Sono sempre degli episodi violenti a smascherare il fallimento di anni di politiche sbagliate. L’odio insorgente non è alimentato dall’ultimo evento di cronaca ma da anni di diritti negati, disoccupazione, precarietà, razzismo. Quanto accade in Francia in queste ore corrisponde esattamente ad una sequenza di eventi simili ma tutti hanno la stessa origine, le politiche colonialiste della Francia, le torture, gli assassini commessi dalle forze speciali francesi in Algeria, una storia tremenda non ancora archiviata se mai sarà possibile archiviarla ma non con un semplice “volemose bene”.
Ancora oggi è difficile comprendere quanto sia profonda la ferita a seguito di 132 anni di colonialismo terminato solo con la guerra di Indipendenza dell’Algeria nel 1962. Questa ferita non è sanata e la morte del giovane Nahel è l’ennesimo atto di violenza della polizia, l’ennesimo lutto e dolore conservato nel cuore di ogni cittadino algerino.
Nahel guidava una un’automobile ma aveva solo 17 anni e a un controllo della polizia viene fermato. I due agenti impugnando le loro armi letali “condannano a morte Nahel, uno dei due spara e ferisce a morte Nahel. Non aveva la patente ma è un reato da condanna a morte?
Da oltre 72 ore centinaia di migliaia di cittadini francesi, giovani, donne e anziani si riversano nelle strade nelle piazze per esprimere tutto l’odio verso questo inutile e inumano assassinio.
Il teatro è quasi sempre lo stesso, la periferia parigina ma oggi, sempre di più si manifesta in tutte le grandi città della Francia e il racconto di una giornata nella periferia parigina dopo l’assassino di Nahel.
Qui il video del controllo di polizia e poi lo sparo mortale
Pochi fotogrammi lanciati in rete hanno impedito alla polizia francese di nascondere o manipolare quanto realmente è accaduto. Anche in questo caso, la lucidità di un passante, con il suo smartphone, ha smarcato tutti i media francesi e non solo. Nel video si vede il comportamento dei due poliziotti e si sente chiaramente lo sparo. Nohel ferito a morte si muove con l’auto, vuol allontanarsi da quei mostri ma dopo pochi metri l’auto finisce sul marciapiede contro alcune segnaletiche stradali.
I social sempre più spesso testimoniano i fatti e in rete è stato lanciato un nuovo video ma da un’angolatura diversa
Pochi minuti fa si è conclusa una riunione del Consiglio interministeriale di crisi. in presenza di Macron, sempre più debole e inadatto per continuare a guidare il governo francese. La risposta è unica, oltre 40000mila poliziotti, tra cui migliaia di forze speciali antiterrorismo sono stati impiegati in queste ultime 72 ore. Almeno 900 persone sono state arrestate ma il numero è parziale e non conosciamo gli arresti confermati.
Secondo il Ministero dell’Interno francese, 251 agenti di polizia e gendarmi sono rimasti feriti durante le manifestazioni.
L’agente di polizia coinvolto nella morte di Nahel è stato accusato di omicidio colposo e arrestato.
Da questa sera gli autobus e i tram della regione dell’Île-de-France smetteranno di circolare dalle 21:00 fino a nuovo avviso. Il governo ha annunciato l’intenzione di estendere questa misura a tutto il Paese. È chiaramente uno stato di emergenza non dichiarato ma è un evento mai accaduto in Francia. Diverse autorità locali hanno annunciato il coprifuoco in vigore fino a lunedì, dalle 21 alle 6 in alcuni quartieri di Clamart, dalle 22 alle 6 a Compiègne, dalle 22 alle 5 e solo per i minori a Savigny-le-Temple.
Quasi al termine della conferenza, Emmanuel Macron ha annunciato il dispiegamento di “risorse supplementari”.
I ricordi dell’autunno del 2005 sono ancora freschi, quando Zyed Benna e Bouna Traoré, morirono fulminati mentre fuggivano dalla polizia dopo una partita di calcio e si schiantarono contro una sottostazione elettrica a Clichy. sous-Bois, un sobborgo di Parigi.Dopo quell’evento, per circa un mese, l’odio ha attraversato prima i sobborghi più poveri e socialmente degradati alla periferia di Parigi, nell’Île-de-France, espandendosi poi a quelli di altre città francesi, tra cui Marsiglia, Strasburgo e Lione.
La stampa francese raccontava dei “giovani casseurs” per identificare i cittadini, giovani e anziani residenti nelle periferie, in maggioranza di origine algerine, stanchi di subire la povertà, il degrado, la disoccupazione e la precarietà. È ancora così dopo tutti questi anni? Si e anche peggio
Come per i “Giovani Casseurs” delle periferie francesi, dipinti dalla stampa parigina come criminali, spacciatori, anche per Nohel c’è stato qualche timido tentativo respinto immediatamente dalle testimonianze di chi lo conosceva come il suo allenatore di Rugby e il direttore della scuola di formazione. “Era un giovane con le idee molte chiare, aveva un suo progetto di vita, studiava e lavorava molto per consegnare le pizze ma era solo un lavoro temporaneo, il suo progetto lo avrebbe portato a raggiungere ottimi risultati. Aveva una grande volontà di inserirsi socialmente e professionalmente, non spacciava, non si drogava, sono tutte menzogne nel tentativo di discolpare il poliziotto che lo ha assassinato”. Nohel partecipava ad un programma, i soliti offerti dal sistema sociale francese, in sintesi negli ultimi due anni è stato convocato dalla polizia ben 5 volte, perchè lo Stato francese lo considera uno giovane svantaggiato e per questo era costretto a presentarsi al commissariato. Tutto questo non ha nulla di sociale, è solo una forma di “repressione preventiva e di sorveglianza” Continua: “Abbiamo una legge e un sistema giudiziario che protegge gli agenti di polizia e crea una cultura dell’impunità in Francia”
Solo giustizia è quello che chiede la sig.ra Mounia madre di Nohel. Nel dolore ha trovato la forza di reagire e partecipare insieme ad altre miglia di cittadini per chiedere giustizia.
Sabato ci sarà il saluto di centinaia di migliaia di cittadini francesi a Nohel.
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