Forse l’Europa non è poi una cosa così seria

Viviamo in un’epoca in cui è anche difficile innamorarsi

Morte della mamma (1899) di Edvard Munch

di Anna Rita Rossi

Patria, madre, amore e morte: concetti razionalmente distinti, ma, nell’immaginifico antropico, onirico e poetico, intimamente sono connessi e che oggi sembrerebbero essere stati messi all’angolo dal “non pensiero” padrone del corpo senza più anima.

La storia si accanisce sugli ignari, gli opportunisti, i vili…le dinamiche sono sempre le stesse e la tecnologia c’entra poco davanti al buio in cui l’essere umano ha deciso di muoversi per paura di uscire dalla “caverna” che Platone ci indicava.
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Le energie scatenate dall’indifferenza, dalla passività e dall’ignoranza sono un’arma bellica che nessun uomo libero può ignorare mentre producono un effetto boomerang su chi le lancia.

Viviamo tutti l’ansia del momento ma chi può deve ragionare.

Il filosofo Peter Sloterdijk riflette:
“È sorprendente, dopotutto, vedere le ordinanze dei governi di tutto il mondo e la velocità surreale con cui le nazioni più grandi e più piccole possono essere messe sotto shock. Questo dimostra che lo stato è qualcosa di molto diverso da quello che avevamo pensato in precedenza. Era chiaro a tutti che non potessimo più essere le popolazioni degli stati militari sviluppatisi nel XIX secolo. Si pensava che il sistema fosse diventato una grande macchina dell’assistenza; ma che fosse emerso uno stato dalla disponibilità così potente, un leviatano ben intenzionato, doveva prima essere dimostrato. Tutto ciò che è stato deciso ieri, come il divieto di uscire in tempo di pace, è stato considerato completamente impossibile fino all’altro ieri”

e ancora:

“È quasi come il detto del ‘68: Immaginate che venga dichiarata guerra e che nessuno ne prenda parte”…
…”credo che lo smembramento europeo sia un’illusione ottica.

Tanto per cominciare, la capacità d’azione dell’esecutivo in Europa è limitata ad aree legali formattate a livello nazionale. Non possiamo salvare i francesi con le nostre leggi e loro non possono salvare noi con le loro.

L’Europa è un mosaico di territori delimitati di applicazione della legge, ma questo sta cambiando sotto i nostri occhi.

Pensate alle comunità di scienziati che lavorano insieme oltre confine, o alle persone malate che vengono curate oltre i confini nazionali. I virologi tedeschi parlano ogni giorno al telefono con i colleghi a Parigi, in Cina, negli Stati Uniti.

Non c’è solo lo stato di sorveglianza locale, ma anche una rete europea, una rete mondiale che ci dà speranza.

Stiamo assistendo ad un grande seminario di teoria dei media. Si vede che il monotematismo emerge in stato di emergenza e come le società moderne si intreccino di giorno in giorno nei loro stati d’animo. Grazie ai media viviamo in spazi di eccitazione controllati dal cambiamento dei temi. Essi stimolano l’eccitazione, che può essere o meno accettata dal pubblico.

Alla domanda dell’intervistatore a Peter Sloterdijk: Vale davvero la pena di leggere La peste, il romanzo di Camus? Lui risponde:

“La peste di Camus è una metafora. Il suo romanzo parla della vigliaccheria e del vile conformismo in tempi dittatoriali – il che non si adatta alla situazione. Se abbiamo paura, siamo consapevoli dei nostri diritti democratici, ma resta in vigore la vecchia legge secondo cui, dopo una crisi, qualcosa rimane sempre.
Attualmente stiamo sviluppando una delicata e un po’ sinistra consapevolezza reciproca.
L’essere umano appare come un’immagine inversa del vampiro, non succhia, bensì instilla qualcosa: il mio prossimo potrebbe essere inconsciamente portatore del virus.
Con il coronavirus, il portatore asintomatico diventerà una figura permanente.
A proposito, questo è stato dimostrato in America per un bel po’ di tempo, dove alcune persone sono state chiamate “tossiche”.

È qui che il puritanesimo irrompe sottoforma di igienismo. Ancora un passo avanti e ci ritroviamo alla mascolinità tossica e le corrispondenti cure disintossicanti.

…non è più solo il mondo interno del capitale a creare reti, ma lo spazio dell’umanità come insieme di biomasse formato da co-immunità.

A causa del traffico mondiale, esistiamo da un po’ di tempo come una gigantesca capsula di Petri per esperimenti microbici.

La globalizzazione ha sempre significato viaggi più facili per i microbi – questo è stato evidente fin dall’arrivo della sifilide a Napoli con il ritorno delle navi di Colombo del 1493. Più ci si muove, più rischi ci sono. Nei quartieri neri del Sudafrica, il coronavirus è ora chiamata la malattia dell’uomo bianco.

…e per finire alla domanda: Viviamo in un’epoca in cui è anche difficile innamorarsi, si potrebbe essere contagiati…il filosofo risponde:

“L’oggetto dell’amore è recentemente diventato un possibile untore asintomatico.
Si potrebbe anche dire: l’oggetto dell’amore ha aggiunto, a tutte quelle già esistenti, un’ulteriore voce in grado di rendere infelice l’innamorato”

Non smettiamo di ragionare. Non permettiamo che le nostre menti siano consunte dall’intelligenza del male

fonte per gli stralci:
https://www.sovrapposizioni.com/blog/non-c-pi-spazio-per-le-esagerazioni articolo del 7.04.2020 apparso su : https://www.zeit.de/2020/16/peter-sloterdijk-corona-krise-gesundheitspolitik

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