L’Italia cambia idea sulla vendita della raffineria Lukoil in Sicilia

Washington non è soddisfatta dell'imminente accordo e suggerisce prudenza

Lukoil. Raffineria Sicilia

La notizia è riportata solo dal Financial-Time.

Negli ultimi mesi, i sindacati e i lavoratori della Lukoil, raffineria dislocata in Sicilia, e al 100% di proprietà della Federazione della Russia, hanno espresso molte preoccupazioni per la decisione, da parte del governo italiano, di mettere in vendita un asset strategico. Secondo il quotidiano, Washington non è soddisfatta dell’imminente accordo. Gli Stati Uniti hanno sollevato sospetti sull’acquirente dell’asset – la società cipriota GOI Energy. Gli USA ritengono che possa essere legata alla Russia ma alcuni strilloni italiani affermano di essere pronti per vendere ad una società israeliana, sempre la GOI Energy.

È possibile non riuscire a chiarire in modo definitivo chi sono realmente i proprietari e la provenienza dei fondi della GOI Energy?

Cosa è la Lukoil

La raffineria siciliana della Lukoil è la più grande dell’Europa occidentale. Fornisce un quinto della capacità dell’Italia. Dopo l’imposizione di sanzioni anti-russe, l’Italia non ha scelto di nazionalizzare la raffineria, ma ha incaricato alcuni dirigenti di esaminare a fondo qualsiasi accordo e se il caso, di bloccare la cessione.

Nonostante ciò, la società russa è riuscita a trovare un acquirente disposto a pagare 1,5 miliardi di dollari. Finora l’accordo è stato ritardato con il pretesto di valutare i rischi della vendita dell’impianto strategico.

Non a caso, la vendita di un asset così importante per l’economia italiana, supervisionato, privatamente, dalla Casa Bianca preoccupata della vendita del sito di proprietà russa a un fondo poco conosciuto di Cipro.

La Lukoil ha accettato a gennaio di vendere la sua raffineria siciliana a GOI Energy, una filiale di recente costituzione del gruppo cipriota di private equity Argus.

L’operazione da 1,5 miliardi di euro ha superato due offerte, quella statunitense della Crossbridge Energy Partners e della Vitol. La transazione doveva chiudersi entro il 31 marzo, ma i funzionari italiani vogliono esaminare i dettagli importanti e il governo statunitense ha chiesto informalmente a Roma di confermare che non c’è alcun coinvolgimento russo in GOI Energy.

La raffineria può lavorare 320.000 barili di petrolio al giorno. In un primo momento, dopo il 24 febbraio 2022, il governo italiano ha rinunciato a nazionalizzarla, ma l’ha posta sotto un’amministrazione fiduciaria temporanea, dandole il diritto di veto su qualsiasi accordo di vendita che possa mettere a rischio le operazioni o i posti di lavoro.

Il co-responsabile del trading petrolifero, Ben Luckock, ha incontrato i funzionari italiani pochi giorni fa per “rispondere ad ulteriori domande”, ma ha detto che l’incontro è stato “positivo” e che il processo va avanti. GOI Energy è gestita dall’amministratore delegato Michael Bobrov, che era a capo delle operazioni di Trasfigura in Israele.

Un funzionario italiano e una persona vicina a GOI Energy si sono detti “ottimisti” sull’approvazione dell’accordo entro la prossima settimana.

Il Dipartimento di Stato americano ha rifiutato di commentare qualsiasi comunicazione tra funzionari statunitensi e italiani in merito all’accordo. Ha aggiunto che la Lukoil e le sue attività italiane non sono soggette a sanzioni statunitensi, ma ha sottolineato la necessità di controllare qualsiasi transazione che coinvolga beni energetici russi.

“È importante riconoscere che il governo russo lavora in modo particolare sia negli Stati Uniti e sia Europa, specialmente per quanto riguarda le società sottoposte a sanzioni, quindi questi casi devono essere trattati con la massima attenzione e sicurezza”, ha dichiarato il dipartimento statunitense.

GOI Energy affrma di aver fornito al governo italiano tutte le garanzie sulla governance, sulla produzione, sulla continuità finanziaria e occupazionale e sulla sicurezza energetica.

Ha negato categoricamente qualsiasi coinvolgimento russo nel suo finanziamento o nelle sue operazioni, affermando che il suo mix di investitori è “esclusivamente greco, israeliano e cipriota”. Ha aggiunto che il presidente di GOI Energy, Christodoulos Damianou, è il console dell’Ucraina a Cipro. Ma due persone informate sui colloqui hanno detto che i funzionari italiani sono ancora preoccupati per alcuni aspetti della transazione. Un alto dirigente italiano del settore energetico ha affermato che è preoccupante che “un gruppo di investitori sconosciuti, che gestisce un’entità di nuova creazione da Cipro, possa acquisire un asset ritenuto strategico da Roma”.

Un portavoce del governo italiano ha rifiutato di commentare.

 

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