscire prima possibile dal vicolo cieco evolutivo
in cui l’umanità si sta cacciando a velocità sempre più elevata.
(1) The Pentagon’s New Map, Thomas P. M. Barnett, Putnam Publishing Group, 2004. “Gli Stati Uniti e il loro progetto militare mondiale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 agosto 2017.
(2) “Mike Pompeo Address at CERAWeek”, by Mike Pompeo, Voltaire Network, 12 March 2019. “Geopolitica del petrolio al tempo di Trump”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 9 aprile 2019.
(3) https://www.francescocappello.com/2019/07/13/quali-scenari-dietro-le-quinte-del-conflitto-con-la-persia-iran-quanto-e-probabile-lo-scoppio-di-una-terza-guerra-mondiale/
(4) https://www.francescocappello.com/2019/08/30/sottozero/
Molto interessante.
La finanza nordamericana è saldamente introdotta nei sistemi finanziari ed economici dei paesi europei, attraverso soprattutto le grandi banche d’investimento. Gli interessi in ballo sono immensi e non sarebbe facile per l’Unione Europea rivendicare una propria identità autonoma. Non è interesse degli USA che questo avvenga. Anche se si volesse procedere in questa direzione, il cammino si presenterebbe lungo, tortuoso e irto di ostacoli. Basti pensare alle stesse rivalità tra i paesi interni all’UE.
È documentato che gli USA non hanno la minima stima degli europei sul piano decisionale e organizzativo e questo alimenta la loro pretesa di egemonia.