Dalla frenologia al razzismo

Europa dell'800 e le radici del razzismo

di Loreto Giovannone e Massimiliano Verde

Le radici del razzismo storicamente noto hanno origini nell’Europa di fine ‘800; arrivato in Italia con la pseudoscienza lombrosiana e la sua forte implicazione eugenetica, latente in tutta la società, strumentale ai contrasti sociali. L’aver rinchiuso l’eugenetica nel baule delle vergogne, dimenticando le manifestazioni più problematiche di quell’idea, ha rischiato di favorire chi ha cercato in seguito di seguirne le tracce sotto le mentite spoglie della genetica. (Oddone Camerana, La Stampa, 12 Settembre 2012)

L’Europa del ‘700 e dell’800 era intenta a studiare il comportamento umano con la frenologia, il cervello divenne l’organo a cui il progresso delle scienze mediche del ‘700 aveva già attribuito le facoltà cognitive. Si inventarono teorie fantasiose e strampalate al di fuori della stretta disciplina anatomica e medica: si agì indiscriminatamente con ogni tipo di esperimento su individui che la società aveva già marginalizzato rinchiudendoli nei manicomi. L’affannosa ricerca nell’encefalo portò a metodi estremi come la pratica delle torture degli internati con diversi tipi di strumenti di costrizione (ferri, stringhe di cuoio, camice di forza) fino all’elettroshock. La febbrile ricerca dei comportamenti umani esasperò i metodi di indagine e i principi scientifici fino alla formulazione di teorie errate, teorizzando il collegamento fra la biologia umana e il comportamento violento del delinquere. L’aberrazione ideologica dell’uomo delinquente per minorazione biologica fu una delle infondate e deviate idee di Marco Ezechia Lombroso e fornì una facile motivazione alla nuova classe dominante . Idee che si fondavano sul principio della degenerazione derivate dall’ex putri (generazione per decomposizione). Lombroso usò questo principio per giustificare le nefaste conseguenze della pellagra senza alcun fondamento medico, scientifico e clinico.

Lombroso, insieme ad altri, mutuò in Italia la frenologia nella versione anglosassone della scuola di Edimburgo che, studiando il cranio umano cercava sotto l’influsso del darwinismo sociale di attribuire il concetto di razza a seconda della forma del cranio (dolicocefalo o brachicefalo). La frenologia partendo dal medico tedesco Franz Joseph Gall (Tiefenbrunn, Baden, 1758 – Montrouge, 1828), suo ideatore, trovò numerosi praticanti nella città scozzese di Edimburgo. Tra i maggiori esponenti: John Abernethy (1764 – 1831) Londra, Regno Unito, Johann Gaspar Spurzheim (Longwich, 1776 – Boston, 1832), George Combe (Edimburgo, 1788 – 1858), Andrew Combe (Edinburgh, 1797 – 1847) tutti della Università scozzese. Nell’800 la frenologia, intesa come ricerca antropometrica, inizia un lento declino, in Europa ma non in Italia, con la pubblicazione di L’origine delle specie, di Charles Darwin. Correva l’anno 1858 Lombroso si laureò nel Ticino, poiché a Pavia gli fu impedito di laurearsi perché polemico e stizzoso con l’ambiente universitario. Due anni dopo, la guerra civile di conquista del Regno delle due Sicilie, gli offrì l’opportunità di entrare nell’esercito italiano e aderì alla corrente ideologica detta positivismo che il regime sabaudo adottò come propria: il patto faustiano tra scienza medica e regime totalitario, la prima bisognosa di autorità e potere per affermarsi, il secondo pronto a offrirlo in cambio di legittimità scientifica. Il patto che Oddone Bruno attribuisce al nazismo, era già avvenuto settanta anni prima. Un numero cospicuo di soggetti mediocri nelle scienze, trovò largo impiego nel positivismo del regime sabaudo. La pseudoscienza portò alla deriva la cultura di fine secolo, barcollante tra spiritismo e occultismo, una cultura in cui la frenologia di Lombroso e pratiche come il magnetismo e l’ipnotismo convivevano strettamente legate tra loro.

LUniversity of Missuri da a Lombroso, insieme ad altri, il ruolo di fondatore dell’eugenetica: Lombroso, while not aware of Gregor Johann Mendel’s work on heredity, was inspired by Franz Joseph Gall’s phrenological theories. Lombroso was influenced by Charles Darwin and Francis Galton in his work in criminology.

Lombroso, come molti in Europa, fu continuatore dell’ossessiva, affannosa ricerca nel cranio umano di differenze che giustificassero l’inferiorità degli individui per conformazione cranica, per comportamento, per classi sociali e aree geografiche. Con strampalate teorie pretese di individuare il pazzo morale o il criminale biologico e   l’atavismo nelle classi povere. Questi rudimentali concetti senza alcun fondamento scientifico furono funzionali e strumentali alla nuova classe egemone post unitaria del nord. Dopo l’Unità le nuove classi governanti riversarono con cinica spregiudicatezza sui neo italiani del Sud questi falsi concetti della razza. Ottennero la sudditanza coloniale universalmente conosciuta come darwinismo sociale, potente motore dell’eugenetica. A fine ottocento avevano a disposizione una massa immensa di colonizzati come forza lavoro per l’emigrazione o l’industrializzazione interna. Da quel momento storico non si è mai smesso di applicate ai meridionali italiani l’atavismo e il discrimine dell’inferiorità propagate nelle teorie criminologiche e razziali di Lombroso. Con Lombroso nasce in Italia l’uso politico dell’eugenetica, applicato essenzialmente alla neo colonia del sud, alle sue classi sociali subalterne.

Letteratura e linguistica tra darwinismo e razzismo.

In questo quadro è interessante la relazione tra letteratura e scienza antropologica: laddove la “letteratura intuisce, la fisiognomica definisce, la scienza antropologica precisa e spiega con la forza dei dati oggettivi”. Molto interessante è infatti l’attenzione di Lombroso per Dante e Manzoni, autorità da lui più apprezzate in quanto scrittori attenti alle sfumature psicologiche dei personaggi: «E qui mi farò forte della opinione di Dante: Che dove l’argomento della mente/s’aggiunge al mal voler ed alla possa,/ nessun riparo vi può far la gente. Inf. XXXI». Il destino di questi autori prediletti dal Lombroso seguì anche quello dei lombrosiani come Niceforo per il quale Dante nel suo “Inferno” anticipava la stessa teoria lombrosiana.

Pertanto, seguendo il pensiero di Lombroso: se l’atavismo è correlato al tipo criminale (individuato fisicamente nella famosa fossetta occipitale del “brigante” Vilella, prova dell’insanità morale del meridionale, verrebbe da dire “costitutivamente” degradato) e questo ha la meglio sull’educazione e, se lo scopo di Lombroso è quello di contribuire alla formazione di un’identità italiana sana nel corpo e nella mente, vien da sé che i meridionali, in quanto atavicamente criminali sono socialmente irrecuperabili ed irredimibili, costituendo indi un corpo estraneo alla società italiana (si ricordi la vignetta post-unitaria dove l’Italia, rappresentata da una giovane donna, indica ai briganti, rappresentati come deformi nani, di andare via, perché per loro non c’è posto in Patria).

Nella costruzione del pensiero lombrosiano occorre menzionare Paolo Marzolo e Carlo Cattaneo. Da Paolo Marzolo, fisiologo e cultore di lingue, Lombroso apprende infatti a ragionare all’indietro nel tempo alla ricerca di elementi arcaici, l’idea che il passato arcaico fornisca la chiave per comprendere non solo la natura umana in generale, ma anche il presente, nelle sue modalità di funzionamento e disfunzione secondo quel metodo indiziario, studiato da Carlo Ginzburg a proposito della fisiognomica, che Marzolo applica appunto alla linguistica e Lombroso estende all’antropologia.

Marzolo, collaboratore del “Politecnico” di Carlo Cattaneo, vi pubblicò diversi saggi: fu infatti costui ad avvicinare Lombroso a Cattaneo, dal quale Lombroso assume un precoce interesse per l’antropologia criminale, l’importanza del metodo sperimentale e dello studio dei fatti nel campo della scienza criminale, nonché l’idea che negli errori, nelle superstizioni, nelle imposture, nei delitti, nelle violenze dei tiranni, degli inquisitori e dei selvaggi, stanno scritti molti arcani della natura umana (Sulla pazzia di Cardano, 1855, in Id., Delitto, genio, follia, cit., p. 340).

Occorre anche evidenziare l’accoglimento nel “Politecnico” di C. Cattaneo di contributi relativi all’eugenetica verso la cui lo stesso Cattaneo mostrò un certo interesse.

Marzolo applicò alla ricerca linguistica i suoi concetti mettendo in parallelo le trasformazioni della lingua con gli stadi evolutivi di ogni popolo e, in sequenza, cercando di ricostruire la mutazione psicologica dell’intera umanità. Nell’opera di Marzolo è ben radicato un principio di separazione tra lingue, e quindi popoli secondo il paradigma evoluzionistico e che separa all’interno di un popolo, una classe sociale da un’altra. Trattasi della teoria ottocentesca sull’evoluzione del linguaggio e la ricostruzione dei rapporti storici tra le diverse lingue; tale teoria era funzionale al riconoscimento di identità nazionale di popolo perché forniva conferma scientifica alla ricerca di un ceppo originario storicamente identificabile in ogni nazione, secondo, appunto l’interpretazione storico-evolutiva e culturale del Darwinismo.

Si consideri in questo senso la pietistica osservazione dei dialetti come “rugginose reliquie” (Cattaneo).

Per Marzolo i rapporti fra lingue sono il risultato di processi evolutivi naturali all’interno di un quadro concettuale che salda le diverse lingue con le caratteristiche culturali e razziali delle popolazioni. Egli mette in luce “l’elemento automatico ”, secondo il quale il linguaggio deriverebbe da una reazione fisiologica spontanea, provocando suoni che diverrebbero razionali, solo successivamente. Questo elemento tocca Lombroso per la continuità tra il processo fisiologico e storico, tra le leggi biologiche e quelle che governano lo sviluppo di un intero popolo; costituisce insomma un anello indissolubile tra la storia umana e quella della natura. È da questo legame tra corpo e mente che Lombroso, formerà la sua teoria razzista, teoria peraltro tipica del suo tempo, e di cui non è certo l’inventore ma sicuramente un punto di riferimento di tanti, ancora oggi, in pieno 2020.

Bibliografia

Loreto Giovannone:

Marco Ezechia Lombroso. Tre mesi in Calabria. Giannotta Editore. Catania, 1898.

– Aldo Rocco Vitale. L’eutanasia come problema biogiuridico. FrancoAngeli editore, 2017.

– Loreto Giovannone. Marco Ezechia Lombroso Eugenetica. Amazon 2018

– Oddone Camerana, La Stampa, 12 Settembre 2012

Corriere della Sera, Gian Antonio Stella, 28 aprile 2009

Massimiliano Verde:

– Lucia Rodler, «L’homme criminel de Cesare Lombroso : entre science et littérature», Criminocorpus [En ligne], Histoire de la criminologie, 4. L’anthropologie criminelle en Europe, mis en ligne le 24 mai 2012, consulté le 16 octobre 2020.

– Studi Italiani di Linguistica Teorica e Applicata, anno XXXVII, 2008, numero 3. 511

Leonardo M. Savoia, Firenze. La linguistica di Paolo Marzolo e il pensiero scientifico del suo tempo.

Canziani G. e Cattaneo C., Della frenologia, Lettera del signor cavaliere Giuseppe Frank, in Il Politecnico, vol. 2, fasc. 7, 1839, pp. 67-86.

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