La tavola di Cebete

Un dialogo per la ricerca della felicità nella vita

Tavola Cebete

di Carlo Martin

Con questo articolo racconterò la folgorante scoperta dell’esistenza di un libro attribuito convenzionalmente all’omonimo filosofo greco (allievo di Socrate), anche se l’opera proprio per il suo insegnamento della spiritualità con razionalità è più probabilmente assegnata a un filosofo stoico contemporaneo a Marco Aurelio. Siamo quindi come collocazione storica attorno ai primi 200 anni della cosiddetta era volgare o del dopo Cristo.

Questa mia folgorazione la devo a una delle tante interviste che seguo nel canale di Beatrice Silenzi. L’intervistato Michele Putrino, esperto in leadership e nel raggiungimento della libertà e serenità tramite gli insegnamenti dello Stoicismo, spiega in maniera molto chiara e appassionante questo scritto. L’opera, spesso accompagnata al Manuale di Epitteto, è molto usata nella scuola per la formazione e l’edificazione morale della classe aristocratica europea ed anche araba dal 1400 fino alla prima metà del 1800 e poi pian piano viene posta in un cassetto fino ad essere dimenticata. Per pura coincidenza, visto gli argomenti trattati, oggi non è neppure conosciuta negli ambienti accademici. Il testo è affascinante e ricorda molto il viaggio della Divina Commedia di Dante e Virgilio nell’inferno, purgatorio e paradiso, anzi non si potrebbe escludere che Dante abbia avuto qualche influenza dalla Tavola di Cebete per la stesura della sua opera.

Il bello di questo libro è che lo si può leggere a modo di racconto, o di favola; la tavola rappresenta una “pittura della vita umana” del viaggio dall’inizio della vita, ai progressi e alla sua fine. Narra di due giovani che a spasso per il mondo antico (non è specificato quale città) si imbattono nel tempio del Dio Crono. Trovandosi in difficoltà per la stranezza delle immagini rappresentate nella tavola che si son fermati a contemplare nel tempio, un vecchio del luogo farà da cicerone, spiegando loro le scene allegoriche del dipinto, trattandosi di un viaggio a tappe nel male e nel bene nel decorso della vita umana.

Nella tavola è raffigurato un recinto che al suo interno ne contiene altri due, in ogni recinto si entra tramite una porta. Partendo dal basso a destra c’è una gran folla che si accinge a entrare: stanno entrando nella Vita e ricevono da un anziano, il Genio, una pergamena che indica la strada corretta nella vita, il principio direttivo o lo spirito guida. All’ingresso del primo recinto troviamo la Frode (o Impostura) che porge una bevanda da sorseggiare che rappresenta l’errore e l’ignoranza: in sostanza dice di non seguire lo spirito direttivo ma di seguire gli impulsi, l’emotività nella vita.

Dietro la frode, più al centro del primo recinto, troviamo lo Stuol di Meretrici (i loro nomi sono Opinioni, Brame e Voluttà) che prometteranno ai nuovi viaggiatori una vita avvantaggiata. Subito dopo incontriamo la Fortuna, una donna alata, cieca, pazza e anche sorda. Se ne sta sopra un masso tondo, indice che il suo dono non è sicuro e stabile: chi si presta a lei si trova a patire disillusioni enormi e amare. La gran calca che è sotto la Fortuna sono gli Inconsiderati, ovvero coloro che non sono amati dalla stessa e non riescono a ottenere i piaceri dalla vita. Continuando sempre nel primo recinto in basso a sinistra troviamo altre Meretrici (Incontinenza, Prodigalità, Ingordigia e Lusinga), all’interno di una cupola con delle colonne, che, spiando ciò che i nuovi entrati hanno ottenuto dalla Fortuna, prometteranno di godere una vita piacevole, senza fatica e priva di dolore. Quando alla fine dopo aver sperperato tutto ciò che la Fortuna ha dato commettendo azioni di ogni genere (furti, rapine, tradimenti e altre scelleratezze) finendo in miseria e nella sofferenza, si è consegnati alla Penitenza, rappresentata con una frusta in basso a sinistra del primo recinto.

Fin qui si capisce che molti rimangono imprigionati in questo primo recinto dove potrebbero rimanere per tutto il resto della loro vita, causa aver dato retta all’Impostura e ai valori effimeri della vita e a tutto quello che ne è derivato. Potrebbero, appunto, rimanerci per sempre finché per loro volontà non gli vada incontro la Conversione e riescano a continuare il cammino verso il secondo recinto. E così ecco che si incontra la Sapienza Menzognera che ci introdurrà nel secondo recinto che racchiude gli amanti della falsa Cultura, i quali son ingannati d’intrattenersi con la vera Cultura. Sono quelli che credono che il sapere sia quanti titoli hai o cosa rappresenti tipo poeti, astronomi, filologi e musicisti. Sono quelli che dicono con superbia “Io so perché sono… o Io so perché ho studiato…” Infatti in questo cerchio si incontrano lo Stuolo dei Folli Amatori del falso sapere che sono rappresentati da tutte le persone a sinistra che hanno in mano uno strumento musicale, una tavola o il mappamondo.

Ma ecco che un non sentirsi bene, a proprio agio porta a proseguire verso quello che è il terzo e ultimo cerchio o recinto, quello della vera Cultura, quello che dovrebbe essere il vero obiettivo dell’uomo. Prima di entrare però dobbiamo attraversare un percorso difficile e tortuoso, pieno di rocce e strapiombi, nei quali si può cadere come mostrato alla destra del secondo recinto. Ma ce la possiamo fare da soli? No! Infatti con l’aiuto delle due sorelle Continenza e Tolleranza, le quali ci esortano ad avere coraggio e a non temere, che con un po’ di pazienza ancora, poi la strada si farà più dolce, riusciamo ad arrivare alla porta del terzo cerchio. E qui incontreremo la Verace Sapienza che, al contrario della Fortuna incontrata nel primo recinto, sta in piedi su una roccia rettangolare, segno di sicurezza, stabilità e fortezza. La vera cultura ci introdurrà in un mondo più semplice come dimostrano gli abiti e gli ornamenti delle persone che compaiono in questo cerchio; vedremo il Drappello di Virtù, a destra del cerchio, le quali ci consegneranno le principali virtù che servono nella vita e che sono la Fortezza, la Giustizia, la Temperanza e la Saggezza, che daranno un senso a quella pergamena ricevuta dal Genio prima di entrare nel primo cerchio. Queste virtù e lo spirito guida ci condurranno al centro del cerchio dalla Felicità che ci incoronerà alla fine di questo viaggio.

Come ultima tappa all’interno di questo livello, alla sinistra, si possono vedere due donne che portano a braccetto una terza persona e che rappresentano appunto le Virtù che mostrano al Beato gli infedeli. Queste infatti fanno vedere al beato i precedenti livelli e come sono intrappolate le persone nelle loro illusioni, avidità, errori e ignoranze, dalle quali non se ne esce se non solo con la forza di volontà. Infatti quest’ultimo livello non è molto frequentato, pochi arrivano e possono vedere i due livelli precedenti.

Credo che questo testo, magari con una bella gigantografia della Tavola, debba ritornare in uso nelle nostre scuole. Mi azzardo a dire che già dalle scuole elementari potrebbe essere trattato come racconto fantastico proprio per le allegorie e le immagini in essa contenute e con dei buoni insegnanti in grado di spiegare questo viaggio che alla fine è la vita. Forse sono un sognatore, ma il bambino che è in me non ha mai smesso di sognare e “pretendere” un mondo diverso da quello che abbiamo e che è possibile anche in poco tempo se tutti lo volessero.

Non posso comunque fare a meno di fare alcune considerazioni e confronti con l’era attuale e con questo testo di 2000 e rotti anni fa. Mi domando se 2000 anni fa erano più intelligenti oppure anche loro stavano cercando di dare un senso all’esistenza. Trovo delle similitudini così eclatanti che quasi quasi si dovrebbe spedire una copia del testo e della tavola ad ogni politico, rappresentante delle istituzioni, fanta virologo e perché no anche ai filosofi e acculturati di questo paese.

La parti che mi hanno colpito e che porto anche ai giorni nostri sono le seguenti:

– Il Genio che ci consegna la pergamena con già tutti gli elementi per vivere la vita, come se appena nati avessimo già gli strumenti per passare in tutti i recinti o cerchi senza essere ammaliati dalle voluttà che si presentano nella vita stessa.

– L’impostura che ci porge la sua bevanda, magari dolce e buona da renderci dipendenti alla sensazione del piacere e che ci fa dimenticare quella pergamena ricevuta precedentemente.

La Fortuna, con quel suo carattere instabile e illusorio: con una mano dà, con l’altra toglie e dà ad altri le stesse illusioni, tutto a casaccio senza una regola o organizzazione.

Il cerchio della falsa cultura che per me è stato folgorante: qui ci possiamo racchiudere tutti i personaggi che si sono succeduti nei vari canali televisivi e anche su giornali e riviste in questi due anni e mezzo. Medici, infermieri, virologi, ma anche filosofi che hanno sputato sulla Scienza, sulla vera Scienza, con superbia e strafottenza, senza rispettare le idee di chi, per paura o per dubbi e perplessità, non si è prestato alla loro scienza, al loro dispensare consigli o ordini per poi cambiare idea, come stiamo vedendo in queste settimane (quasi quasi dire avevano ragione i complottisti). Credo che questo livello sia il livello nel quale attualmente c’è tutto il mondo, così a mio sentire.

Quello che dà fiducia per l’uscita dall’era delle pandemie e delle emergenze (finte?) è l’esistenza del terzo livello, quello della vera sapienza. Almeno so che sarò ripagato, forse, dopo un percorso tortuoso ma che rappresenta la vita di ognuno di noi bene o male.

Infatti io mi reputo, in quella parte della tavola, tra il secondo e il terzo livello, intento a salire il dirupo, scalare la montagna con i massi e ogni tanto immagino la Continenza e la Tolleranza che mi dicono “forza su che ce la fai, ancora un po’ dai su”. E credo che molti di noi si riconoscano in questa parte della tavola, anzi penso che i primi due livelli, vedendo come stiamo messi oggi, occupino i 2/3 della vita di una persona, per poi un giorno, magari con barbe bianche, denti cadenti, tutti ricurvi e con il bastone della vecchiaia, rendersi conto degli errori fatti, di illusioni seguite e dell’ignoranza che avevamo. Beh va bene anche così, fossero 5 minuti da passare anche nel terzo livello, per poi spirare l’ultimo respiro in questa breve esistenza, va bene così. L’importante è ambire al terzo livello, il livello della felicità, nel quale è rappresentata la Vita, senza sé o senza ma, senza fronzoli o abbellimenti che non servono.

Buon viaggio a tutti.

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