Dissalare o sistemare e gestire bene la rete idrica italiana?

La rete di distribuzione di acqua potabile italiana è un colabrodo: si stima che le perdite siano pari al 42%

Acqua del mare

di Carlo Martin

La società Fisia Italimpianti Spa, partener di Webuild, società del gruppo italiano Salini Impregilo, ha realizzato il progetto di un impianto di dissalazione a osmosi inversa per acqua di mare nella regione occidentale dell’Oman, nell’area di Salalah. Completato nel 2021, sarà in grado di produrre 25 MIGD (Million Imperial Gallons per Day, 1 million gallons/day = 4546,09 m•/day) ovvero 113.500 m• di acqua potabile al giorno.

Queste tipologie di impianti non sono nuove per la Fisia Italimpianti: tra Oman, Qatar, Kuwait e Emirati Arabi Uniti, la tecnologia e il know out italiano hanno portato acqua potabile in zone tipicamente desertiche.

Negli EAU a Jebel Ali M tra il 2007 e il 2012 la Fisia Italimpianti ha costruito uno dei più grandi impianti di desalinizzazione quando fu completato. Composto da 8 unità, ciascuna delle quali produce 17.5 MIGD (80.000 m•/giorno) per un totale di 140 MIGD, ovvero 636.400 m•/al giorno. L’impianto venne nominato “Year Desalination Plant” (Impianto di dissalazione dell’anno) nel 2014, dalla Global Water Awards, che premia i risultati più importanti dell’industria di dissalazione internazionale.

Comunque non voglio tessere le lodi delle aziende del gruppo italiano della Salini Impregilo, ma vorrei mettere in evidenza le doti, le conoscenze e le tecnologie di certe realtà di questo paese. Realtà che forse potrebbero risolvere in parte o anche totalmente il periodo “emergenziale” che l’Italia sta vivendo con la siccità.

Questo sfruttare know out e conoscenze attualmente nel bel paese non sta avvenendo, ma anzi sembra che dall’Italia sia sparita l’acqua. Ma è proprio così?

Vorrei provare a dare delle risposte, ponendo delle domande anche magari “complottiste” (della serie che a pensar male molto spesso ci si indovina) o che semplicemente incuriosiscono e porteranno i lettori ad approfondire l’argomento del petrolio blu in Italia.

L’Italia è veramente in Emergenza siccità? Secondo WWF Italia, il nostro paese è uno dei più ricchi d’acqua, con precipitazioni più elevate degli altri paesi europei e nel mondo.

La mala gestione e gli sprechi, però, fanno dell’Italia un paese non esemplare nel trattamento di questo oro blu che forse diventerà l’argomento principale del futuro.

Abbiamo una rete di distribuzione che è un colabrodo: si stima che le perdite in questo paese siano pari al 42%, ovvero ogni 100 litri immessi nella rete, ben 42 ne vanno persi e non arrivano ai rubinetti delle case. Addirittura in provincia di Foggia arriviamo ad un 78% di dispersione. E qua mi dico, per fortuna che l’acqua è pubblica, ma è veramente una fortuna? Mancata coordinazione tra Regioni, enti comunali e enti che gestiscono l’acqua creano spesso non pochi disagi. Ultimamente mi son imbattuto in un articolo del 5 luglio che descriveva la denuncia d’allarme del presidente del WWF Lombardia Gianni Del Pero; il quale dichiarava che sembra che gli invasi dell’arco alpino lombardo continuano a riempirsi a discapito delle valli che muoiono di sete: “Gli invasi idroelettrici alpini sopra il lago di Como hanno aumentato le loro riserve di quasi 30 milioni di metri• nelle ultime due settimane”. Poi le regioni dichiarano lo Stato di Emergenza per siccità, ricevono soldi dallo stato e non rilasciano immediatamente le acque alpine stoccate. Chi ci guadagna? A chi conviene queste mosse a dir poco stupide?

A fronte di queste problematiche potrebbe a questo punto tornare utile l’argomento dissalazione, intrapresa all’inizio. Perché in Italia non si usano queste tecniche di dissalazione per combattere la siccità? Risposte possibili: fiscalità feroce, incertezze normative, catene della burocrazia, finanze uccel di bosco.

Secondo l’economista Alessandro Marangoni (autore del paper “la desalinizzazione, una risposta alla crisi idrica” elaborato dalla società italiana Althesys, di cui è ceo e dalla spagnola Acciona) le norme rendono sempre più difficile la costruzione di nuovi impianti, le posizioni pseudo ambientaliste creano delle valutazioni di impatto ambientali molto spesso non necessarie trattandosi di impianti che hanno impatto limitato. Poi, in alcune zone d’Italia, tipo le isole minori che vengono rifornite con navi cisterna, se venissero installati questi impianti, togliamo business all’attività di rifornimento acqua. Infine servono strategie di lungo periodo, non si può pensare di installare ora un impianto di dissalazione quando occorrono anni per metterlo in piedi e in alcune regioni del Sud tipo Sicilia è già in atto il processo di desertificazione.

Esistono anche delle start-up Italiane che propongono delle varianti di impianti tipo la Genius Watter, con sede a Carmignano di Brenta (PD), tra le pochissime in Europa in grado di produrre – con un progetto a 360° chiavi in mano – impianti di desalinizzazione di acqua salmastra a osmosi inversa, totalmente battery-free, alimentati con moduli fotovoltaici e a zero emissioni di CO2. Impianti che possono essere controllati da remoto con le più moderne tecnologie e sono destinati a durare nel tempo, per almeno 30 anni in zone off-grid, per la produzione di acqua potabile (sia ad uso domestico che ad uso agricolo e/o industriale) da erogare poi come servizio e vendere al litro o metro• (a seconda delle dimensioni, da 5 fino a 1000 metri• al giorno di acqua erogata)

Siamo in Italia, quel bel paese che per molteplici questioni burocratiche, normative, politiche, mafiose, lo vuole l’Europa, non mette in pratica le proprie conoscenze che sono uniche al mondo, ma anzi le esporta negli altri paesi. Chissà che l’aria cambi, anzi senza sé e senza ma sono fiducioso che cambi.

Accona zona collinare nella provincia di Siena

Per ora auguro a tutti un buon deserto e l’ennesima dichiarazione dello stato emergenziale.

Buona vita e buona estate

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