di Francesco Cappello
La particolare natura, rapidissimamente mutante, del Sars Cov 2 avrebbe dovuto sconsigliare la produzione di un vaccino finalizzato a contenere la diffusione del virus e a impedire i suoi effetti patologici sulla popolazione.
Parlare di un unico virus di cui sarebbe nota la particolare sequenza nucleotidica è fuorviante. Si tratta in realtà di una popolazione virale che è, come vedremo, una miscela di mutanti minori (1). È propriamente quest’aspetto della natura del Sars Cov 2, somigliante più ad un’ecosistema virale che ad un unico virus sempre uguale a sè stesso, a complicare enormente le cose.
Lo scopo del vaccino, ossia proteggere dall’infezione e dalle malattie che possono conseguirne potrà rivelarsi del tutto mancato. Già gli studi preclinici (2) avevano messo in evidenza come questi vaccini non fossero in grado né di fermare né anche solo di rallentare la diffusione dell’infezione e di proteggere da essa i vaccinati. La vaccinazione di massa rischia di non avere alcun effetto positivo. Solo gravi e gravissimi effetti collaterali.
Ascoltando le risposte della dott.ssa Loretta Bolgan, nel corso di un’intervista che mi ha gentilmente concesso, risulta chiaro che il vaccino produce nella popolazione anticorpi di un solo tipo; la vaccinazione dota il sistema immunitario (SI) di anticorpi vaccinali capaci di rendere inoffensivo solamente il virus della prima ora (Wuhan 1) impedendo al nostro sistema di difesa di approntare nuovi anticorpi più mirati e adatti a fermare la moltiplicazione dei virus nel frattempo mutati innumerevoli volte nei passaggi successivi da un ospite all’altro. Il sistema immunitario, addestrato dal vaccino a rispondere solamente al virus nella sua forma originale, si trova spiazzato nel momento in cui la persona vaccinata, viene a contatto con il virus effettivamente circolante ossia il virus selvatico che contiene una popolazione di mutanti minori (quasi specie (3)), diversi gli uni dagli altri a causa di piccole mutazioni. Essendo costretto dalla memoria vaccinale a produrre solo quel primo tipo di anticorpi sarà incapace di predisporre anticorpi adatti a bloccare i rappresentanti più aggressivi della popolazione mutante. Solo alcuni di questi saranno messi in condizione di non nuocere dagli anticorpi vaccinali, gli altri, poiché non contrastati dal sistema immunitario, si riprodurranno in maniera incontrollata. Il vaccino, in altre parole, potrebbe favorire nei soggetti predisposti con un sistema immunitario alterato una spinta selettiva a vantaggio dei mutanti più aggressivi. Nella “nuvola” di mutanti che compone il virus effettivamente circolante ce ne saranno, infatti, alcuni che si legano solo parzialmente agli anticorpi vaccinali mentre per altri gli anticorpi si riveleranno del tutto impotenti (anticorpi non neutralizzanti). Questi mutanti così selezionati dal vaccino (vaccino resistenza), sono i nuovi candidati a circolare sottoforma di varianti di cui abbiamo cominciato a sentir parlare più insistentemente, e non a caso, da quando è partita la campagna vaccinale nei vari paesi del mondo. Si tratta di varianti da vaccino perché le mutazioni e le delezioni avvengono a carico della spike (protuberanze proteiche superficiali del virus) su cui dovrebbero agganciarsi gli anticorpi per neutralizzare il virus. Vengono così selezionate varianti virali che non si legano più alla spike (4) . La vaccino resistenza, se da una parte causa una drastica perdita di efficacia del vaccino dall’altra modifica pericolosamente la capacità da parte del vaccinato di reagire positivamente alla malattia. Lo sviluppo incontrollato delle forme virali selezionate dal vaccino potrebbe causare anche la modificazione delle patologie caratterizzanti la covid. Sappiamo che l’omologia molecolare tra le proteine della spike con molte proteine umane innesca meccanismi autoimmuni. Il nostro sistema immunitario scambia facilmente molte proteine umane per il virus con tutte le conseguenze negative che si possono immaginare e sia gli anticorpi vaccinali che gli anticorpi contro le varianti potrebbero anche accentuare questo problema già noto e grave per il SARS-Cov-2 (5).
Vaccini procovid
Da un confronto tra i sintomi della malattia cronica da COVID (6) (long-COVID vedi immagine) e le reazioni avverse segnalate con il vaccino Pfizer (vedi documento “Pfizer”) si vede che c’è una stretta analogia, e che molte di queste possono rientrare nella categoria delle malattie autoimmunitarie. Quindi le reazioni avverse da vaccino potrebbero “mimare” le conseguenze a lungo termine del Covid stesso in persone che sarebbero altrimenti sane se non vaccinate.
Per di più la persona vaccinata che venisse a contatto con le varianti del virus si infetta malgrado il vaccino. Di conseguenza può sviluppare l’infezione e contagiare le persone con cui verrà a contatto. Lo sviluppo dell’infezione può, a causa della debole reazione degli anticorpi vaccinali al virus effettivamente circolante, provocare il cosiddetto potenziamento fatale della malattia (una sorta di recidiva con complicazione grave fatale post vaccino) già osservato nel corso delle sperimentazioni di vaccini contro le prime forme di SARS apparse all’inizio del secolo e per altri virus a RNA (7). Negli studi preclinici a carico degli animali precedentemente vaccinati e successivamente infettati si verificava il potenziamento fatale della malattia che uccideva gli animali consigliando l’interruzione, senza appello, della sperimentazione dei vaccini (8).
L’immunità di gruppo si sarebbe potuta efficacemente raggiungere in modo naturale, come confermano alcuni studi, piuttosto che con la “prevenzione” vaccinale. I soggetti asintomatici sono propriamente quelle persone che, dotate di un sano e robusto sistema immunitario bloccano il diffondersi dei mutanti più aggressivi mentre permettono a quelli non aggressivi, in forma di virus attenuati, di circolare e diffondersi tra la popolazione (9). Queste persone, se lasciate opportunamente circolare e non recluse in quarantena, svolgono il ruolo di vaccinatori naturali. I virus da loro selezionati non causano i tristemente noti effetti infiammatori sulle cellule (effetto citopatico) che conducono alle note complicazioni della covid.
Il confronto con il gruppo dei non vaccinati potrà mettere in evidenza la capacità di questi ultimi di rispondere senza subire il potenziamento fatale della malattia alle varianti in circolazione. I non vaccinati funzioneranno da gruppo di controllo a meno che non si vorrà costringere la totalità della popolazione al vaccino. In questo caso la sperimentazione in atto sulla popolazione sarà priva di gruppo di controllo. La percezione sociale del tutto distorta degli eventi potrebbe portare ad accusare i non vaccinati del protrarsi della malattia. Si dirà che è necessario vaccinare la popolazione rispetto a Covid 21 – 22 – 23…
Un risultato noto sin dai tempi in cui la pratica della vaccinazione si chiamava inoculazione, chiarito da un articolo del 1764, consisteva in un effetto collaterale indesiderato causato dalla pratica dell’inoculazione e consistente in un aumento del tasso di mortalità del vaiolo
Ciò che tende a diffondere il contagio tende anche ad aumentare il pericolo. La pratica dell’inoculazione tende in modo manifesto a diffondere il contagio, in quanto essa produce una malattia contagiosa laddove altrimenti non se ne sarebbe avuta alcuna. Il luogo dove viene effettuata si trasforma così in un centro di contagio, da cui si diffonde con esiti non meno fatali o di minor ampiezza rispetto a un centro di contagio naturale; e quindi evidente che i centri di contagio si moltiplicano a dismisura tramite la pratica dell’inoculazione (10)
Piccola rassegna stampa
Lo strano caso dell’Alto Adige: primo per vaccinazioni completate ma in vetta anche per “attualmente positivi”
La cronaca di questi giorni è sempre più gravida di casi emblematici come quello che segue:
“La variante inglese del Covid-19 fa una vittima, (Ugo Scardigli, 53 anni), in provincia di Caserta, operatore socio sanitario, tra i primi ad essere ammesso alla campagna vaccinale. Aveva contratto la variante inglese. Era stato vaccinato. L’Asl: «La prima dose non aveva ancora prodotto anticorpi a sufficienza»”
ISRAEL NATIONAL NEWS (INN) : “SARÀ UN NUOVO OLOCAUSTO.”
Grave rischio di immunopatologia polmonare
Su nature come già denunciato da Gospanews un importante articolo sul meccanismo della polmonite eosinofila.
LA RIVELAZIONE DEL NEW YORK TIMES. Malattia del sangue dopo il vaccino
Un morto e 36 casi in America di grave malattia del sangue emersa dopo il vaccino, racconta il New York Times. Si tratta di trombocitopenia immunitaria, una malattia autoimmune. Qui affaritaliani riprende l’articolo del NYT.
Qui la letteratura scientifica intorno alla trombocitopenia provocata dalla Covid 19
(1) “Le quasispecie virali sono definite come ‘collezioni’ di genomi virali strettamente correlati, sottoposti a un processo continuo di variazione genetica, competizione tra le varianti generate e selezione delle distribuzioni più idonee in un dato ambiente. Queste distribuzioni di mutanti (definite anche ‘sciami mutanti’ o ‘nubi mutanti’) si generano in cellule e organismi infetti, a seguito della replicazione di virus a RNA e di alcuni virus a DNA”. L. Bolgan
Viral quasispecies
PLoS Genet. 2019 Oct 17;15(10):e1008271. doi: 10.1371/journal.pgen.1008271.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6797082/
Domingo E1,2, Perales C3,4,5
Quasispecies and virus
Eur Biophys J. 2018 May;47(4):443-457. doi: 10.1007/s00249-018-1282-6.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29397419/
Domingo E1, Soria ME2, Gallego I3, de Ávila AI4, García-Crespo C4, Martínez-González B2, Gómez J5, Briones C6, Gregori J7, Quer J8, Perales C9.
A new implication of quasispecies dynamics: Broad virus diversification in absence of external perturbations
Infect Genet Evol. 2020 Mar 9;82:104278. doi: 10.1016/j.meegid.2020.104278.
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Domingo, E., 2020.
Virus as Populations,
Second ed. Academic Press, Elsevier, Amsterdam
(2) van Doremalen N, Lambe T, Spencer A, Belij-Rammerstorfer S, Purushotham JN, Port JR, Avanzato VA, Bushmaker T, Flaxman A, Ulaszewska M, Feldmann F, Allen ER, Sharpe H, Schulz J, Holbrook M, Okumura A, Meade-White K, Pérez-Pérez L, Edwards NJ, Wright D, Bissett C, Gilbride C, Williamson BN, Rosenke R, Long D, Ishwarbhai A, Kailath R, Rose L, Morris S, Powers C, Lovaglio J, Hanley PW, Scott D, Saturday G, de Wit E, Gilbert SC, Munster VJ.
ChAdOx1 nCoV-19 vaccine prevents SARS-CoV-2 pneumonia in rhesus macaques.
Nature. 2020 Oct;586(7830):578-582. doi: 10.1038/s41586-020-2608-y. Epub 2020 Jul 30. Erratum in: Nature. 2021 Feb;590(7844):E24. PMID: 32731258.
https://www.nature.com/articles/s41586-020-2608-y
(3) Karamitros T, Papadopoulou G, Bousali M, Mexias A, Tsiodras S, Mentis A.
SARS-CoV-2 exhibits intra-host genomic plasticity and low-frequency polymorphic quasispecies.
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(10) The Practice of Inoculation Truly Stated, “The Gentleman’s Magazine and Historical Chronicle”, vol. 34, 1764, p.333
Ringraziamenti: l’autore, ringrazia per il prezioso impegno della dott.ssa Bolgan e per aver potuto usare i suoi lavori di revisione della letteratura scientifica reperibili e consultabili gratuitamente a chiunque interessato/a presso https://www.studiesalute.it/.
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