di Loreto Giovannone
FATA MORGANA: Chi affronta l’argomento “ponte sullo stretto”, non ha fatto i conti con la mitologia, il fantastico, il surreale, la coincidenza, il caso?
Non è proprio un caso che il noto ed “aberrante” fenomeno ottico detto della “Fata Morgana” si verifichi proprio lì, sullo stretto di Messina, dove da 162 anni molti governi promettono di voler costruire un fantasmagorico mirabolante ponte ma sono più semplicemente sotto l’effetto del detto miraggio.
LA REALTA’: Il fenomeno ottico detto della Fata Morgana, è il miraggio che si può scorgere in una stretta fascia al di sopra dell’orizzonte, immediatamente sopra la linea dell’orizzonte in cui appare una immagine inesistente. Il nome italiano del fenomeno è usato anche all’estero, si tratta di un fenomeno frequentemente osservato nello Stretto di Messina e tramandato, secondo alcuni, dai Normanni. Oggi tutti trascurano il fenomeno dell’alterazione che induceva nei marinai visioni di fantastici castelli in aria per attirarli verso terra e quindi condurli a morte. Paure giustificate dalle correnti, insidiose per le antiche imbarcazioni, che attraversano lo stretto, senza dimenticare la costante continua attività sismica, sempre attiva, in tutta l’area. Oggi tutti sembrano dimenticare il fantastico e il mitologico dell’omerico racconto di Ulisse che nell’attraversare lo stretto si trova ad affrontare i due mostri di Scilla e Cariddi. In questo roboante turbinio dei massmedia sul miraggio del ponte scompare la condizione reale delle strade e ferrovie siciliane in uno stato tale di inadeguatezza che tutti ipocritamente omettono. Nessuno di questi politici, giornalisti, funzionari dello Stato che hanno il ponte sulla lingua, nessuno di loro ha mai viaggiato in treno nella tratta Messina – Catania o fatto lo slalom sullo stesso tratto di autostrada magari mentre ci sono le interruzioni per le frane.
IL SURREALE: Chi, malauguratamente pensa che la leggenda del ponte sullo stretto di Messina sia un recente periodico malvezzo, un miraggio di tipo elettoralistico, partorito dalla politica romana e dai governi in combutta con il malaffare, la corruzione che sottraggono copiosi fondi dal bilancio dello stato, sbaglia! Dove commette l’errore il “benpensante” che vede elargizioni prebende, alla luce del sole, di fondi ad “amici” compiacenti operanti nei lavori pubblici, nel mondo dell’imprenditoria? No! certamente no! L’errore lo commette nell’attribuire, come un marchio di fabbrica, ai mali affari degli innumerevoli governi romani l’invenzione del progetto del ponte sullo stretto di Messina. Dove nasce la favola del progetto del ponte sullo stretto di Messina? A Torino, nasce a Torino nel 1861 prima ancora della dichiarazione del Regno d’Italia, non sarà perché nei lavori pubblici gli appetiti non sono mai soddisfatti e sono in molti per spartire fondi e finanziamenti nel sistema sabaudo in cui siamo da 163 anni?
I COSTI: Quella del Ponte sullo Stretto è una vicenda complessa, di una complessità tutta italiana e dunque dai contorni tanto sfumati quanto invece concreti dal punto di vista economico e del danno per le tasche dei contribuenti. Da una relazione della Corte dei Conti è emerso che il Ponte sullo Stretto di Messina, pur non essendo un’opera esistente, costa alla collettività oltre 1,5 milioni di euro all’anno. Il paradosso dipende dal mantenimento in vita della Stretto di Messina S.P.A., posta in liquidazione nell’aprile 2013 e ancora in grado di gravare sui conti pubblici. La relazione della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti, a resoconto del periodo complessivo, calcola in oltre 312 milioni di euro la spesa totale fino al 2013, dei quali 75 milioni di euro investiti in studi di fattibilità e ricerche fatti prima dell’approvazione del progetto nel 2003. (https://www.ilfarosulmondo.it/ponte-sullo-stretto-costa-ml/)
GLI ATTORI PRINCIPALI: Soggetti aggiudicatari dell’appalto decaduto
Eurolink (A.T.I. appositamente costituita)
Impregilo (capogruppo mandataria, 45,0%)
Società Italiana per Condotte d’Acqua S.p.A. (mandante, 15,0%)
Cooperativa Muratori & Cementisti (C.M.C.) di Ravenna (mandante, 13,0%)
Argo Costruzioni Infrastrutture (A.C.I. S.c.p.a.) di Torino (mandante)
Sacyr S.A. (mandante, 18,7%)
Ishikawajima – Harima Heavy Industries (mandante, 6,3%)
FATTO L’INGANNO FATTA LA LEGGE: La società Stretto di Messina, era autorizzata ad eseguire doveva essere effettuata in forza del provvedimento legislativo denominato d.l. 2 novembre 2012 n. 187. Anni addietro la società di progettazione aveva disposto un piano particellare d’esproprio e qualcuno s’era visto recapitare il provvedimento coatto per pubblica utilità, immaginando oramai un bel “pilone” gigantesco nel soggiorno di casa. Comunque sia i terreni risultavano già sotto provvedimento d’esproprio.
IL DIRE E DISDIRE LEGISLATIVO DEL DEL d.l. 2 novembre 2012 n. 187
Art. 1 comma 4. Dalla data di entrata in vigore del presente decreto fino all’approvazione del progetto definitivo da parte del CIPE delle opere come individuate dal comma 2, entro e non oltre i 540 giorni successivi al completamento dell’esame del progetto in linea tecnica, tutti gli effetti dei contratti stipulati dalla Societa’ Stretto di Messina S.p.A. con il Contraente generale e gli altri soggetti affidatari dei servizi connessi alla realizzazione dell’opera sono sospesi e per il periodo di sospensione non potranno essere avanzate dai contraenti pretese risarcitorie o di altra natura a nessun titolo. Sono altresi’ sospesi gli adeguamenti economici a qualsiasi titolo previsti. Per le parti progettuali non esaminate dal CIPE la sospensione degli effetti contrattuali permane, con le modalita’ sopra indicate, fino al reperimento della integrale copertura finanziaria. Le parti dovranno improntare il loro comportamento secondo i principi della buona fede.
Comma 5. La mancata approvazione del progetto definitivo dell’opera da parte del CIPE, ai sensi del comma 4, comporta la caducazione di tutti gli atti che regolano i rapporti di concessione, non che’ le convenzioni ed ogni altro rapporto contrattuale stipulato dalla societa’ concessionaria, secondo le modalita’ e per gli effetti di
cui al comma 3.
Comma 6. La Societa’ Stretto di Messina S.p.A. puo’ essere autorizzata, previa approvazione dei progetti definitivi da parte del CIPE, ad eseguire lavori infrastrutturali funzionali all’esigenza dell’attuale domanda di trasporto anche in caso di mancata realizzazione del Ponte, ricompresi nel progetto definitivo generale, a carico del bilancio dello Stato nei limiti delle risorse che saranno individuate con successivi provvedimenti.
Comma 9. Nei casi di caducazione di cui ai commi 3, 5 e 8, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, la Societa’ Stretto di Messina S.p.a. e’ posta in liquidazione e, per lo svolgimento delle attivita’ liquidatorie, e’ nominato un commissario liquidatore che dovra’ concludere le operazioni entro e non oltre un anno dalla nomina.
Comma 10. Agli oneri derivanti dagli eventuali indennizzi conseguenti all’attuazione del presente articolo si provvede mediante utilizzo dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e successivi rifinanziamenti, relativa al Fondo per lo sviluppo e la coesione. A tale fine le risorse del Fondo sono coerentemente riprogrammate dal CIPE a valere sulle assegnazioni destinate al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
SECONDO IL GIORNALE ON LINE: “Il faro sul mondo” in un articolo precedente al 2017 (non più reperibile in rete) affermava: Durante questo lungo periodo non sono state prese le opportune iniziative, se non quelle di resistenza in giudizio, facendo si che si determinasse un’emorragia economica insostenibile ed insensata. Il monito della Magistratura contabile si focalizza proprio sull’opportunità che il legislatore provveda in maniera definitiva a mettere la parola fine alla vicenda del Ponte sullo Stretto, senza continuare ad attendere oltre la definizione in sede giudiziaria. Tanto più che la spesa prevista per l’anno 2017 si attesta ben oltre il milione di euro. Un milione di euro pubblici per foraggiare una società inattiva che gestisce un’opera che non c’è. (https://www.ilfarosulmondo.it/ponte-sullo-stretto-costa-ml/)
ZONA SISMICA: In un paese dove se trema la terra c’è devastazione ovunque, faglie e terremoti non mancano l’Istituto Nazionale di Vulcanologia ha diramato da tanti anni mappe che dimostrano il massimo grado di sismicità dell’area dello stretto. A questo va aggiunta la scoperta di tre faglie minori denominate “nuove faglie” fatta nell’anno 2012 che probabilmente non sono state prese in considerazione nel vecchio progetto. Nessuno ha la certezza che in caso di eventi sismici di alta intensità ed importanti il ponte non crolli anche, applicando una progettazione con il massimo grado di coefficiente di sicurezza. (http://www.strettoweb.com/2016/08/terremoti-scoperte-nuove-faglie-attive-nello-stretto-di-messina-nel-2012-documenti/450760/)
FINE: Il reale e surreale si mischiano e perdono l’aura magica, fantastica, quando diventano materia economica spalmata sul bilancio statale. E nessuno qui vorrebbe scoprire un malevole “gioco delle 3 carte” dove l’ignaro contribuente perde sempre, il manovratore vince sempre e spartisce il “bottino” con i suoi compari. Nessuno vorrebbe pensare di essere stato raggirato con l’ennesima storia di malaffare. Ci sarebbe una soluzione indolore per le casse della collettività se al fenomeno della Fata Morgana apparisse un bel ponte gigantesco almeno non pagheremmo balzelli alle grandi imprese nord italiane che attraverso trucchi di project financing ci hanno già salassato. Scoperto sistema di faglie profonde tra l’Etna e Messina oltre alle già note: “Stanno allontanando la Sicilia dall’Italia, possono innescare terremoti ed eruzioni” il ponte non c’è neanche nel miraggio.
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