Perché siamo arrivati a questo punto?

Piccole riflessioni di una persona comune

La paura del tempo

di Carlo Martin

Non aspettatevi una lunga analisi del perché e del per come siamo incappati in questi ormai due anni e mezzo di narrativa propagandistica, quello che cercherò di fare è raccontare in qualche migliaio di battute una splendida serata di chiacchiere avuta con Demetrio Battaglia, il quale mi autorizza a trattare e a scriverne i contenuti salienti e principali. Demetrio Battaglia è uno scrittore (genere fantasy), principalmente un informatico (insegna ai suoi clienti a usare gli strumenti dell’Information Technology) e infine un formatore di meditazione (insegna e pratica dei percorsi di meditazione per giungere alla pura consapevolezza). Ed è proprio nell’ambito della meditazione che l’ho conosciuto e ne ho apprezzato le parole e i concetti espressi. Non fraintendete, non è stata una serata di vestiti comodi, piedi scalzi, e pratiche di respirazione diaframmatica, è stata un’esposizione di temi sulla resistenza consapevole che ognuno di noi dovrebbe prima di tutto focalizzare e poi rendere propri per far fronte al brutto periodo al quale siamo tenuti a rispondere!

Circa 2500 anni fa (gli anni della Grecia antica) nel bacino del Mediterraneo nacque un nuovo modo di guardare il mondo, di pensare, di argomentare e di rapportarsi tra gli uomini. A quel tempo l’uomo uscì dall’epoca della magia e dei sogni, dal camminare al fianco degli Dei e dal sentirsi in sintonia con ogni essere vivente che lo circondava: da qui nacque la Filosofia, in quella età che gli studiosi chiamano “età classica”. In questo nuovo modo di guardare il mondo, era insito tutto il meccanismo mentale che ci permise di giungere fino ai giorni nostri e creare l’Occidente così come lo conosciamo. L’Occidente, ormai, è diventato un modello che possiamo chiamare Globalizzazione e che pervade tutto il mondo: un successo da questo punto di vista. Ma è veramente stato un successo aver annichilito ogni altro modo di pensare, ragionare, intendere il mondo? La sensazione, senza sé o senza ma, è che il “sistema”, così costituito, stia scricchiolando non poco, per finire, collassato su sé stesso portandosi dietro tutto ciò che lo ha costituito e alimentato fino ad ora. Dai tempi dell’Illuminismo (movimento politico, sociale, culturale e filosofico che si sviluppò in Europa nel XVIII secolo) che spazzò via le ultime tracce di religione come Idea di trascendenza e contatto con il divino, ad oggi, qualcosa è cambiato e non in positivo. Come se l’aver imposto al mondo intero la visione aristotelica, senza nulla togliere al grande filosofo e scienziato greco, ma impoverendo e degradando questa stessa visione, instaurando il capitalismo più sfrenato possibile, fosse l’unica via che ci avrebbe portato ogni beneficio possibile. Questo modello “democratico” in realtà ha solo gerarchizzato l’intero globo, nel quale una minuscola parte di persone detiene ricchezze, beni e potere a discapito dei molti che non hanno di che mangiare o ormai vivacchiano. Aristotele, metteva al primo posto la tirannia come peggior governo possibile, ma al secondo metteva la democrazia e non a caso gli stessi greci che hanno inventato questa forma di governo l’hanno applicata più tardi possibile: sapevano che questa aveva i suoi limiti. Una finta democrazia che non è altro che una tirannia camuffata, nella quale governi e parlamenti lavorano per creare leggi inique, per favorire quella minuscola accozzaglia di riccastri, di oligarchi o filantropi che si dicono pronti a fare il bene comune e mentre lo dicono sorridono e si fregano le mani. Se provi a contraddire o a non essere d’accordo, mettono in campo la censura o peggio ancora la forza espletata dall’esercito.

Così è andata prima del 2020 e durante l’inizio dell’era delle pandemie la situazione è peggiorata, ma la domanda è, chi vuole ritornare a prima dell’inizio di questa farsa pandemica? Chi corre o farà di tutto per ritornare alla stessa situazione pre-pandemica vuol dire che non ne ha avuto abbastanza e forse l’unica maniera per porre le persone di fronte al bivio e scegliere un modello umano e non turbo capitalistico, sarà una guerra civile. Al di là di quello che comporta la guerra e di cosa si stia verificando a poche migliaia di km da noi, tra Russia e Ucraina: la guerra non è mai piacevole, fa morti, crea danni, ma alla fine ha quasi sempre ristabilito un equilibrio e resettato situazioni difficili e non gestibili. Quanti di noi sono pronti a ciò?

Cosa ha portato le persone a cedere, ad accettare ricatti morali, fisici e sociali? Cose che i nostri vecchi, molto probabilmente, non avrebbero mai e poi mai accettato neanche per scherzo. Non avrebbero accettato di discriminare i propri simili, o tenerli fuori dalla società, o peggio ancora dal lavoro così da non permettergli il sostentamento della famiglia. Quello che ha portato la maggior parte di noi, dei nostri simili ad accettare queste illogiche regole, questi “pericolosi” trattamenti sanitari, questo transumanesimo accompagnato da bandierine LGBT con la scritta “Andrà tutto bene” o dal “vogliamoci bene” o “l’Italia riparte con un fiore”, è stata la paura. Paura che deriva dal latino pavor, la stessa radice che da origine alla parola pavimento, infatti quando abbiamo paura ci sentiamo, appunto, schiacciati al pavimento, atterriti. E qual è il principale intento dell’uomo? Elevarsi, esattamente il contrario di essere schiacciati a terra. Il tutto poi condito dal distanziamento sociale. E chi gestisce ancora il “gioco” lo sa bene questo e a quel punto quando avranno in mano la tua psiche ti faranno fare ciò che vogliono. Non si arriva alla paura così dall’oggi al domani, si arriva per il fatto che prima ci sono delle situazioni che spianano il terreno a questa emozione NEGATIVO-DISTRUTTIVA. L’attaccamento, per esempio, determina la paura. Attaccamento ai nostri oggetti, alla nostra casa, persino in amore, al proprio partner. Allora ecco che da chi ha in mano la cloche del gioco, arriva l’imposizione del distanziamento, o a toglierci il lavoro perché non sottostiamo ai ricatti. Se andiamo ancora a un livello superiore, cos’è che determina questo attaccamento? La stessa sensazione, per esempio, che ci fa uscire dalla concessionaria con l’auto nuova fiammante e ci rende felici temporaneamente finché non soddisferemmo ulteriormente questo vuoto con altre cianfrusaglie e oggetti? L’Avida, l’ignoranza, l’inconsapevolezza, la radice di tutti i mali: il non vedere la nostra natura interiore. Se avessimo coscienza di noi stessi, consapevolezza della natura umana che è una natura immortale e che dura da millenni, potrebbero imporci di tutto ma non cadremmo nell’accettazione di ricatti o imposizioni scellerate e dettate da un pugno di potenti che decidono il destino dell’universo.

Questo periodo di sofferenza, grazie a Dio, ha portato alcuni di noi a oltrepassare la linea di minor resistenza (quella situazione nella quale per non uscire dalla zona di comfort siamo disposti ad arrivare a un compromesso, anche se a noi sfavorevole), ci ha permesso di riprenderci in mano la vita e di tirar fuori il meglio da un brutto periodo: ecco la nascita di gruppi che condividono le stesse idee, la nascita di progetti di istruzione parentale per consentire ai nostri figli un’istruzione adeguata e non quella decisa a tavolino dai potenti per la nostra ormai distrutta scuola pubblica, l’aiutarsi in situazioni economiche difficili in cui potremo incappare, autodeterminarsi e ritornare a studiare la vecchia, ma importante, educazione civica per ristabilire diritti e doveri.

Dobbiamo cambiare, “alzare il culo dal divano comodo” (senza offendere nessuno, riguarda da vicino anche me), smettere di delegare, essere frugali e parchi, perché nel 2022, per esempio, non è possibile che circa 4 miliardi di persone producano cibo per 12 e i restanti 4 vivano situazioni al limite della fame o della malnutrizione. Come non è possibile che dei filantropi o politici decidano per quante persone sia progettato questo pianeta.

Io credo che l’uomo, o per consapevolezza o per sofferenza, condizioni che prima o poi la vita gli farà vivere, si riprenderà tutti gli spazi perduti e che ha lasciato che altri gestissero. La Natura alla fine prevarrà sempre e vincerà su tutto.

E come dice Demetrio, buon Numen a tutti. (Demetrio descrive il Numen come eggregore o forma di pensiero che stiamo tutti alimentando con i nostri più sani propositi)

Un ringraziamento particolare va a Demetrio Battaglia per la disponibilità.

 

 

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