Tel Aviv: “vogliamo più terra per Israele”

Con il minor numero possibile di arabi dentro

il progetto della pulizia etnica di Israele

di Maurizio Torti

L’intercettazione e la pubblicazione dei piani segreti di Israele, in merito alle strategie di guerra contro la popolazione palestinese residente nella Striscia di Gaza, sembra aver suscitato molto clamore. Svelato il segreto più studiato al mondo.

Il documento segreto è stato pubblicato, una settimana dopo l’attacco di Hamas, dal media israeliano Mekomit.

Lo stesso documento è stato analizzato da un funzionario del Ministero dell’Intelligence ed è stato dichiarato autentico. 10 pagine in cui delineava l’espulsione della popolazione palestinese di Gaza nel nord del Sinai, in Egitto.

La strategia era definita in 4 importanti fasi:

1. Ordinare ai civili palestinesi di lasciare il nord di Gaza prima delle operazioni di terra;

2. Operazioni terrestri sequenziali (raid bombardamenti) dal nord al sud di Gaza;

3. Lasciare liberi i corridoi attraverso il valico di Rafah;

4. Costruire tendopoli nel nord del Sinai e costruire città per reinsediare i palestinesi in Egitto

Dopo la pubblicazione e l’intervento dell’intelligence di Tel Aviv, Mekomit che originariamente ha pubblicato il documento riferisce che i documenti del Ministero dell’Intelligence sono consultivi e non vincolanti per l’esecutivo.

Qui il link al documento completo (in ebraico)

La pubblicazione del documento ha certamente influito sulla questione palestinese, da oltre mezzo secolo storici, analisti e alcuni giornalisti hanno denunciato questa strategia in modo chiaro dal 1987 con l’inizio dell’Intifada, la rivoluzione palestinese.

Nei primi mesi dell’Infidada palestinese contro l’occupazione israeliana, Rabin, in quegli anni Ministro della difesa di Israele, ordinò ai militari: “Ai palestinesi bisogna spezzare le braccia e le gambe”.

Rabin comprese dell’impossibilità di spegnere la rivolta palestinese contro l’occupazione israeliana e nel 1992, rieletto primo ministro e promotore di un processo di pace israelo-palestinese firmò diversi accordi storici con la leadership palestinese nell’ambito degli accordi di Oslo. A Rabin nel 1994 gli viene assegnato il Premio Nobel insieme a Peres e Arafat. Nel novembre del 1995 è stato assassinato da un estremista di destra di nome Yigal Amir, un fanatico? NO, la mano degli oppositori agli accordi di Oslo.

Nei primi 36 mesi mesi di Intifada, negli anni dal 1988 al 1991, Israele ha testato ogni tipo di arma per fermare i palestinesi, ha effettuato migliaia di arresti, costruito nuove carceri nel deserto del Sinai, abbattuto migliaia di case, ucciso, torturato, ricattato, espulso centinaia di migliaia di palestinesi che non hanno riconosciuto il diritto al ritorno.

In quegli anni, l’IDF, i servizi segreti e gli squadroni della morte dei settlers, coloni, hanno sistematicamente reso la vita quasi impossibile per ogni cittadino palestinese. Per anni la popolazione palestinese veniva”governata” da leggi militari”, dalla produzione di pomodori al diritto all’istruzione. Elencare tutt le forme di repressione adottate da Israele contro i palestinesi è un’opera immensa e qualcuno un giorno lo farà, perchè tutto e documentato, la memoria non puoi arrestarla e non è possibile cancellare l’identità di un popolo.

Solo alcune delle politiche attuate da Israele fanno comprendere il reale obiettivo di Israele: “vogliamo più terra per Israele con il minor numero possibile di arabi dentro”.

Alcuni esempi di leggi repressive.

Il divieto di costruire edifici a due piani, in vigore nei territori occupati della Palestina, poi rimosso, non era una legge militare per rispondere alla sicurezza nazionale ma un piano architettato per erodere l’economia locale, essendo i palestinesi grandi coltivatori e con famiglie numerose, con il passar del tempo, costruendo una casa per i propri figli, ben presto non hanno avuto più terra da coltivare.

La costruzione illegale degli insediamenti, basta vedere una semplice cartina, (qui interattiva) sono tutti posizionati in luoghi strategici, snodi stradali importanti, sulle alture delle colline e hanno completamente circondato quei restanti fazzoletti di terra che le organizzazioni internazionali hanno definito territori palestinesi.

Da segnalare, l’assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosce alla Palestina lo status di Stato non membro Osservatore Permanente.

Dal 1988 al 2000, i coloni israeliani utilizzavano per i trasferimenti in automobile le strade palestinesi, lentamente, Israele ha modificato la morfologia di questi territori, oggi i palestinesi, quando, autorizzati da Israele, possono spostarsi in automobile, sono costretti a percorrere le strade, se ci sono, l’unica alternativa sono le strade percorse abitualmente dai coloni.

Israele è stato denunciato, con ampia e provata documentazione, da Amnesty International, di attuare politiche di apartheid nei confronti del popolo palestinese.

Oggi gli insediamenti dei coloni, sul territorio della Palestina, definiti dalla Nazioni Unite illegali, sono un problema ma non irrisolvibile.

Ancora oggi, la magior parte dei politici italiani e internazionali alla domanda: come si può risolvere il conflitto israelo-palestinese?

La risposta: “Emh… ma … la situazione è complessissima”.

La verità è un’altra, la soluzione contrariamente come narrano i media internazionali è assolutamente semplice, ritiro delle forze militari di occupazione israeliane entro i confini del 1967. Smantellamento di tutti gli insediamenti illegali costruiti sul territorio della Palestina.

Creazione di uno Stato di Palestina sovrano, con Gerusalemme Est la sua capitale, con propri confini, con possibilità di sviluppare un propria economia, lavorare la propria terra ed avere una continuità territoriale con la Striscia di Gaza. In questo caso la continuità territoriale con la Striscia di Gaza può essere realizzata semplicemente con una strada veloce che passa nei territori di Israele ma con l’obbligo del tragitto solo da o verso Gaza. L’esempio da studiare è il vecchio “Transit” che si percorreva per raggiungere Berlino, quando cera il muro.

I vari leader israeliani, insieme a i palestinesi hanno firmato numerosi accordi, avviato negoziati nel formato di 3, 4 e 5, chi dice che sono falliti dice il falso, perchè Israele non ha mai espresso una politica favorevole ad uno Stato riconoscendo pari diritti per ogni suo cittadino e non ha mai espresso la volontà politica di accettare la creazione di un Stato di Palestina.

In sintesi, Israele risponde sempre NO! L’obiettivo strategico è: “vogliamo più terra per Israele con il minor numero possibile di arabi dentro”.

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