Export di armamenti, l’Italia dei record

Industria bellica italiana in crescita senza eguali per il Sistema Paese

Spese militari

di Giorgio Beretta

C’è un record storico realizzato l’anno scorso dall’Italia di cui nessuno parla. Sono i quasi 4,8 miliardi di euro di esportazioni di armamenti. Nonostante la pandemia per Covid-19, le aziende militari hanno lavorato a pieno ritmo per realizzarlo: è la cifra più alta dal dopoguerra.

Ma i destinatari non sono rassicuranti. Il governo Draghi ha fornito armamenti a Qatar (959 milioni di euro), Kuwait (875 milioni), Egitto (773 milioni) e Turkmenistan (378 milioni): tutti regimi che non primeggiano per libertà democratiche e rispetto dei diritti umani. Scorrendo il lungo elenco della Relazione che il governo ha inviato alle Camere, dopo Regno Unito (233 milioni), Stati Uniti (223 milioni) e Francia (148 milioni) troviamo Arabia Saudita (135 milioni) e Emirati Arabi Uniti (122 milioni) di poco preceduti dalla Germania (128 milioni) e seguiti dal Pakistan (88 milioni). Anche le nuove autorizzazioni per esportazioni militari – seppur soggette ad un calo fisiologico dopo le commesse a doppia cifra realizzate negli anni dei governi Renzi e Gentiloni – si attestano su valori simili alle esportazioni (4,6  miliardi di euro) e lo stesso le operazioni bancarie (5 miliardi).

C’è quindi un settore industriale che va a gonfie vele all’insaputa di gran parte degli italiani e i cui affari miliardari raramente – di fatto mai – costituiscono motivo di confronto tra blasonati esperti di geopolitica e analisti militari che imperversano nei talk-show. Un’industria, quella militare, di cui invece vengono soprattutto decantate le lodi poiché costituirebbe “un pilastro tecnologico, manifatturiero, occupazionale, economico e di crescita senza eguali per il Sistema Paese”, sostiene il “Libro Bianco” del Ministero della Difesa. Di fatto, dati alla mano, l’industria militare italiana fattura all’incirca l’1 percento del Pil, occupa – anche considerando l’indotto – meno dell’1 percento della forza lavoro e, anche in un anno record come il 2021, ha realizzato esportazioni per meno dell’1 percento dell’export nazionale.

L’industria militare è un comparto che, però, può contare sull’ampio appoggio del mondo politico e, a differenza delle piccole e medie imprese che sono la vera eccellenza dell’Italia, gode del sostegno del cosiddetto “Sistema Paese”: Ministeri degli Esteri, della Difesa e delle Finanze con la Cassa depositi e prestiti, agenzia di credito Sace, agenzia Ice e numerosi gruppi bancari.

Esportare armamenti, del resto, è la cosa più facile del mondo. Autocrati e dittatori desiderosi di ammodernare i propri arsenali e ricevere armi in cambio di petrolio o gas si trovano sempre. Basta solo chiudere gli occhi e fingere di non vedere quello che fanno.

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