Israele da 36 giorni bombarda indiscriminatamente ogni luogo nella Striscia di Gaza. Ospedali, scuole, edifici dell’UNRWA, dell’ONU, delle Agenzia per i Diritti Umani Universali, ogni cosa che si muove sul terreno è un bersaglio per i cecchini di Israele.
Dall’inizio dell’offensiva di terra, da quando i carri armarti e la fanteria israeliana è ritornata nella Striscia di Gaza per la caccia a i membri di Hamas, assistiamo ad un genocidio che andrà a riempire ad ingrassare le pagine nere della storia umana.
Giovedì 9 novembre, l’IDF ha aggiornato il numero dei morti israeliani uccisi durante l’attacco di Hamas il 7 ottobre a 1200 vittime ma questo evento non ha tutti i contorni chiari e non lo è per il giornalismo e neanche per gli stessi cittadini israeliani che continuano a contestare l’operato del governo e, come definito durante manifestazioni israeliane, il dittatore Netanyahou. Le contestazioni sono quotidiane e addirittura sotto la casa del dittatore a cui viene chiesto di rispondere a delle domande precise da quando in Israele è stato dichiarato lo stato di guerra.
Cittadini israeliani, temendo per la loro sicurezza hanno pubblicato una lettera-appello, qui pubblicata sulle nostre pagine.
Intanto nel Congresso degli Stati Uniti, Rashida Tlaib, non risparmia accuse al governo di Biden, all’ipocrisia israelo-statunitense e alle politiche del doppio standard.
Il primo indicatore dove leggere le politiche dei doppi standard sono i media, internazionali, locali e anche italiani.
36 giorni in cui lo stato maggiore israeliano sta utilizzando l’aviazione, la marina e l’esercito per sconfiggere Hamas nella Striscia di Gaza, territorio della Palestina. È una gabbia a cielo aperto, dove vivono 2,2milioni di palestinesi, la maggiorparte donne e bambini. È vietato uscire, Israele ne controlla i confini, di terra, di cielo e di mare. Non possono godere dei diritti alla salute, perchè Israele controlla ogni tipo di farmaco da fare entrare, attrezzature mediche e device. Non hanno acqua potabile a sufficienza, perchè Israele ne controlla il versamento, da grandi serbatoi situati e controllati a Nord di Gaza ma esternamente alla Striscia. Non hanno elettricità, perchè Israele ne controlla la distribuzione, non hanno carburante a sufficienza, perchè Israele ne controlla la distribuzione. Israele apparentemente ha ritirato i militari dall’interno della Striscia di Gaza. Per chiarire questo aspetto è importante ricordare che Israele ha lasciato la Striscia di Gaza solo, perchè ha abbandonato le colonie interne ma non ha ceduto un solo millimetro per i controlli dei confini, dell’acqua, del cibo, delle medicine e del carburante.
I tentativi di colpire Hamas nella Striscia di Gaza sono stati diversi e negli ultimi 15 anni la situazione nella Striscia di Gaza è peggiorata sotto ogni profilo, economico e umanitario.
Oggi un palestinese residente nella Striscia di Gaza ha solo questa scelta: “Vita e morte a Gaza”
Israele è già stato denunciato per le politiche di Apartheid nei confronti dei palestinesi ma come per le precedenti risoluzioni dell’ONU, non c’è stato alcun effetto.
Le conseguenze di questo ennesimo conflitto armato, definito da semplici cittadini, alcuni politici e molti esperti e responsabili delle Agenzie per i Diritti Umani Universali, genocidio, sono molteplici.
Israele ha rinchiuso i palestinesi con un enorme muro che da anni divide lo Stato di Israele da i territori occupati, la Palestina ma esiste un altro muro, quello dell’odio, degli uni verso gli altri. Nelle ultime settimane sono migliaia le denunce di atti di odio razziale nei confronti degli arabi e verso gli ebrei. L’odio è diventato così prepotente da entrare nelle scuole, nell’educazione, nella formazione e su i luoghi di lavoro, ovunque.
La supremazia bianca e occidentale
Echi di Rudyard Kipling, ideologia di Cecil Rhodes. La
Palestina resisti. Palestina resisti
Questo l’urlo del Sud globale non impaurito dal potere dell’impero di occidente.
Ogni giorno centinaia di migliaia di uomini e donne manifestano, con la speranza di fare arrivare le loro voci fino a Gaza, ai campi profughi, alle sale degli ospedali e dire a i palestinesi, “siamo qui, con voi e per sempre”
In 300000mila a Londra hanno manifestato per denunciare il genocidio, l’apartheid in Palestina. Nonostante 80 arresti, forse di più, i mille ostacoli della polizia e la classica operazione di infiltrare estremisti, fascisti, nazisti della destra londinese al fine di provocare scontri e alimentare il racconto dei media, guardiani dell’impero di occidente. L’elenco delle città dove vengono segnalate manifestazioni per la solidarietà con il popolo palestinese è molto lungo, per rendersene conto, basta non ascoltare i guardiani dell’impero di occidente.
Israele in 36 giorni ha ucciso oltre 11ooo mila persone, oltre 4000 bambini e 2000 donne, 28000mila feriti motivando questo massacro con la “caccia” a i combattenti di Hamas. Contemporaneamente, Israele spinge con le bombe, il terrore, il sangue la fuga dei palestinesi residenti a Gaza ma non da meno sono le strategie applicate per reprimere ogni singolo atto di protesta all’interno della Palestina occupata, nei territori del 48, cioè in Israele. Negli ultimi tre giorni, la polizia israeliana ha arrestato diversi leder palestinesi, con passaporto israeliano e membri dei partiti arabi in Israele.
Molti analisti militari criticano le operazioni dell’esercito israeliano, perchè non porteranno alla distruzione della rete politica, sociale e militare di Hamas in Palestina. “Questa è la seconda Nakba”
Israele ha una sola possibilità, richiamata dal ministro israeliano “buttate la bomba”. Non è un caso ma è da evidenziare e sciogliere un segreto, Israele ha la bomba atomica, un mistero mai chiarito ufficialmente ma dopo questa dichiarazione, oramai possiamo dire ufficialmente, Israele ha l’arma atomica ed è pronto ad usarla.
Perseguendo questa via, raid, bombardamenti, demolizione di case, punizioni collettive, arresti, tortura ed espulsioni, Israele lentamente, inesorabilmente, sostenuto dagli USA e dalla indifferenza e complicità del mondo occidentale, persegue il suo vero scopo: “ottenere quanta più terra è possibile con meno arabi dentro”.
In questi pochi fotogrammi c’è la risposta, i palestinesi non cadranno più nella trappola della guerra fratricida e difenderanno la loro terra e i loro figli con ogni mezzo necessario.
Bimbo e un mujahidin palestinese
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