Vero non vero verissimo

La scuola che favorisce il successo dei grandi inganni...

L’intreccio realtà, verità, potenzialità, nelle dinamiche sociali e socio-tecnologiche

di Alessandro Porcu

E’ molto facile perdersi nel groviglio delle innumerevoli teorie della realtà e di come esse la interpretino, non tutte facili da capire, non tutte decifrabili, non tutte espresse con un linguaggio essoterico, ma quasi tutte affascinanti, interessanti, dalle quali sono scaturite prassi e scoperte in tutti i campi, da quello medico a quello cosmologico… Non ci possiamo perdere in questo groviglio nello spazio di poche righe, non certamente sufficienti a rappresentarlo e tantomeno a indicarne un percorso formale al suo interno. Ci basti la tanto criticata realtà che stiamo vivendo, o nella quale crediamo di vivere. Quella realtà soggettiva nella quale ognuno di noi, diversamente dagli altri o similmente ad altri, sta vivendo. Quella realtà percepita con il proprio sé, quella del nostro corpo in connessione con la sua coscienza (1). Ed io a questo tipo di realtà vorrei fare riferimento. Certamente non alla realtà presa in prestito dal mainstream informativo, mistificatore, manipolatore, presentatore di fatti alterati con astuzia e malafede. Ricordo le giornate seguenti all’11 settembre 2001… “Ha visto professore, che disastro… ma questi terroristi perchè lo fanno?”, “Professore ma anche lei è un complottista?”. Persone senza la benchè minima conoscenza di quello che potevano essere le “demolizioni controllate”, pescivendoli, macellai, giornalai, insegnanti, medici, uomini, donne, vecchi, bambini: tutti indotti da una martellante e ripetitiva presunta verità, fatta assumere come vera realtà, ad accusare le menti autonome, non private di senso critico, e magari competenti in materia, ogni qual volta avessero espresso idee, concetti, parole discordanti e/o confutanti la “realtà” rappresentata dai mass media mainstream. Nessuno aveva nozioni e cognizioni di causa di come venissero eseguite le “demolizioni controllate”, come quegli interventi venissero pianificati, di quali fossero le tecniche di demolizione controllata, di quali fossero gli esplosivi usati, di come si progettasse una demolizione, di cosa significasse “crollo per caduta verticale” (implosione), di quali fossero gli effetti delle esplosioni, gli effetti del crollo, le sovrapressioni… Eppure tutti sapevano, sapevano talmente tanto che si permettevano di accusare di falsità colpevole chi sapeva più di loro e cercava di farli ragionare! Sono passati ben 19 anni… La verità presunta, la realtà dei fatti rappresentata dal mainstream manipolatore è solo incrinata ufficiosamente, ma mantiene ancora tutta intera la forza di deviazione della massa umana, verso una realtà gravemente falsificata, che non consente la ricostruzione mentale dei fatti realmente accaduti, che non consente di spodestare quell’élite, colpevole del grande inganno e dei crimini enormi ad esso riferibili, e che, restando impunita, può continuare a dominare il mondo terrorizzandolo attraverso inganni ed altri crimini di ogni genere. Quale umanità resterà in piedi dopo i numerosi assalti della medesima élite, che agisce contro l’integrità dei popoli e dell’umanità della nostra specie?

Siamo sinceri. Siamo o non siamo immersi nella società dell’informazione manipolata ma, paradossalmente, anche della massima trasparenza informativa? Vi è una corrispondenza fra i due tipi di informazione e altrettante categorie di persone, di umani che si rapportano all’informazione sulla realtà: quelli che “vengono informati e si lasciano in-formare” e quelli che “si informano attivamente”, che ricercano per scoprire la verità sulla realtà dei fatti. A loro volta coloro che “si lasciano in-formare” si dividono anch’essi in due categorie: quelli che si lasciano “in-formare” per pigrizia, reale mancanza di tempo per la ricerca, ignoranza, ovvero che “subiscono” l’informazione mainstream per “opportunismo passivo”… e quelli che si lasciano “in-formare” per “opportunismo attivo”: ovvero quelli che profittano in vario modo nell’accettare l’informazione acriticamente, non solo per ignoranza e incompetenza, ma anche per ottenere, se così può dirsi, “un rango” sociale più elevato, dato che in questi casi viene “offerta” all’ignorante l’opportunità di sentirsi più informato della persona competente in materia, la quale, con spirito critico si permetta di contestare la falsa verità diffusa propagandisticamente dai media mainstream… Quest’ultimo fenomeno si evidenzia oggi con la propensione ad assumere atteggiamenti delatori e persecutori, spinti, indotti e marcatamente voluti dai responsabili delle politiche governative, con riferimento alla vicenda “Covid-19”, ennesimo inganno mediatico, orchestrato dalla solita élite oligarchico-finanziaria mondialista. Come non ascrivere a quest’ultima categoria di persone tutti coloro che, ingenuamente o meno, per bisogno o per voler assumere quei ruoli, abbiano accettato di essere “impiegati” nelle funzioni di “guardiani della salute”, sebbene senza competenze per farlo e con “poteri” e “strumenti” devianti rispetto ai reali e necessari processi di cura?

Pur non avendo mai negato la reale esistenza dei sintomi del Covid-19, quindi l’esistenza di detta patologia virale, si vuole comprendere come possa essere accaduto che buona parte del personale sanitario, si sia fatta piegare da una narrazione, così evidentemente manipolata, della “vicenda Covid-19”, che invece di contenere e promuovere un percorso di conoscenza e risoluzione del problema è apparsa a molti come lo strumento più idoneo per far compiere all’intera società il passaggio verso un orizzonte senza diritti umani, tanto auspicato dalle politiche neoliberiste: una semplificazione sociale, un riduzionismo meccanicistico, certamente non basati sulle scienze umanistiche e della complessità, quanto piuttosto sul “paradigma eugenetico”, della stessa sostanza di quello assunto dalla cultura nazista, anche se con forme ed articolazioni diverse. Un orizzonte che, a fronte del consentire una sopravvivenza biologica degli umani, ne sottraesse a loro “magicamente” tutte le libertà e con esse i diritti conquistati nei millenni precedenti, con il conseguente ritorno allo schiavismo. La mia risposta, pur se non detta come unica causa, tantomeno come causa principale, ma certamente significativa, è che la scuola, i sistemi scolastici abbiano, pur in “tempi di democrazia”, adottato metodi di insegnamento non democratici (2), quanto piuttosto, almeno in gran parte, troppo seriali, ripetitivi e basati su un’approccio psicologico “cartesiano” (1), non abbastanza consapevole della validità delle teorie che si basano sull’importanza delle emozioni e dei sentimenti nell’apprendimento. Teorie e modalità di approccio psicopedagogico decantate, ma forse mai veramente ben studiate, comprese ed attuate. Un approccio valorizzante soprattutto la “costruzione e la consapevolezza” del pensiero personale, fondato principalmente sulla ricerca, la libertà di espressione, di opinione, di pensiero, piuttosto che l’apprendimento mnemonico e premiante. Una “didattica del cuore e del pensiero” che avrebbe formato la persona ad assumere il proprio ruolo nella società con passione, con originalità, con consapevolezza del proprio sé, con senso di responsabilità personale e sociale. Insegnanti che lo hanno fatto ce ne sono stati, ma, forse è il caso di dirlo, troppo pochi. Soprattutto nella scuola è mancato l’approccio alla realtà presente, politica e sociale, l’unico approccio per consentire una formazione connessa alla coscienza! Una connessione sempre meno curata, sempre meno consentita nei fatti. Ciò per un principio di “falso neutralismo”, in realtà per consentire al potere di formare menti poco consapevoli ma manovrabili, alla categoria degli insegnanti di poter nascondere le proprie reali soggettività, non avendo il coraggio e forse nemmeno la competenza di confrontarle con rispetto, non essendo stata educata a farlo: una scuola democratica senza democrazia non poteva fare altro che preferire formare false coscienze o coscienze “instabili”, “mutabili”, ma soprattutto “manipolabili”. Un insegnamento prevalentemente basato non sul confronto ed il rispetto delle idee diverse, quanto sulla “conoscenza unica”, la conoscenza oggettiva, la scienza sperimentale… Fortunatamente non tutti i medici attuali sono stati formati così!

Conclusioni pre-visorie. Le cose non vanno bene e non andranno bene, finchè non si capirà che il giusto ruolo della scuola e dell’insegnamento debba necessariamente fondarsi sullo sviluppo sinergico dei sentimenti, delle idee, dei contenuti culturali e scientifici, sul rispetto reale delle diversità espressive e di pensiero, non in ultimo sul rispetto reciproco nel confronto e sullo sviluppo “naturale” dello stesso. Perchè l’educazione alla conoscenza è anche educazione al rispetto, ma mai educazione alla cieca obbedienza!

Riferimenti e note: (1) Si vedano le importantissime pubblicazioni di Antonio Damasio, ed in particolare “L’errore di Cartesio”. (2) Si vedano tutte le pubblicazioni di Carl Rogers sulla Psicologia Umanistica centrata sulla persona e sull’insegnamento si veda di Thomas Gordon “L’insegnante efficace”, l’approccio centrato sullo studente. (Inviato in redazione il 14-12-’20)

 

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