di Anna Rossi
Tra la nascita e la morte dovremmo goderci l’intervallo e non invocare l’#AGONIA
Un articolo del 2018, dettagliato, con dati certificati e dire pre-veggente… ci è stato detto in tutte le lingue e in tutte le salse…”svegliatevi”!
Gli italiani sono passati ora dall’indifferenza all’obbedienza
– Non conoscono la loro Costituzione
– guardano ai disastri di casa come se non gli appartenessero
– sono paralizzati dalla paura di morire di un virus mentre INDIFFERENTI non leggevano neppure i dati ISTAT che censivano i numeri mostruosi dei morti per cancro o per infezioni ospedaliere e quant’altro…
Ma sì…i più erano ipnotizzati davanti alla TV dei pacchi, dei TG e dei talk show e altra miseria imbarazzante … lo certificano le ricerche sull’alfabetismo di ritorno in Italia che vede nei media un buon collaboratore
Radio Londra tornerà di moda…e ci ricorderemo di quando al grido di “Non c’è tempo” abbiamo incrociato le braccia sperando in un: “Io, speriamo che me la cavo”
Ecco il testo dell’articolo che dalla più autorevole università europea fotografa il Bel paese e il suo autolesionismo …naturalmente quei numeri di allora ivi riportati…ora sono letteralmente catastrofici…
Buona lettura !
LONDON SCHOOL OF ECONOMICS: ”TRA DIECI ANNI, L’ITALIA NON ESISTERA’ PIU’, TOTALMENTE DISTRUTTA DALL’EURO E DALLA UE”
“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate da terzo-mondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale.
Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. E peggiorerà”.
Così Roberto Orsi, professore italiano emigrato a Londra per lavorare presso la London School of Economics, prevedeva nel 2018 il prossimo futuro del Belpaese.
Il termometro più indicativo della crisi italiana, secondo Orsi, è lo smantellamento del sistema manufatturiero, vera peculiarità del made in Italy a tutti i livelli: “Il 15% del settore manifatturiero in Italia, prima della crisi il più grande in Europa dopo la Germania, è stato distrutto e circa 32.000 aziende sono scomparse.
Questo dato da solo dimostra l’immensa quantità di danni irreparabili che il Paese subisce.
Questa situazione ha le sue radici nella cultura politica enormemente degradata dell’élite del Paese, che, negli ultimi decenni, ha negoziato e firmato numerosi accordi e trattati internazionali, senza mai considerare il reale interesse economico del Paese e senza alcuna pianificazione significativa del futuro della nazione”.
“L’Italia – prosegue lo studioso della prestigiosa London School of Economics – non avrebbe potuto affrontare l’ultima ondata di globalizzazione in condizioni peggiori.
La leadership del Paese non ha mai riconosciuto che l’apertura indiscriminata di prodotti industriali a basso costo dell’Asia avrebbe distrutto industrie una volta leader in Italia negli stessi settori.
– Ha firmato i trattati sull’Euro promettendo ai partner europei riforme mai attuate, ma impegnandosi in politiche di austerità.
– Ha firmato il regolamento di Dublino sui confini dell’UE sapendo perfettamente che l’Italia non è neanche lontanamente in grado (come dimostra il continuo afflusso di immigrati clandestini a Lampedusa e gli inevitabili incidenti mortali) di pattugliare e proteggere i suoi confini.
Di conseguenza, l’Italia si è rinchiusa in una rete di strutture giuridiche che rendono la scomparsa completa della nazione un fatto certo”.
Quando si tratta di individuare le responsabilità, Orsi non ha dubbi nel puntare il dito contro la politica:
“L’Italia è entrata in un periodo di anomalia costituzionale.
Perché i politici di partito hanno portato il Paese ad un quasi collasso nel 2011, un evento che avrebbe avuto gravi conseguenze a livello globale.
Il Paese è stato essenzialmente governato da tecnocrati provenienti dall’ufficio dell’ex Presidente Repubblica, i burocrati di diversi ministeri chiave e la Banca d’Italia. Il loro compito è quello di garantire la stabilità in Italia nei confronti dell’UE e dei mercati finanziari a qualsiasi costo. Questo è stato finora raggiunto emarginando sia i partiti politici sia il Parlamento a livelli senza precedenti, e con un interventismo onnipresente e costituzionalmente discutibile del Presidente della Repubblica , che ha esteso i suoi poteri ben oltre i confini dell’ordine repubblicano”.
“L’interventismo dell’ex Presidente è stato particolarmente evidente – prosegue il professor Orsi – nella creazione del governo Monti e dei due successivi esecutivi, che sono entrambi espressione diretta del Quirinale.
L’illusione ormai diffusa, che molti italiani coltivano, è credere che il Presidente, la Banca d’Italia e la burocrazia sappiano come salvare il Paese. Saranno amaramente delusi. L’attuale leadership non ha la capacità, e forse neppure l’intenzione, di salvare il Paese dalla rovina.
Sarebbe facile sostenere che solo Monti ha aggravato la già grave recessione. Chi lo ha sostituito ha seguito esattamente lo stesso percorso: tutto deve essere sacrificato in nome della stabilità. I tecnocrati condividono le stesse origini culturali dei partiti politici e, in simbiosi con loro, sono riusciti ad elevarsi alle loro posizioni attuali: è quindi inutile pensare che otterranno risultati migliori, dal momento che non sono neppure in grado di avere una visione a lungo termine per il Paese.
Sono in realtà i garanti della scomparsa dell’Italia”.
Micidiale.
A.R.
Fonte intervista: Quifinanza.it
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