Opposizione: chi la vuole?

Le condizioni necessarie (e non sufficienti) per costruire una opposizione politica efficace, in grado di portarci fuori dal labirinto dei progetti del Grande Reset

Opposizione alla politica italiana del nuove e vecchi governi.

di Lidia Beduschi

Il Governo Meloni è nato il 22 Ottobre 2022, e credo sia quello che gli elettori si aspettavano che fosse: atlantista, europeista, moderatamente, molto moderatamente nazionalista e “aperturista” in merito alla revisione delle misure emergenziali “pandemiche”. Per chiarirci meglio questi caratteri vediamo un poco più analiticamente il quadro del voto delle elezioni politiche del 25 Settembre:

il 25 Settembre 2022 gli elettori erano 50.869.304, di cui 4.741.790 all’estero; gli elettori per la Camera dei Deputati erano 46.021.956; i votanti sono stati 29.355.592; di questi 12.300.444, pari al 43,79% dei votanti e al 26,72% degli elettori per la Camera dei Deputati ha votato per la coalizione di centrodestra (235 seggi su 400, che rappresentano il 58,75% dei seggi). Questo significa che il 56,21% dei votanti (73,28% degli elettori) non ha espresso il proprio voto per il governo in carica. L’astensione, in notevole aumento al 36%, si configura come “primo partito”.

“Possiamo quindi concludere che in Italia esiste una vasta opposizione al Governo Meloni. In parte è manifesta ed è presente in Parlamento, anche se minoritaria in termini di seggi a causa della legge elettorale, ma in buona parte è latente, cioè non è rappresentata in Parlamento. Una sorta di mina vagante, di “polveriera” pronta ad esplodere da un momento all’altro qualora la situazione economica, sociale o internazionale dovesse peggiorare”. Queste le conclusioni di Luca Lanzalaco nel suo articolo, Autunno caldo. La missione del Governo Meloni: disinnescare il dissenso (comedonchisciotte.org 31/10/2022, da cui ho tratto una parte dei dati riportati nel testo).

Se accettiamo il punto di vista sopra espresso, possiamo rappresentarci effettivamente una consistente area sociale di opposizione che è in attesa della propria rappresentanza politica per potersi esprimere. La “colpa” di questa condizione sarebbe da imputare tutta all’incapacità delle elités culturali del nostro Paese che non sarebbero in grado di dar vita a formazioni politiche capaci di accogliere il vasto consenso che potrebbe condurci verso quel rinnovamento profondo di cui abbiamo bisogno.

Io credo però che questa analisi, pur non da respingere completamente, si fondi su una rappresentazione della nostra società ormai superata: scrivevo qui qualche tempo fa, di “società granulare” (L. Beduschi, Rifondare l’immaginario collettivo, 09/07/2022) in opposizione prima di tutto alla “società di massa” che è stata propria della formazione dei grandi partiti politici, dalla struttura fortemente organizzata sia a livello centrale sia sul territorio, della fine del XIX e di buona parte del XX secolo.

Quello che oggi manca alla possibilità di formazione di una grande forza di opposizione politica è, a mio vedere, in primis, proprio il soggetto che dovrebbe “nutrire” e “trarre nutrimento” da un nuovo grande partito. Né gli astenuti che, ricordiamolo ancora rappresentano la fascia più consistente dell’elettorato, e neppure comunque i votanti delle formazioni del dissenso, quelle che sono arrivate divise all’appuntamento elettorale, ma probabilmente neanche gli elettori dei “partiti di sistema”, possono essere assimilati ai loro parenti delle generazioni passate quanto a “disponibilità politica”. Oggi il carattere della “politicità” si esprime (oltre che nella presenza dominante della rete) anche “sul campo” in azioni “evenméntielles”, “spettacolistiche” passive, nel senso che vengono fruite come eventi spettacolo “offerti” da associazioni, comitati, formazioni, cui si partecipa occasionalmente o anche periodicamente, ma che si situano in un tempo altro rispetto a quello del vivere reale, quotidiano (e a mio parere, nemmeno la “militanza” presente in alcune nuove formazioni, si differenzia in modo consistente dal modello dominante). Un esempio, che non ho intenzione affatto di stigmatizzare, poiché come etnologa lo vedo piuttosto quale oggetto di ricerca assai interessante, è quello del “Movimento degli Studenti No Green Pass”, certamente attivi e protagonisti delle loro iniziative, che interrompono la loro lotta nel “week end lungo” di fine Ottobre inizio Novembre senza porsi, almeno da quanto appare, alcun problema circa la “verità” del loro impegno. Ed è solo un esempio, il primo che mi viene alla memoria perché recentissimo.

Se quanto ho esposto può trovare una conferma consistente (occorrerebbe disciplinarmente una ricerca sul campo), diventa chiaro che il primo compito che spetta a chi si proponga di dar vita ad una opposizione ampia, strutturata e perciò stabile e affidabile, è quello di una profonda inculturazione generale della società, unica via che potrebbe certo portare alla “ripoliticizzazione” della stessa. La domanda ovvia e drammatica è : come fare? Non ho una risposta pronta all’uso! Sicuramente la via della “disseminazione” sul territorio intrapresa ad esempio dal CLN è necessaria e obbligata (molto c’è da riflettere e magari da rivedere o da cambiare completamente nelle azioni fin qui proposte ed in parte attuate). Non è certo l’unica anche se, lo ripeto, assolutamente necessaria. Il grande vuoto è rappresentato dal media ancora dominante, la televisione, e in secondo ordine dalla stampa e dalla rete, che ben sappiamo sono state usate come armi dagli agenti del Nuovo Ordine Mondiale. Poiché non è facilmente colmabile, dato che richiede investimenti che non sono nelle possibilità di forze di opposizione, occorre pensare ad altre vie e ad altri media, come ad altri “luoghi”, per raggiungere i soggetti della o delle forze organizzate di opposizione. Qui credo si debba aprire un confronto urgente, senza dimenticare che il primo luogo in assoluto da mettere al centro dell’azione è la scuola e sono tutte le istituzioni di educazione e istruzione, che devono essere contese al programma del sistema.

Per chiudere questo mio intervento, in attesa che si possa davvero aprire un dibattito, voglio fortemente esprimere la mia avversione nei riguardi di progetti, che paiono prendere piede, di “pacificazione” sulle vicende di questi terribili tre anni della nostra vita: è ora al contrario il momento della verità che deve raggiungere tutti, nessuno escluso.

Print Friendly, PDF & Email

Abbonati alla rivista

Sovranità Popolare è un mensile, 32 pagine di articoli, foto, ricerche, analisi e idee. Puoi riceverlo comodamente a casa o dove preferisci. E' semplice, iscriviti qui.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*