Matteo Salvini, il quale tenta di sfruttare al massimo i sentimenti peggiori di una parte degli italiani, i quali erroneamente vedono nell’immigrazione la causa dell’attuale disastro economico (che ha ben altre origini), con il decreto sicurezza bis inasprisce, in contrasto con la legge sul mare e in contrasto con la Costituzione italiana, le norme e le sanzioni riguardanti le operazioni di salvataggio delle ONG.
Infatti l’articolo 1 conferisce al Ministro dell’Interno il potere di emanare provvedimenti volti a vietare o limitare l’ingresso, il transito o la permanenza nelle acque territoriali per motivi di ordine e sicurezza pubblica. Di conseguenza la discrezionalità del Ministro viene fortemente esasperata ed egli è messo in grado di realizzare, senza ostacoli, la politica cosiddetta dei porti chiusi.
L’articolo 2 introduce inoltre specifiche sanzioni nei confronti dei trasgressori dei divieti sovra accennati prevedendo che, in caso di violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, si applica al comandante, all’armatore e al proprietario della nave, fatte salve le sanzioni penali, la sanzione amministrativa da euro 10 mila a euro 50 mila.
In caso di reiterazione commessa con l’utilizzo della stessa nave si applica altresì la sanzione accessoria della confisca della nave procedendo al sequestro cautelare.
All’applicazione delle sanzioni provvede il Prefetto, cioè un organo direttamente dipendente dal Ministro dell’Interno.
La legge, soprattutto, elimina la causa di esclusione della responsabilità di ha commesso il fatto nell’adempimento di un dovere o nell’esercizio di una facoltà legittima ovvero in stato di necessità o di legittima difesa.
È sufficiente quest’ultima norma per dimostrare quanto ignobile e contraria a ogni principio di diritto sia la legge in questione, dettata soltanto per venire incontro ai sentimenti più degradati dell’animo umano. Il Parlamento dovrà necessariamente respingere questo vergognoso testo. Comunque saranno i cittadini italiani, quelli dotati di umanità e di senso della giustizia, che agiranno in giudizio per farlo cancellare dalla Corte costituzionale.
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