La gioia nel cuore salverà l’umanità

Prepararsi ad essere un movimento di resistenza evoluzionaria

r-evduelumache Autore - Attilio Geva - Oil on canvas

di Alessandro Porcu

Credo di avere uno spirito bambino, umile e coscienzioso, improntato ad una morale semplice capace di distinguere il bene dal male… Con tanti dubbi, tantissima curiosità, ma anche con alcune importanti certezze, i valori ai quali m’ispiro, i valori che ritengo fondamentali, per cultura e per sensibilità. E Dio solo sa quanta pazienza deve avere il mio spirito nel sopportare i miei difetti, quelli che i miei istinti neuronali e genetici interpongono tra il mio pensiero coscienziale e le mie azioni quotidiane. La sua perseveranza e la sua persistenza nell’incessante mutevolezza delle situazioni reali e concrete, sociali, ambientali, hanno tutto il merito della mia “gioia nel cuore”, quella che spesso, anzi quasi costantemente, mi fa ringraziare chi mi assiste e mi fa pregare per tutti, anche per i malvagi, affinchè si convertano in umani buoni e lodevoli, sebbene spesso la cosa appaia, e non solo a me, impossibile. Eppure sono una persona anche parolacciosa, a volte verbalmente violenta, che a fatica riesce a tenere sotto controllo questa non bella qualità, forse apprezzabile sul piano teatrale, ma non nella espressione sociale del vivere quotidiano. Qualità recessiva, ma da domare continuamente. Questo bel quadretto per formare quella che vorrebbe essere un’introduzione prettamente soggettiva della situazione attuale, dell’attualità del nostro mondo: il mio mondismo personale, per così dire. A te, caro lettore, il piacere di poter fare confronti e valutazioni con quelle che fossero le tue credenze, o le tue non credenze, che come ebbi a dire in altro articolo, con riferimento alla comunicazione (1) sono pur esse credenze, poiché credere di non credere è anch’essa una forma di credo, benchè di qualità e sostanza molto diversa, se non addirittura un infingimento, un modo per nascondere, di voler nascondere un proprio credo inconfessabile, indicibile, magari per puro opportunismo sociale, come spesso, purtroppo, lo è il credere, e come se la fede fosse un gioco di simulazione: nessuno ci impone di dire la verità… Anzi, a dirla tutta, oggi è di moda l’imposizione di dire il falso, si vedano – tra le tante – le modalità attraverso le quali, in Italia per esempio, è stata “estorta” la sottoscrizione del “consenso informato”, con riguardo all’obbligo vaccinale, finanche gratificando e lodando chi in realtà avesse sottoscritto il falso, o una dichiarazione non verificata/verificabile!

Nei miei ultimi articoli, pubblicati su questa stessa rivista (2), ho proposto un decalogo con l’intento di suggerire umilmente alcune modalità di superamento dell’attuale instaurazione della gestione distopica della società, che ci sta attualmente conducendo verso quello che ormai in tanti abbiamo chiamato “transumanesimo” e/o “post-umanesimo”. Quì tenterò di offrire un ulteriore argomento di approfondimento sullo stesso tema, divenuto fin troppo importante per essere lasciato totalmente nelle mani dei ricercatori corrotti dalla cultura “dominante/dipendente” e/o del “mainstream informativo”. Per farlo mi avvarrò di un’epistemologia estremamente ridotta e di una forma testuale abbastanza semplice, nella speranza di offrire un buon consiglio e d’incontrare l’attenzione e l’interesse di più lettori. L’obiettivo essenziale di questo articolo, l’enuncio subito, è quello di indicare una strada che ci riporti sul solco di una vera evoluzione umana, (umana ben s’intenda! Non di una nuova specie ingegnerizzata/biorobotizzata), piuttosto che di una “resistenza antisistema” inconcludente, funzionale e facilmente strumentalizzabile dal “mondialismo transumanista”. Volgerò quindi immediatamente al cuore del problema, bastino come argomentazioni di avvicinamento quelle già sviluppate nei precedenti articoli citati in “note e riferimenti”. L’analisi delle modalità di relazione della/nella componente critica/attiva della nostra società diventa di grande importanza per il raggiungimento dell’obiettivo enunciato. Nel cosiddetto movimento di “resistenza” allo sterminio/biorobotizzazione dell’umanità in corso si sono già presentate – in Italia come in altri paesi del mondo – le solite dinamiche divisive, verificatesi in altri periodi storici più o meno recenti, alimentate in buona parte da manovre pianificate dall’élite al potere. Per comprendere quale sia la strada migliore da imboccare per perseguire il nostro obiettivo, proporrei di volgere l’attenzione sulle masse che in vari modi stanno subendo le scelte politiche, sanitarie, economiche e sociali, e che hanno inscenato ad oggi tantissime manifestazioni di dissenso e di resistenza. Veramente tante, ma, evidentemente, non sufficienti a raggiungere l’imbocco di un percorso realmente alternativo e pregnante. Si è verificata una capacità autorganizzativa adeguatamente cosciente della posta in gioco? Sembra ancora di no, per quanti sforzi si siano fatti, non s’intravvede una forza unificatrice abbastanza esplicita e capace di tracciare un percorso che ci possa far uscire definitivamente dall’attuale distopia dispotica. In concreto sembra più realistico ipotizzare che si possa scivolare da un regime distopico ad un’altro che lo sia ancora di più. Le migliaia di rivoli culturali, esperienziali, ideologici e non, si sono avviluppati in un groviglio inestricabile. Negli incontri manca ancora e troppo spesso l’ingrediente fondamentale: l’ascolto. Le nuove guide della politica non si danno- come sarebbe saggio – i tempi, gli strumenti e la preparazione per un rapporto di reale biunivocità e scambio con gli interlocutori, presentandosi, al contrario, di fronte alla massa dissenziente e resistente, con ricette già pronte e decisioni da imporre, così rivelando – spesso e platealmente – intenti manipolatori e condizionanti, dimostrando solo e/o principalmente di voler continuare ad essere referenti incontrastati, o per lo meno facendo percepire fortemente questa sensazione, tanto da destare sgomento e sfiducia. Insomma,vecchie armi machiavelliane che nulla potranno contro chi oggi esercita il potere proprio con quello stesso credo ideologico e una disponibilità organizzativa e strumentale enormemente più sviluppata. La mia idea è che solo con la proposizione di un’ autentica evoluzione coscienziale nelle relazioni, con un autentico rispetto di sé e degli altri, cercato e raggiunto, si possa verificare l’evenienza/evento della crescita di un tessuto sociale capace di centrare i rapporti sull’amore per l’umanità e per il Creato, potendosi costruire in tal modo un’ iniziale ma efficace barriera al disumanesimo che ci sta inondando! Si possa, in altre parole, sviluppare una società che dalle ceneri della cultura scientista (3), riprenda un percorso evoluzionario (4) volto all’accettazione dei limiti che la stessa natura umana impone: una natura integrale che avrà preso le distanze non dal suo prossimo, ma dal sogno eugenetico del quale oggi stiamo subendo il dominio, il suo attuarsi. Convinto, come sono, che solo la gioia nel cuore (5) potrà salvare l’umanità!

Note e riferimenti:

(1) Ci si riferisce alle argomentazioni di Paul Watzlawick ed altri, per le quali “non si può non comunicare”, mutuate -in questo caso- per sostenere che non si possa non credere; (2) si vedano i miei precedenti articoli: “L’umanità contro l’umanità. Come difendersi dalla volontà di suicidio di specie”, su “Sovranità Popolare” rivista, numero 5, 2021 ed “Evolvere veramente. Gli importanti compiti evoluzionari nella società distopica”, su “Sovranità Popolare” rivista, numero 2, 2022; (3) per approfondimenti si consiglia e si veda di F. Tito Arecchi ed Iva Arecchi “I simboli e la realtà. Temi e metodi della scienza”, Jaca Book, 1990; (4) inteso in un’ accezione politico-sociale-spirituale; (5) si veda “Evolvere veramente…”, Op. Cit. (2). (inviato in redazione il 30-08-2022)

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