Ritratto singolo di una famiglia allargata

Cedere al conformismo per quieto vivere

Resistere al conformismo Ph. Dystopia-Maxima

di Filippo Pagani

Sono intorno a noi. Si nutrono, lavorano, gozzovigliano, esattamente come noi.

Li riconosciamo quando danno sfogo alle loro abitudini e fiato ai loro pensieri.

Signore e signori, lettrici e lettori, l’identikit dell’italiano medio in dodici, attendibili, singolari, grottesche e un po’ estremizzate caratteristiche.

Sgombriamo il tavolo da eventuali equivoci. Innanzitutto, mediocrità non è sinonimo di deficienza; tutt’al più indica una svogliatezza mentale e cognitiva, adottata sin dall’ingresso nella scuola dell’obbligo e, in quanto rassicurante, mantenuta in salute anche nella fase adulta. Inoltre, la mediocrità che in questo articolo coinvolge gli ambosessi residenti tra le Alpi e il Mediterraneo – presumiamo siano diversi milioni, purtroppo – può essere facilmente estesa ai mediocri di qualsiasi altra nazione: cambiano alcuni dettagli, ma i principi restano invariati.

In attesa di capire se l’italiano medio è passibile di cura o espiazione, e nella speranza che genitori, insegnanti e autorità dell’immediato domani sappiano educare ed istruire le nuove leve con maggiore intelligenza ed apertura, l’autore e la redazione vi invitano a consultare i sotto-elencati passi con un leggero e un po’ amarognolo sorriso stampato in volto.

Bando ai preamboli, entriamo nel vivo. L’italiano medio …

1) E’ inguaribilmente affetto dalla sindrome del materialista-superficiale: giudica il prossimo in base alla bontà della prima impressione, del tipo di lavoro svolto, del vestiario indossato e delle passioni coltivate. Maggiore è il numero degli stereotipi (vecchissimi) e pregiudizi riscontrati, più benevolo è il verdetto.

2) Predica benino, talora con ordine e prudenza, ma razzola malissimo. I peggiori si contraddicono di continuo anche all’interno della medesima frase. E, grazie al cielo, non passano mai all’azione.

3) Vanta le proprietà atletiche di una statua. L’unico sport che pratica con assidua frequenza è di natura verbale: sputa sentenze su innumerevoli vicende, tesi e/o persone, prediligendo quelle di cui non sa, né comprende, assolutamente nulla.

4) Il suo picco di coinvolgimento nei riguardi del mondo circostante rasenta lo zero, ed è, quindi, inversamente proporzionale al suo interesse per i tre soli argomenti sui quali è capace d’imbastire una conversazione. Ossia la pantagruelica quantità di donne che vorrebbe rimorchiare e spupazzarsi, le prodezze calcistiche che può soltanto commentare, e le automobili che non può permettersi.

5) Segue meccanicamente la direzione imboccata dal gregge di pecoroni a lui affini: visiona i film e i programmi televisivi concepiti per rincitrullire la massa e ascolta le musiche che abbracciano la tendenza del momento, al pari degli accessori e capi d’abbigliamento che acquista. Di norma, si infuria come una iena con chiunque gli sbatta in faccia questa ‘peculiarità’, negando l’evidenza.

6) Manifesta il proprio malessere verso la società imbrattando invettive sgrammaticate sui social, frequentati quasi esclusivamente da suoi omologhi. Ciononostante è fermamente convinto che la sua patria sia quanto di meglio la galassia sappia offrire circa correttezza diplomatica e qualità di vita.

7) E’ un inconsapevole mago della matematica, poiché applica settimanalmente un poker di equazioni meritevoli del premio Nobel per l’idiozia e la maleducazione. “Alzo il volume della voce e urlo = Ho ragione su tutti”. “Tizio guadagna molto denaro = Ha avuto fortuna, oppure è un raccomandato”. “Caio è un poveraccio = Lo merita, perché è pigro e non sa fare nulla”. “Pare che l’Apocalisse sia alle porte = Me la guardo in televisione, dopo la partita di pallone, in compagnia di quel bravo ragazzo di Sempronio che abbassa la cresta quando grido”.

8) Benché ritenga la lettura e l’apprendimento un passatempo per sottosviluppati, s’improvvisa esperto di ogni materia possibile e immaginabile, dalla fisica quantistica alla degustazione di formaggi, appellandosi al ‘sentito dire’ o semplicemente inventando.

9) Con chiunque gli capiti a tiro, entra in competizione su qualsiasi scemata: chi ha il pisello più lungo; chi ha la moglie, fidanzata o amante più bella; chi tifa per la squadra (di calcio, di calcetto o di calciobalilla) più vincente; chi ha il figlio più bravo a scuola; chi guida la vettura dalle prestazioni migliori; chi piscia più lontano … Eccetera all’infinito.

10) Di rado morde la mano che lo nutre, in compenso bacia a cadenza quotidiana il membro che lo sodomizza. Analogamente, tende a diffidare degli onesti e sinceri che parlano con cognizione di causa, mentre presta cieca fiducia ai malfattori – specialmente d’ambiente politico – abili nell’impacchettare a regola d’arte le loro bugie.

11) Vive nella persuasione che almeno il 95% della popolazione mondiale sia costituita da imbecilli a fondo perso, e si interfaccia con loro assumendo un atteggiamento presuntuoso o perfino arrogante. Dei pochissimi esemplari dei quali riconosce una certa superiorità è solito riderci sopra, li stigmatizza, reputandoli una perversione della razza umana. Esalta sino all’idolatria i suoi simili che hanno conseguito un inspiegabile successo sul territorio nazionale, ampliandone il valore su scala europea o addirittura planetaria.

12) Sguazza nella più paludosa delle tradizioni (comprensiva di luoghi comuni e proverbi irranciditi dai secoli) sin dalla tenera infanzia, e cresce nella persuasione che non esista e mai esisterà nulla di altrettanto autorevole, retto e illuminante. Tale staticità di coscienza fa di lui un cavernicolo con lo smartphone al posto della clava.

L’apoteosi della mediocrità tricolore consta di tutte le dodici prerogative sopraelencate.

Attenzione, però: la gamma delle sue prodezze annovera un asso nella manica, definito “Sottovaluta ed esagera”. L’italiano medio, difatti, è campione intergalattico di questa disciplina, volgarmente nota come “fare il frocio col culo degli altri”. Consiste nello sminuire, e sdrammatizzare con toni puerili, le pesanti batoste che colpiscono persone sconosciute o comunque geograficamente distanti, salvo poi ingigantirle oltre il consentito quando le medesime sventure si riversano sopra la sua capoccia.

Le analogie con l’omologato sono tante. Facilissimo confondere quest’ultimo con l’italiano medio.

In realtà i requisiti dell’omologato sono affievoliti dal fatto che egli ostenta un minimo di carattere e ragionamento esclusivi: l’omologato cede al conformismo per quieto vivere, quindi per convenienza, e per timore di vedersi attribuire giudizi deplorevoli che lo condurrebbero allo sconforto. Agli antipodi dell’italiano medio, in sostanza, davvero convinto di appartenere al rango dei super-uomini dal cervello fino e con gli attributi romboidali, re di furbizia tra moltissimi furbetti, non-plus-ultra della concupiscenza e più brillante di un diamante …

E in merito alle donne, le italiane medie? Sono un cavaliere, non mi pronuncio. Anche perché ci sarebbe pochissimo da correggere rispetto a quanto riportato poc’anzi. Quisquiglie.

In primis, cambiano i principali (unici?) argomenti di conversazione. In seconda analisi, pretendono sempre di essere comprese, giustificate e perdonate dal sesso forte, anche di fronte ad un’imputazione di tentato omicidio. Come biasimarle? Persino davanti ad uno specchio che riflette quintali di cellulite, pelosità da bertucce e denti marci quali elementi delle loro brame, perseguitano a ritenersi le più incantevoli e irresistibili creature del reame. Infine, va sottolineato che la loro autostima (e conseguente cattiveria) è capace di toccare livelli stratosferici, al punto da punire persino il più piccolo dei rifiuti avanzati da qualunque uomo con il ghigliottinamento del pene e successiva fucilazione in stile mafioso.

 

 

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