Realizzare un baratto 4.0 può funzionare

Crisi senza precedenti anche per le banche, l’allarme di Visco impone nuove soluzioni

di redazione

Nelle organizzazioni sociali meno evolute – costituite da comunità domestiche con regole elementari di convivenza – la produzione e lo scambio di prodotti naturali o di animali cacciati o loro derivati (per esempio pellame) avvengono per il sostentamento e la sicurezza degli individui che compongono la famiglia. Si dice quindi che sono volti al soddisfacimento dei c.d. bisogni primari.

Si parla in questi casi di economia di sussistenza, in quanto parte di ciò che si “produce” (caccia, raccolta di frutti spontanei e agricoltura rudimentale) si consuma o si utilizza direttamente e la parte eccedente si scambia con altri prodotti, sempre da utilizzare o consumare direttamente.

Lo scambio di un prodotto con altro prodotto viene chiamato baratto.

Il baratto comporta molti limiti. Se i beni da barattare sono deperibili, ad esempio, l’operazione di scambio dovrà avvenire appena dopo la produzione e i beni così acquisiti dovranno essere consumati in breve tempo. Si pensi a chi produce uva e quindi si trova in possesso di una gran quantità di questa frutta da poter scambiare in ottobre; il problema è che per sopravvivere ha bisogno di poter acquistare altri beni in altri mesi dell’anno.

Esempio 1

Supponiamo che un uomo abbia di una certa merce più di quanto gli serva mentre un altro ne abbia meno. Di conseguenza, il primo sarebbe lieto di collocare quel superfluo e il secondo di comprarlo. Ma se per caso il secondo non avesse nulla di cui il primo ha bisogno, tra loro non si potrebbe fare alcuno scambio.

Esempio 2

Chi, ad esempio, avesse voluto comprare del sale e non avesse avuto da dare in cambio altro che bestiame, sarebbe stato costretto a comprare sale per il valore di un bue intero o di un’intera pecora in una sola volta. Difficilmente avrebbe potuto comprarne di meno, giacché ciò che poteva dare in cambio non si sarebbe potuto dividere senza perdite.

Quindi nel baratto le fasi della produzione e del consumo finiscono per essere quasi contestuali. Difatti, la decisione di posticipare il consumo dei beni scambiati si scontra con la difficoltà di conservazione dei beni stessi.

Inoltre, il baratto richiede in ogni momento che preferenze e necessità di scambio siano simili tra gli individui e siano al tempo stesso compatibili con i beni disponibili per lo scambio.

Come vedremo, per superare i limiti del baratto dovrà essere individuato un unico bene da utilizzare per acquistare altri beni e che per sua natura sia generalmente accettato da tutti: tipicamente la moneta.

Il baratto fu utilizzato diffusamente, oltre che nelle fasi primordiali della nostra civiltà, nella prima fase dell’Alto Medioevo a causa di economie chiuse ad assetto agrario-feudale, con pochi scambi mercantili di tipo monetario. La moneta a circolazione locale veniva usata a quell’epoca ad integrazione del valore delle merci oggetto di baratto.

Il baratto finanziario 4.0, la possibilità di effettuare compensazioni multilaterali di crediti e debiti commerciali risultanti da fatture elettroniche, è da qualche giorno un progetto di legge (AC2777). La notizia è stata fornita dallo stesso primo firmatario, l’On Massimo Garavaglia (già viceministro nel Governo Conte 1) per “Obiettivo Futuro”, il tradizionale convegno nazionale dell’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC). Il progetto di legge a firma Garavaglia, Comaroli, Gava, Frassini, Cattoi, Cestari e Paternoster, raccoglie la proposta portata nei mesi scorsi all’attenzione dei lavori parlamentari, in occasione del decreto liquidità e del decreto Rilancio, da Confimi Industria e ANC.

Dallo scorso giugno infatti le due associazioni sostengono l’opportunità di proiettare a livello nazionale – attraverso una gestione ipoteticamente assegnata all’Agenzia delle Entrate – il baratto finanziario 4.0 fra gli operatori dell’economia reale (agricoltura, manifattura, commercio, servizi e professioni).

Le problematiche dal versante liquidità, le nuove regole della BCE (calendar provisioning) per i crediti deteriorati (NPL) che spingeranno gli istituti di credito a incrementare gli accantonamenti riducendo conseguentemente le possibilità di concedere nuovi prestiti (ovvero immettere liquidità nell’economia reale), preoccupano gli istituti stessi e, a tal riguardo, non sono passati inosservati, fin da inizio pandemia, i moniti dello stesso Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, anche alla ricerca di azioni da intraprendere a tutti i livelli, considerato che non è improbabile che l’emergenza Covid-19 “colpisca anche istituti di credito nel mondo”. Si aggiunga, altresì, che dal prossimo 1° gennaio la soglia per essere considerati cattivi pagatori si abbasserà drasticamente con un arretrato di 90 giorni, anche di soli € 500 (€ 100 per le PMI con esposizione inferiore a 1 milione), che rappresenti più dell’1% dell’esposizione verso l’Istituto.

Con una crescita dell’economia italiana ferma da troppo tempo ed ora in piena fase recessiva, mai come oggi servono soluzioni nuove in grado di agevolare comunque la circolazione di beni e servizi.

In tal senso si inserisce il PDL 2777 prevedendo che la piattaforma telematica dell’Agenzia delle Entrate (da cui transitano oltre 2 miliardi di fatture elettroniche l’anno, la maggior parte delle quali rappresentano crediti per il fornitore e debiti per il cliente), sia implementata affinché gli operatori (imprese e professionisti) possano attuare (su base volontaria) anche multilateralmente la compensazione di crediti e debiti derivanti da transazioni commerciali, “ai fini dell’estinzione delle obbligazioni ai sensi della sezione III, capo IV, Titolo I, del Libro Quarto del codice civile, fino a concorrenza dello stesso valore e a condizione che per nessuna delle parti aderenti siano in corso procedure concorsuali o di ristrutturazione del debito omologate, ovvero piani attestati di risanamento iscritti presso il registro delle imprese”.

In altri termini una moneta di scambio senza emissione di nuova moneta né circolante né virtuale, di particolare interesse per le piccole imprese (tradizionalmente più fragili dal punto di vista dell’accesso al credito) ma che può funzionare in modo generalizzato indipendentemente dalle dimensioni. Il tutto, tra le altre cose, con evidenti effetti positivi al fine di ridurre il fenomeno delle perdite su crediti e contenere i ritardi della giustizia che, troppo spesso, sono causa di fallimenti e di buona parte dei crediti deteriorati del sistema bancario stesso.

La crisi impone di fare presto e in tal senso, nel corso delle audizioni alla legge di bilancio, è già stato auspicato che la proposta possa trovare condivisione bipartisan per essere veicolata con la Manovra in discussione.

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