Il filosofo britannico Bertrand Russell (1872-1970) pubblicò nel 1912 un
divertente racconto sul “tacchino induttivista”, al fine di
dimostrare l’errore logico commesso da molti di elaborare delle teorie solo
sulla base delle esperienze vissute (dicesi “empirismo”).
L’errore è quello di pensare che se una certa sequenza di fatti si ripete per
un numero di volte sufficiente a convincerci, questo ci porterà a credere che
“certamente” la stessa sequenza si ripeterà. Questo senza esserci
posti l’interrogativo di comprendere quali sono le vere cause che portano a
quegli effetti.
Storia del tacchino induttivista
«Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell’allevamento in cui
era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon
induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e
ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì,
nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il
sole.
Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa
in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu
soddisfatta ed elaborò un’inferenza induttiva come questa: “Mi
danno il cibo alle 9 del mattino“.
Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di
Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.»
Cosa abbiamo da imparare
L’errore del tacchino era quello di non chiedersi il motivo per cui gli
veniva dato da mangiare ogni giorno, pur essendo vero che il fenomeno si
ripeteva regolarmente, ogni giorno, alle 9 del mattino.
Se avesse compreso perché gli davano da mangiare, avrebbe capito che il
fenomeno non si sarebbe ripetuto “per sempre”, ma che avrebbe avuto
una conclusione inevitabile e molto diversa.
Molto spesso capita anche a noi di ragionare per logica induttiva:
osserviamo un fenomeno, formuliamo una ipotesi logica, constatiamo che viene a
più riprese verificata e concludiamo che l’ipotesi è veritiera.
Questo metodo porta a far nascere in noi un pregiudizio mentale per cui quella
formulazione diventa vera ed esclude tutte le altre. Dimenticandoci che anche
altre teorie potrebbero essere verificate dagli stessi fatti.
Ad esempio l’ipotesi corretta nel caso del tacchino era: “Mi daranno
cibo ogni giorno alle 9 fino alla vigilia di Natale, dopo di che finirò in
forno“. Ed anche questa ipotesi, come quella poi rivelatasi falsa,
era verificata dai fatti.
Per comprendere se le ipotesi che facciamo o se quanto ci raccontano sul
“perché” di certi fenomeni è vero e fondato, quindi, non ci possiamo
limitare a guardare se è verificato dai fatti e ad accettare la
“dimostrazione empirica” che ci viene proposta.
Solo un approccio razionale e critico alla questione, consapevoli del fatto che
potrebbero esistere altre spiegazioni del fenomeno, ci può portare a cercare
altri criteri di comprensione, informandoci in modo più approfondito, cercando
di comprendere le finalità ultime di chi ci propone una certa lettura della
realtà dei fatti e sapendo mettere in discussione un possibile approccio
superficiale che non tiene conto di altri fattori.
Il tacchino induttivista e l’economia
Da anni ci raccontano che il
governo deve aumentare le tasse o tagliare la spesa pubblica “perché
abbiamo un debito troppo alto” o “perché abbiamo vissuto al
di sopra delle nostre possibilità“.
Da anni ci dicono che molti italiani sono rimasti senza lavoro “perché
hanno perso competitività“.
Il fatto che effettivamente queste giustificazioni potrebbero essere vere, non significa automaticamente che le ragioni possano essere altre per aumentare le tasse, per tagliare la spesa pubblica e per causare la perdita dei posti di lavoro.
Ad esempio:
1) Il governo deve aumentare le tasse per garantire i pagamenti agli
investitori finanziari internazionali che hanno acquistato i nostri titoli di
stato (ovvero: si pagano soldi ai ricchi investitori, aumentando le tasse su
famiglie ed imprese italiane, portandole all’impoverimento ed al fallimento).
In sostanza: il tacchino ala Vigilia di Natale siamo noi!
2) Il governo deve tagliare la spesa pubblica in modo da avanzare più soldi
dall’incasso fiscale, sempre per assicurare i pagamenti agli investitori
finanziari di cui sopra.
3) Molti italiani sono rimasti senza lavoro in quanto lo Stato da molti anni ha
ridotto fortemente le assunzioni nel settore pubblico, in quanto molte imprese
nel settore privato sono fallite a causa del calo di commesse pubbliche o a
causa dell’eccessivo aumento di tasse. In entrambi i casi a motivo degli
aumenti di tasse e dei tagli alla spesa pubblica di cui sopra.
Altre imprese si sono invece delocalizzate, chiudendo gli stabilimenti in
Italia per trasferirsi in paesi dove il lavoro costa di meno, il tutto grazie
ai vari trattati internazionali del libero commercio. Anche questo è un motivo
della perdita di posti di lavoro in Italia.
Sono vere le affermazioni degli “esperti economisti” che parlano
in TV o quelle riportate qui sopra?
Tutte le ipotesi sembrano essere verificate dalla realtà.
Per capire chi ha ragione e chi ha torto è necessario andare un po’ più a
fondo.
Se volete capire le ragioni della crisi economica, leggete i nostri
articoli, dove argomentiamo spiegano ciò che è vero e ciò che è falso.
Se non vogliamo fare la fine del tacchino a Natale, è meglio che ci informiamo.
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