Puoi parlare, ma non puoi pretendere di essere ascoltato!
Nelle democrazie contemporanee chiunque provi a criticare seriamente il Potere costituito trova porte sbarrate nel sistema mediatico. Non è semplice crederlo, se non lo hai sperimentato.
Ogni giorno che passa un cittadino va a cozzare più o meno accidentalmente contro una realtà totalmente diversa da quella che viene raccontata da TV e giornali e, grazie alla propria esperienza professionale, “intravede” aspetti che sfuggono agli altri.
Se è una persona curiosa e di carattere, si mette a studiare. Scopre allora una realtà davvero sorprendente; approfondisce, si accorge di non essere l’unico ad aver fatto la scoperta e questo lo conforta: non è pazzo! Continua così a documentarsi con maggior vigore, fino a “vedere” con chiarezza qualcosa che è troppo importante per non essere condiviso. Il “pensiero anomalo” va raccontato al mondo intero.
Scrive ai giornali, cerca contatti in TV, con qualche politico locale o nazionale…
A questo punto, sistematicamente, tocca con mano quanto sia impenetrabile il sistema mediatico “ufficiale”, controllato minuziosamente dal potere.
Proviamo a ricordare: qualche decennio fa ci si scandalizzava del “conflitto di interessi” dei Berlusconi. Ci si domandava se fosse accettabile che una sola famiglia molto ricca potesse controllare più del 25% di una rete televisiva a diffusione nazionale. Nota bene: 25%. Neanche si ipotizzava la possibilità che uno solo potesse controllare una rete intera, figurati più di una!
Oggi, succede questo nel mondo: due sole grandi agenzie di stampa (Reuters ed Associated Press) sono possedute da potenti banchieri e passano le notizie alle pochissime multinazionali dell’informazione che controllano tutte le principali TV e tutta la stampa di rilievo nei paesi occidentali. Multinazionali che, a loro volta, fanno capo a poche famiglie plurimiliardarie, le quali hanno interessi incrociati in tutti i principali settori economici, attraverso partecipazioni in grandi banche d’affari e quello che ufficialmente viene chiamato “il sistema bancario ombra”, controllore a sua volta di altre multinazionali. A volte le famiglie si schermano dietro paradisi fiscali e società di comodo, altre volte no. Il potere sta diventando sfacciato.
Mai l’umanità ha sperimentato precedentemente una concentrazione così enorme ed assurda di potere.
Eppure, viviamo in democrazia. Ci sentiamo di appartenere ad una società evoluta e democratica. Non avvertiamo sulla nostra pelle alcun reale fastidio attribuibile a quel fenomeno di concentrazione. Né, di certo, ci sentiamo schiavi, o impediti di parlare.
Fino a che non ci sbattiamo il naso.
Vuoi sperimentare di persona il problema che riesce a creare la mostruosa concentrazione attuale di potere mediatico in tutto il mondo?
Prova a metterti contro le Istituzioni internazionali di qualsiasi genere, contro le “Grandi opere”, la finanza speculativa, gli interessi militari, l’obbligatorietà dei vaccini, il 5G, prova solamente a mettere in dubbio l’opportunità di “esportare la democrazia con la guerra”, diffida dell’intelligenza artificiale, degli OGM, delle nanotecnologie applicate al copro umano, suscita qualche dubbio sulla connivenza fra servizi segreti e terroristi di qualsiasi genere … e scopri ben presto, immancabilmente, che le tue ricerche rigorose, la tua documentazione, le tue argomentazioni ineccepibili, le testimonianze, i fatti, e quant’altro, potrai liberamente esporle al bar con gli amici; in un pubblico convegno; in una manifestazione tranquillamente autorizzata in pubblica piazza; potrai ancora scriverle su internet nel tuo blog personale e sui social media; puoi addirittura farti intervistare su YouTube; potrai infine scriverle su un libro che dovrai finanziarti e pubblicizzare personalmente, con le tue risorse … ed avrai la conferma di vivere in un paese “democratico”, dove sei libero di dire, pubblicare e scrivere quello che vuoi.
Ma non hai il diritto di essere ascoltato, letto, visto.
Non dal grande pubblico. Non dagli utenti/clienti delle grandi catene mediatiche, quelle che hanno il potere di entrare nelle case, nelle televisioni, nei cellulari, nei computer di tutti, a parlare contemporaneamente a milioni e milioni di persone.
Tu, con i tuoi strumenti, puoi parlare liberamente, ma solo a quattro gatti.
Non avrai mai la possibilità di raccontare come si deve le tue importanti scoperte nelle principali trasmissioni televisive, se non in orari improbabili, di fronte a giornalisti non neutrali, senza il tempo minimo necessario ad argomentare con calma le cose importanti che hai scoperto. Altri ospiti, nella trasmissione, presentati come “competenti”, smentiranno categoricamente ogni tua affermazione senza concederti possibilità decente di replica, urleranno sguaiatamente e, se necessario, ti offenderanno senza ritegno. Ti soffocheranno con la pretesa della loro (mai dimostrata) verità scientifica. Non sarai mai intervistato dalla stampa a diffusione nazionale, se non per articoli marginali che sistematicamente sminuiscono, sviliscono, denigrano, distorcono.
Vuoi davvero andare in TV con tutti gli onori? Occupati di cose marginali.
Anche scandalistiche. Anche sensazionali. Anche contrarie agli interessi di quelli che a te sembrano ricchi e potenti, perché ancora non ti sei reso conto che la ricchezza, oramai, la vera ricchezza, quella che diventa dominio, potere, condizionamento, si misura a partire dalle decine di miliardi. Puoi attaccare i politici, se ti fa piacere, scavare nelle loro vite private. Benissimo. Tanto non contano. Anzi, avrai dato il tuo contributo a demolire ancora di più il fantasma logoro che resta del senso dello Stato e del prestigio delle istituzioni politiche. Lasciamo fare ai mercati, è l’alternativa che resta. Lo slogan “scientifico” che piace al potere.
Ma non sperare mai, ingenuamente, di poter riuscire a parlare seriamente di argomenti che sfiorano i centri nevralgici del potere, usando proprio quel sistema mediatico che oggi il potere usa per condizionare l’opinione pubblica, e difendere sé stesso.
La democrazia, non da ieri, è dimezzata: puoi parlare, ma non sperare di essere ascoltato!
Creare allora un polo alternativo di informazione indipendente, libero, plurale, di dimensioni adeguate al bisogno (che sono dimensioni di gran lunga superiori a quelle raggiunte da qualsivoglia tentativo individuale) è una necessità prioritaria, per il nostro paese e per l’umanità intera, direi. Diventerà possibile solo il giorno in cui i tanti pregevoli tentativi individuali capiranno che devono collegarsi, unire le forze. Non sarà facile, ma non c’è alternativa: Il confronto, è impari
l’informazione è importante ma non fondamentale; nel paese dove vivo una quarantina di anni fa un carabiniere di origine sarda dava la multa ai villici che in moto o in 500 scendevano per strade non asfaltate e avevano quindi la targa impolverata.
alcuni villici lo aspettarono la notte sotto casa gli misero le mani su un ceppo e con il martello gli ruppero tutte le dita dicendo “divertiti adesso a scrivere”
esisteva ancora la stima di sè e il senso del diritto; decenni di tv, di buonismo, di politicamente corretto di stomachevoli inglesismi di antifantascismo
di comportamenti stereotipi di telefonini di scuola da branco hanno ridotto la massa a un qualcosa di informe.
oggi serve preparare un gruppo che possa prendere in mano una situazione molto degradata che abbia programmi MOLTO chiari e realistici e che sappia parlara alla testa e al cuore delle persone.
Ci sono poche menti disposte ad ascoltare. E a ragionare.
Poche menti. Ci sono “cuori”: percorriamo la via dei “cuori” per rifare le menti. Non ci servono le “otto e mezza”. Fuori dai media, azioni a costo zero, che tornino a far dire alle persone “il partito a noi ci ha dato” (citazione da un saggio di antropologia sociale di L. Li Causi, https://usiena-air.unisi.it/handle/11365/16917#.XhCvYEdKg2w). Io penso ad una rivisitazione e attualizzazione del potlatch (https://it.wikipedia.org/wiki/Potlatch): evento rituale e simbolico, ma anche molto “concreto”.
Guido nell’articolo descrive la realtà dei fatti. Tuttavia tralascia la dinamica degli “ancoraggi psicologici ” , intorno ai quali, molti cittadini costruiscono il proprio equilibrio interno e la percezione di se stessi. Quando alcuni fatti pur dimostrati ed evidenti, vanno a mettere in pericolo questi “ancoraggi psicologici ” molte persone per una forma di autodifesa perversa, arrivano perfino a negare l’ evidenza. Questo è un effetto potente che non può essere trascurato. Ermanno Cavallini.
Innanzitutto, grazie per questi pensieri condivisi, volti al perseguimento del bene comune!
È da molto tempo che ritengo il sistema mediatico tra i principali nemici del popolo, della conoscenza e della verità.
Anche io mi sono chiesto come poterlo combattere e contrastare.
L’idea che mi sono fatto è che, non potendo esistere un sistema mediatico completamente imparziale e veritiero, esso va lasciato libero di autoregolarsi, sovvenzionando lo esclusivamente in base al merito.
Penso che la televisione, per come la conosciamo oggi, vada completamente abolita e vada sostituita con la INTERNET TV, ovvero una televisione dove ognuno abbia parità d’accesso. Dove il contributo pubblico del canone viene suddiviso proporzionalmente in base al numero di visualizzazioni e dove ognuno sia libero di scegliere il canale. Non in base a un numerino sul telecomando, ma a seconda del nome della persona che vuole seguire.
Perciò mi permetto di lanciare questo slogan:
” Spegni la TV! L’informazione, sceglitela tu!”
Forza amici! I tempi stanno cambiando!
un paese che non applica l’articolo uno della propria costituzione ha poca speranza di vedere affermata la vera democrazia e le caste si perpetueranno.