Come il bingo proletario smascherò il professor Van Tam

Un inarrestabile desiderio di controllo

di Freddie Attenborough – Traduzione di V. V.

Il 28 dicembre, il vice responsabile medico del Regno Unito, prof. Van Tam, ha partecipato a una delle oramai semi-regolari conferenze-stampa del Primo Ministro sulla situazione Covid. Secondo Breitbart News, ad un certo punto “l’illustre dottore ha detto che la gente non dovrebbe pensare che ‘dopo la seconda dose di vaccino, si possano assumere comportamenti irresponsabilmente disinvolti e andare alle sale da bingo o da qualsiasi altra parte’”.

Sale da bingo. Quale lampante esempio di retorica malevolenza. Con queste poche parole, in un istante si rivela l’attivista nascosto dietro la facciata dell’oggettività scientifica. La compiacenza verso la marmaglia proletaria che ha votato la Brexit non potrebbe essere più evidente, giusto? Sale Da Bingo. Una metonimia ispirata dall’immaginario dei fish and chips, i pub, le sbornie, le case popolari, le vacanze al mare, i nail bar, il lavoro autonomo. Tutta quella mascolinità tossica, tutte quelle “Karen”. Disgustoso.

Alcune delle cose che stanno accadendo con il lockdown sono, almeno dal mio punto di vista, conseguenza di una viscerale, psicologica reazione alla mancanza di controllo che queste persone hanno avvertito rispetto alla Brexit. Sembra esagerato, vero? Finché non si dà un’occhiata alle loro pagine Twitter. Non riflettono persone serene. Si percepisce rabbia ma, forse in misura ancora più rilevante, traspare un’inconfondibile ansia. “La feccia Tory” ha messo un freno alla società utopica di Corbyn; Trump ha messo un freno al capitalismo globale amico delle multinazionali (pardon, dovrei dire “amico dei migranti”); la Brexit ha messo un freno ai loro amati network europei di ricerca e opportunità di ricevere finanziamenti.

La mancanza di controllo è senz’altro alla radice di una disfunzionalità psicologica quale è l’ansia. Per quattro anni hanno dovuto vivere in una società che stava elaborando qualcosa che non andava loro per niente a genio e su cui non avevano alcun controllo. Non l’hanno mai perdonato ai poveracci delle sale da bingo. Li ha resi ansiosi. E cosa vogliono le persone ansiose sopra ogni cosa? Controllo.

Ma qui sta il bandolo della matassa. A pensarci bene, cos’è veramente l’ansia? È un punto su un articolato spettro psicologico che va dal “desiderio minimo di controllo” da un lato (l’edonista) al “desiderio di un alto livello di controllo” dall’altro (il neurotico). La condizione di ansia generalizzata si trova verso questa seconda estremità, a destra dello spettro. Alcune persone ansiose possono senz’altro tirare avanti stabilendo alcune forme di controllo sull’ambiente circostante (la propria casa, camera da letto, routine, eccetera). Altre hanno bisogno di gestire e regolare anche il comportamento di altre persone. Andando un po’ oltre, troviamo gente che ha bisogno di controllare tutti e chiunque attorno a loro. E al punto più estremo del lato destro dello spettro, troviamo il sadismo puro: cioè il bisogno di esercitare totale controllo sugli altri, fino a impartire severe punizioni o umiliazioni a chi è fuori controllo. È possibile che alcuni dei nostri scienziati burocrati abbiano cominciato a scivolare verso questa estremità dello spettro? È per caso il ruolo che si è ritagliato SAGE [il Gruppo Consultivo Scientifico per le Emergenze, NdT], peculiare da un punto di vita costituzionale e politico – sulla carta solo consultivo, ma grazie alla relazione che ha con i media e alla pratica della “fuga di notizie”, dotato di un potere esecutivo de facto – che ha portato a questo?

In altri termini, può essere che ciò che sta accadendo ora con questo lockdown infinito sia l’equivalente biomedico di un esercito occupante che mette sadicamente a ferro e fuoco un villaggio sorpreso ad aiutare e istigare la resistenza, viene da chiedermi? Dopo tutto, quei villaggi non vengono distrutti solo per rabbia psicopatica; c’è anche il bisogno funzionale di riaffermare il controllo su ciò che fino a quel momento ne era sfuggito. Il messaggio non è solamente “ti faremo male per la tua disobbedienza” (reazione punitiva) ma anche, allo stesso tempo, “non ci troveremo mai più nella situazione in cui non sappiamo cosa state macchinando alle nostre spalle” (reazione di riaffermazione del controllo). È questa combinazione che crea il peculiare fenomeno che definiamo “sadismo”.

Non sono uno psicologo, ma sto strenuamente cercando risposte di ordine psicologico, perché non credo che ciò che sta accadendo sia analizzabile solamente in termini politici, sociali o economici. J. G. Ballard è probabilmente il più grande sociologo del lockdown, perché ha capito più chiaramente di tanti altri che non sarebbe stata la violenza delle classi lavoratrici marxiane a distruggere le società occidentali liberali e capitaliste, ma piuttosto le neurosi delle ben stipendiate, vezzeggiate classi medie. Così, quando persone come Van Tam si fanno sfuggire quelle strane affermazioni, sento di aver colto nel segno. Con un’analisi come questa si spiegherebbe meglio anche il commento del prof. Ferguson [leader dell’Imperial College Covid-19 Response Team, NdT] in una recente intervista sul Times, “getting away with instigating lockdown”, “farla franca nell’istigare il lockdown”, che altrimenti risulterebbe piuttosto bizzarra. Farla franca… farla franca rispetto a cosa esattamente? Vendetta? La riaffermazione del controllo tecnocratico sull’imprevedibilità parlamentare? Pongo questa domanda semplicemente perché non c’è una valenza sociale molto chiara nell’affermazione che qualcuno “la fa franca” nel tenere le persone al sicuro, o “la fa franca” nel salvare vite. Ok, forse intendeva dire “farla franca” nel fare ciò che è giusto al fine di salvare la vita ai pezzenti amanti della libertà e frequentatori delle sale da bingo che non saprebbero altrimenti badare a loro stessi. Ma se anche avesse inteso dire questo, quali sarebbero le implicazioni di una simile affermazione? Che lui ed i suoi colleghi speravano da tempo di trovare il modo di riaffermare il dominio tecnocratico sulle masse, e che ne avrebbero finalmente trovato uno… il che ci riporta dritti alla mia analisi psicologica delle loro motivazioni.

Non sto affermando che siano coscienti di queste motivazioni. Anzi, sono sicuro che credono di agire per le ragioni migliori (e in questo senso non sono diversi dagli altri, giusto? Gran parte delle nostre azioni in società richiedono alla maggioranza di noi, la maggior parte delle volte, di mentire a noi stessi, per esempio: “Mi piace il mio lavoro”, “Ho tradito il mio partner perché non mi rende felice, quindi in realtà è tutta colpa sua!”, “I soldi non fanno la felicità”, etc. etc.); ma a un livello psicologico sociale, fra l’inconscio inconoscibile e la razionalità del cervelletto, non mi sorprenderebbe se adesso persone come Van Tam e Ferguson siano guidate da un bisogno letteralmente “sadico” di controllo: un desiderio di ristabilirlo, e di farlo in modo così palese, che lui ed i suoi colleghi possano convincersi del fatto che, dopo quattro anni di caos, ora finalmente ci sono riusciti.

 

Articolo originale apparso su: https://lockdownsceptics.org/2021/01/02/latest-news-242/

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