Si piange Notre-Dame, devastata dall’incendio del 15 aprile. Vi racconto il segreto dei suoi gargoyles.
Impossibile non rimanere affascinati dagli inquietanti gargoyles che sovrastavano, prima dell’incendio divampato il 15 aprile 2019, la Cattedrale di Notre-Dame. Quale visitatore parigino, passando sotto la cattedrale, non ha cercato lo sguardo dei misteriosi mostri appollaiati sulle sue maestose sommità? A seguito del drammatico incendio, scoprire il segreto sotteso alle 54 sculture, ridisegnate dall’architetto conservatore Viollet-le Duc, appare interessante.
L’iconografia dei gargoyles è antica e appartenente a differenti culture, dall’Asia alla Grecia, dall’Inghilterra agli Stati Uniti; inoltre, essa possiede un valore emblematico che, da oltre quattromila anni, collega le civiltà classiche a quelle moderne. Proprio la loro simbologia esoterica complicò l’intervento del restauratore Violett-le-Duc, il quale dal 1841 rimosse decine di gargoyles per ricostruirli ex novo, calandosi faticosamente nell’universo mitico dell’uomo medievale e nel suo conflitto spirituale, conteso tra il paradiso celeste e l’elemento terreno dai demoni infernali. Egli, constatando che le dimensioni dei gargoyles erano troppo ridotte per assolvere funzione decorativa nella loro ubicazione, dedusse che essi nascondessero un significato “altro”, il quale si può afferrrare soltanto ripercorrendo un breve excursus iconografico: l’etimologia deriva dal termine latino e onomatopeico gurgulium, riferito al gorgoglìo dell’acqua che oltrepassa un doccione: elemento architettonico proteso da un tetto per lo scarico idrico. I primi gargoyles non erano scolpiti e, soltanto, a partire dal X-XI sec. che si cominciarono a diffondere garguglie scolpite e dipinte di pietra calcarea o marmo; successivamente, anche in terracotta e piombo con funzione decorativa. Ponendoli a guardia delle cattedrali, la spiritualità visionaria medievale generò varie figure mostruose ibride; tuttavia, l’origine di tale figura ibrida, come quella della chimera, risale all’antico Egitto e da qui si diffuse nell’inconscio collettivo greco che generò il pantheon di semidivinità ibride quali sirene, arpie, grifoni ecc. che, per la prima volta, furono usati come garguglie. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente il loro uso decadde per riapparire nel XII secolo in tutta Europa e in Giappone (ad es. nell’iconografia del demone Shachihoko). Alla fine del XIII sec. le figure, ispirate ai bestiari quali il “Physiologus”, appaiono più alte e antropomorfe; mentre, dal XV sec. ai XVI e XVII sec., prevalse una tendenza all’espressività grottesca, buffa e sogghignante con funzione ornamentale, propiziatoria e apotropaica presso istituzioni accademiche, chiese e banche. La valenza demoniaca e apotropaica dei gargoyles nacque in seguito alla persecuzione e alla distruzione dell’ordine dei Templari (da parte del re francese Filippo il Bello nel 13 ottobre 1307), i quali conoscevano minuziosamente gli spazi più segreti delle cattedrali. Inoltre, i Cavalieri conoscevano molto bene i segreti alchemici che ispirarono la simbologia esoterica delle raffigurazioni di Notre-Dame.
I Gargoyles di Notre-Dame rappresentano non soltanto semidivinità mostruose che sollecitano l’immaginazione del fruitore, ma essi trasmettono un monito alla collettività: l’edificio potrebbe essere assediato e minacciato proprio da coloro che dovrebbero custodirla. Pertanto, simultaneamente, la loro ubicazione esorcizza due fobie: la prima, tipicamente medievale, secondo cui spiriti maligni avrebbero cercato di impadronirsi della cattedrale, luogo inaccessibile per la sua sacralità, risiedendovi alla sommità in attesa; la seconda, invece, ottocentesca e classista, rivelata dallo storico americano Michael Camille in The Gargoyles of Notre Dame, Medievalism and the Monsters of Modernity (2009), secondo cui i gargoyles rappresenterebbero i volti dei popolani sporchi e abbruttiti, giunti dalle campagne francesi per lavorare a Parigi, intenti a osservare i borghesi e la loro vita agiata. Tale simbologia metaforica è calata nel contesto dei moti e delle insurrezioni della classe operaia, vista attraverso gli occhi della borghesia parigina di metà Ottocento.
Invece rimane un mistero coevo come, nonostante il monito imperante dei suoi gargoyles e l’alto valore estetico, Notre-Dame si sia potuta incendiare, tenendosi stretto il suo ultimo segreto. Giusy Calabrò
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