Il velo di Maya

Impegno civico

StK

di Maurizio Recchia

Il velo di Maya è un’espressione coniata dal filosofo Arthur Schopenhauer ne “Il mondo come volontà e rappresentazione” per indicare l’illusorietà della realtà in cui viviamo. il mondo materiale è illusione, apparentemente duale, ovvero basato sulla divisione fra bene e male, bianco e nero, luci e ombre, sacro e profano. In realtà questa dualità è fasulla e imperniata sul concetto di colpa.

Secondo la Genesi il modo in cui sperimentiamo la vita è frutto di una condanna divina. La rigidità delle ossa del bacino che costringe la donna a partorire con dolore obbligandola a uno sforzo prolungato per permettere l’allargamento dell’utero necessario alla nascita, sembra essere l’effetto di quella condanna. Anche la forza di gravità terrestre che ci costringe a guadagnare il frutto del lavoro con il sudore della fronte può essere inquadrata come ulteriore effetto di quella disobbedienza primigenia di cui ci parla la Bibbia.

Ma se compiamo l’azzardo di toglierci quel velo cosi genialmente intuito da Schopenhauer, e ci osserviamo più da vicino, possiamo riconoscere che il nostro sforzo lavorativo quotidiano è imbrigliato in una spirale di scarsità remunerativa che ci costringe a contrarre debiti per soddisfare i nostri bisogni. Ma la moneta di cui avvertiamo il bisogno non è una cosa reale.

Essa è una convenzione stabilita dallo Stato che avrebbe potuto gestirla nell’interesse della collettività regolandone l’emissione dal nulla secondo necessità. Invece ha ceduto questo potere a privati che ne lesinano la circolazione per giustificare il loro guadagno truffa. Questi privati si chiamano banche e vivono in un mondo parallelo dove il sudore della fronte non esiste.

Noi comuni mortali, invece, ci troviamo in un meccanismo infernale dove come criceti facciamo girare continuamente la ruota, perché se ci fermiamo si interrompe il flebile flusso monetario che ci permette di pagare gli interessi sul debito. Ma un timore ci attanaglia la gola, ed è il pensiero che un giorno dovremo uscire dalla ruota per sopravvenuta usura (nostra non della ruota) e potremmo sperimentare la perdita di ogni nostro bene per l’impossibilità di restituire il capitale.

Noi non ci siamo incarnati per caso, ma in tutto questo affannarci rischiamo di perdere il senso della vita. In questo mondo abbiamo l’occasione per diventare veramente chi siamo, riconoscere i nostri talenti e portarli a maturazione affrancandoci contemporaneamente dal karma familiare ereditato alla nascita. Ognuno di noi è chiamato a realizzare davvero la propria “entelechia”, il germe di vita che si è, come disse Carl Gustav Jung nel corso del seminario “Psicologia del Kundalini Yoga”, altrimenti a nulla sarà valsa la nostra uscita dall’utero materno.

Il compito che ci attende è reso più difficile dal capitale finanziario globale che ci schiavizza con l’inganno del debito, compra tutti i media, inquina le istituzioni che avallano il loro desiderio di ridurre al lumicino gli spazi di rappresentanza democratica come dimostra la riduzione del numero dei parlamentari, portata a compimento con un appoggio pressoché totale dei mezzi di comunicazione..

Appare perciò lungimirante praticare attività associative volte ad andare oltre il semplice atto, pur necessario, della delega di rappresentanza politica per rivitalizzare il ruolo della partecipazione diretta comunitaria. Un modo per non restare soli a lottare contro i giganti globali che come buchi neri attraggono verso di se tutte le risorse mondiali.

In una società che diventa sempre più autoritaria ampliare la collaborazione a livello locale e nazionale tra cittadini che rivendicano tutti insieme la propria libertà e i propri diritti è ormai un dovere ineludibile. E nel farlo non resta che l’unica strada già percorsa da Gandi, quella della ricerca della verità, e della disobbedienza civile rimanendo fortemente vincolati all’azione politica non violenta.

La riuscita di questo impegno civico dipenderà dalla capacità di ognuno di noi di fare rete e contribuire all’organizzazione di un fronte popolare in grado di radunare intelligenze pronte a studiare soluzioni innovative in grado di coinvolgere una massa di persone sempre più vasta al fine di portarci fuori dal guado.

 

 

 

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