Fughe deliberate di informazioni “segrete” a cura del New York Times

Non ha ancora un volto l'America che vuole i negoziati

The Pentagon Papers

di Maurizio Torti

Alla fine della scorsa settimana, sono stati pubblicati sul web documenti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, della CIA e della NSA. Presumibilmente forniscono informazioni segrete in un momento molto delicato del conflitto, mettendo a rischio la controffensiva dell’esercito ucraino. I documenti descrivono dettagliatamente la situazione al fronte. Alcuni analisti non sono convinti della loro autenticità e evidenziano dubbi sia nella forma sia nel contenuto. La maggior parte delle informazioni fornite non è aggiornata anche se su i documenti è riportata la data del 1° marzo 2023. Nonostante l’allarme e la ricerca su come e chi abbia fatto trapelare la documentazione e la preoccupazione di tutte le agenzie di sicurezza degli USA, c’è stata una nuova fuga di notizie, questa volta per la sorveglianza, attuata da agenzie americane, nei confronti di leader di altri Paesi.

Quali sono gli obiettivi di chi ha organizzato le “fughe di notizie” e chi sono i possibili beneficiari?

La prima fuga contiene oltre cinquanta foto di mappe e dossier, pubblicate all’inizio di marzo da un utente anonimo della piattaforma Discord nella comunità dei fan del gioco Minecraft. Un mese dopo, alcuni redattori del New York Times li hanno ricevuti per poi comunicare al mondo il loro ritrovamento. Forse è solo un puro caso che la pubblicazione di questi documenti ha preceduto di poche ore la dichiarazione del Segretario di Stato americano Anthony Blinken, in cui prevedeva l’inizio della controffensiva ucraina “entro le prossime settimane”. Gli articoli del NYT coincidono anche con le informazioni pubblicate sulla stampa secondo cui le esercitazioni NATO “Defender 2023”, previste per la fine di aprile, potrebbero diventare una copertura per un’operazione e rafforzare le azioni dell’esercito ucraino.

Nessun sistema di sorveglianza o di sicurezza aveva segnalato la presenza di questa documentazione su server pubblici già dal mese di febbraio? Un evento simile è stato registrato nel 2017, un esperto di sicurezza informatica aveva scoperto 30 gigabyte di documentazione ufficiale del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti su un server pubblico. La reazione è stata immediata e il server chiuso, oscurato per il tempo necessario a chiudere la “falla”.

Nella storia degli Stati Uniti, questa non è la prima volta di una fuga di informazioni ritenute segrete, da ricordare i Pentagon Papers. Il New York Times è il quotidiano con maggiori ed efficaci collegamenti con le agenzie di intelligence americane. Negli ultimi due anni, il giornale ha ripetutamente fatto riferimento a “fonti anonime” nella sua copertura del conflitto e in generale della Russia. Sono stati dipendenti anonimi a raccontare al NYT che i servizi segreti russi avrebbero pagato i militanti talebani per l’uccisione di soldati americani in Afghanistan. Le stesse fonti hanno fornito ai giornalisti informazioni su i presunti “crimini dei soldati russi a Bucha”.

Sempre il NYT, attento all’attualità e a eventi di un certo rilievo, è stato il primo quotidiano a scrivere e raccontare in un rapporto, del sabotaggio del NordStream, per mano di un “gruppo filo-ucraino”, finanziato da un imprenditore ucraino. È molto probabile che i documenti pubblicati abbiano già raggiunto un obiettivo importante, tutta la stampa mondiale ne parla, il dibattito pubblico è polarizzato sul ritrovamento della documentazione e la fuga di notizie dal pentagono.

Quali altre motivazioni possono creare fughe di notizie?

Potrebbe esserci un uso politico dato l’attuale caos politico negli Stati Uniti, si può presumere pienamente che questi documenti siano stati pubblicati per ridurre il coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto ucraino.

C’è anche un obiettivo strategico militare, potrebbe essere l’inizio di una exit strategy degli USA, non completamente ma la documentazione ha reso ancora più difficile la controffensiva ucraina, quindi annullarla o rimandarla. La fuga di notizie per ritornare alla realtà e ammettere l’impossibilità di aumentare l’intensità del conflitto, avviando una offensiva ucraina, criticata come scrive il washingtonpost, molto critico e dubbioso sulla controffensiva ucraina.

Gli Stati Uniti dubitano che la controffensiva ucraina produrrà risultati importanti e il contenuto dell’articolo è chiaramente in contrasto con le dichiarazioni pubbliche dell’amministrazione Biden sulla vitalità dell’esercito ucraino e probabilmente incoraggerà i critici che chiedono negoziati per porre fine alla guerra.

Secondo alcune valutazioni dell’intelligence statunitense, contenute nella fuga di documenti riservati, queste rivelano le perplessità di Washington sullo stato della guerra.

Sul fronte di guerra, l’esercito ucraino accumula mezzi e uomini nella regione di Cherson, probabilmente le intenzioni sono di attaccare le postazioni russe ma in mezzo c’è il fiume Dnper, una difesa naturale, prima delle postazioni dell’esercito russo. Le difficoltà dell’Ucraina nell’ammassare truppe, munizioni ed equipaggiamenti, non sufficienti, potrebbero far sì che le sue forze armate rimangano “ben al di sotto” degli obiettivi originari di Kiev per la prevista controffensiva volta a riconquistare le aree controllate dai russi.

Un altro aspetto interessante sulla fuga di notizie è stata la sorpresa, gli USA e i servizi di sicurezza hanno avuto un ruolo, dall’inizio del conflitto, assolutamente opposto e mai si è verificata una debolezza nel sistema di sorveglianza. Altro colosso dell’informazione USA, Bloomberg definisce la fuga di informazioni una delle più importanti nell’ultimo decennio. È importante sottolineare, la documentazione non contiene informazione sui piani segreti della controffensiva ucraina.

Sfogliando la documentazione, alcuni dossier, contrassegnati dalla dicitura “Top Segret” contengono dei commenti che citano la provenienza delle informazioni da “fonti aperte” Basta navigare un po’ nel web, in modo particolare seguire alcuni canali Telegram e è evidente la quantità di informazioni estraibili dai canali gestiti da giornalisti, blogger e militari ucraini.

È questa l’attendibilità delle informazioni?

Solo due giorni fa, avviene una nuova fuga di notizie. È la stessa mano? Fa parte della stessa strategia? La manina racconta della sorveglianza a tutto campo delle agenzia di sicurezza americane. Di per sé, questa informazione non è sensazionale, soprattutto dopo che si è scoperto che per diversi anni l’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha ascoltato le conversazioni di un certo numero di politici europei di primo piano, tra cui Angela Merkel e Frank-Walter Steinmeier. Degno di nota è l’elenco di questi paesi: Corea del Sud, Israele, Ucraina. È una sorpresa apprendere che il presidente dell’Ucraina Zelensky era sorvegliato dagli amici?

Non importa quanto siano affidabili i dati trapelati, sono certamente dannosi per Kiev, non per l’efficacia delle azioni militari ma in quanto minano ulteriormente la fiducia nella continuazione dell’assistenza americana. Allo stesso tempo, questa situazione mostra quanto sia alta la posta in gioco della Casa Bianca sulla presunta controffensiva ucraina e quanto tempo sia rimasto per la sua attuazione, oppure verrà annullata?

Se le fughe di notizie, indipendentemente dalla veridicità delle informazioni, sono state compiute da rappresentanti della comunità dell’intelligence americana, ciò potrebbe ancora una volta segnalare un confronto interno all’interno della classe dirigente riguardo al futuro del conflitto ucraino.

La storia degli Stati Uniti conosce molti esempi in cui i problemi politici interni sono stati risolti attraverso tali fughe di notizie, ricordiamo gli anni ’60, durante la guerra del Vietnam. I “Pentagon Papers” del giornalista Daniel Ellsberg furono pubblicati sul New York Times, che screditò il partito della guerra di Washington. Oggi, sullo sfondo del confronto più difficile all’interno degli Stati Uniti, queste fughe di notizie mostrano i possibili sforzi dell’opposizione contro la guerra all’interno del Pentagono e della comunità dell’intelligence. L’amministrazione Biden ad oggi non ha cambiato la sua strategia di prolungare il conflitto, forse per questo motivo continua ad opporsi a qualsiasi trattativa di pace.

Ad oggi non sono chiari i beneficiari delle due fughe di notizie, c’è ancora da superare la sorpresa ma gli effetti sono leggibili in altri eventi, in altre crisi anche lontane kilometri dall’area del conflitto Russia USA.

Tra la documentazione esiste un dossier Israele, in cui si denuncia il Pentagono per aver sostenuto, coinvolgendo anche servizi segreti israeliani, le forze di opposizione, alla riforma della giustizia voluta da Netanyahu. Negli ultimi mesi i rapporti tra USA e Israele non sono dei migliori. In più di una occasione la Casa Bianca aveva criticato le politiche e le scelte di difesa. Questa mattina, Netanyahu ha nuovamente richiamato al ministero della difesa Gallant, costretto a dimettersi da alcune settimane proprio su richiesta di Netanyahu.

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