Può veramente fallire il New World Order? Sì, con la singolarità quantistica

Sta cambiando qualcosa in questa follia sanitaria

di Paolo Genta

Sta cambiando qualcosa in questa follia sanitaria collettiva: i tentativi disperati, arruffati e maldestri della nomenclatura globalista di mantenere il controllo della situazione, forse non sortiscono, tutto sommato, l’effetto desiderato, o perlomeno non nella misura prevista, e forse gli stessi autori se ne sono accorti già da alcuni mesi. Che cos’è che non va? Di fatto alcuni politici sembrano frenare le loro compulsioni pubbliche ad una imposizione vaccinale, mentre altri si mostrano improvvisamente possibilisti, prudenti, attendisti o semplicemente più silenziosi. Perché tutta questa prudenza, dopo più di un anno di arroganza da sceriffi, di pestaggi sulla strada, di terribili diktat mediatici? Forse perché stanno cercando una exit strategy, timorosi dei primi successi di sentenze e procure e stanno cercando di smarcarsi? Perché le bombe giudiziarie dell’avvocato Mauro Sandri stanno arrivando, o sono già in dibattito nelle varie sedi nazionali ed europee e mineranno alla radice i criteri di gestione della “pandemia”, per esempio sui cicli del tampone (massimo 25, non 40!) e sulla causa collettiva di risarcimento danni da Lockdown al governo. Sembra, quindi, che si stia entrando in una fase diversa. Molti continuano ancora cocciutamente a credere ad una farsa sempre più evidente ed insostenibile. Ma tanti altri, sempre più, sentono che l’atmosfera non è affatto quella di prima. E quest’aria diversa non si respira certo nel mainstream, ma si respira solo nei contributi professionali dell’informazione alternativa (documentata), almeno quella sopravvissuta alla censura e ancora accessibile a cittadini non omologati. Stiamo assistendo ad un graduale crollo della fiducia nei vaccini, riposta finora da una inossidabile maggioranza che comincia però, a farsi domande (ed a disdire l’appuntamento per la seconda dose). Ci sono forze che si stanno opponendo, forse più per convenienze diverse che per autentico amore verso l’umanità: probabilmente ambienti massonici, non così controiniziatici e neoaristocratici come quelli che hanno generato il caos pandemico, organizzato da anni, come ci spiegano Nicola Bizzi e Matteo Martini, autori del noto “Operazione Corona: colpo di Stato globale”. Ecco in che cosa consisterebbe il cambiamento, secondo Bizzi, che in una recente intervista ha divulgato con estrema chiarezza alcune informazioni molto interessanti (“L’orizzonte degli eventi: il grande genocidio, puntata 15 (18-03-2021)” https://www.youtube.com/watch?v=LFZGgzKlFgI): 1) ci sarebbero segnali di “ripiegamento” del mondo politico, che indicano una probabile fine della pandemia verso fine Aprile 2021; 2) a Novembre ci sarebbe stata una trattativa internazionale di alto livello, che avrebbe preso atto del fallimento del “Reset”, in parte a causa delle defezioni di Russia e Svezia, e per l’abbandono di gran parte del mondo delle politiche di Lockdown; 3) sempre a Novembre, si sarebbe anche deciso in anticipo l’attuale programma italiano di “regionalizzazioni” dei colori delle zone, per ottenere una graduale demolizione controllata della pandemia e mettere in salvo il mondo politico dalle incipienti accuse di malagestione, introducendo una cura alternativa della Glaxo (Rotschild) a base di anticorpi monoclonali. Il fine sarebbe di traghettare il mondo verso una soluzione “soft”, che copra il fallimento dell’operazione vaccinale, il cui fatturato andrebbe però salvato, per quanto ancora possibile (per l’Italia questo sarebbe uno dei compiti del nuovo presidente del Consiglio). Queste, e molte altre, sono informazioni che avremmo desiderato avere nei momenti più bui di questi mesi. Comunque sia, quello che emerge sembra essere un rallentamento della macchina schiacciasassi, che sembrava inesorabilmente incurante di qualunque diritto della gente. Ma un tale default, anche se magari deciso dalle stesse élites, potrebbe realizzarsi anche senza l’autorizzazione di globalisti, intenti a evitare o nascondere un tale fallimento? Forse sì e vale la pena di riflettere non più tanto su di “loro”, ma su di noi e sul nostro modo di pensare ad eventi e processi. Noi affrontiamo il mondo sostanzialmente in due modi o “euristiche” (procedimenti mentali), opposti: quello dei sistemi lineari, conservativi, e quello dei sistemi caotici, dissipativi. L’euristica dei sistemi lineari è nata con le tecniche deduttivo-sillogistiche aristoteliche, fatte di premesse maggiori, minori, conclusioni, inferenze causali necessarie (identiche cause per identici effetti) e ha mostrato nei secoli la sua potenza logica e anche previsionale. Con Cartesio, nel Seicento, e grazie alla rivoluzione scientifica, a queste capacità tradizionalmente deduttive (a priori, cioè indipendenti dall’osservazione e basate sul solo ragionamento) si sono associate quelle induttive (a posteriori, cioè basate sull’osservazione dei fenomeni). Di qui in poi il gioco si è esteso a tutte le discipline “scientifiche” che sostanzialmente postulano alcuni noti principi fondamentali, tra i quali essenzialmente quello, appunto, di linearità: la conoscenza delle condizioni di partenza di un sistema fisico permette, attraverso l’applicazione di calcolo e di assiomi induttivo-deduttivi, di definire con certezza le condizioni finali. Tutto qui. La seconda euristica, quella dei sistemi non lineari, è emersa invece come risultato degli studi di Meccanica Quantistica e statistica e di teoria dei sistemi, con grandi nomi del Novecento, come Werner Heisenberg, Ilya Prigogine, David Bohm, Benoit Mandelbrot e molti altri. A differenza di quelli lineari, le condizioni finali di un sistema fisico (e, a maggior ragione per i nostri scopi, sociale) non sono inferibili né descrivibili in partenza, se non del tutto in via tanto più approssimativa quanto più essi distano da quelle iniziali. Minime variazioni del sistema, che qui include insiemi complessi di variabili, invece di un numero limitato, fanno virare in modo esponenziale le caratteristiche del sistema verso esiti totalmente imprevisti. In matematica frattale l’attrattore di Lorentz è il miglior esempio di tali variazioni: applicando costantemente piccole variazioni impreviste a serie di eventi (per esempio un magnete che devia una sfera metallica appesa ad un filo, dirigendola casualmente verso tre colori diversi, posti attorno ad esso), si ottiene una traccia degli eventi (successioni di stati o serie di colori) altamente complessa, che finisce per “disegnare” uno stato finale del sistema completamente nuovo, indeterminabile ed imprevedibile nei suoi dettagli, ma ben configurato: il frattale. Se si rifà l’esperimento, il frattale non si ripete mai nella stessa modalità, pur mantenendo una “Gestalt” (una configurazione) simile (ma mai identica). Insomma, i sistemi caotici, dissipativi e altamente entropici, sono totalmente imprevedibili e non riproducibili nei dettagli. Sono atti unici, che realizzano soluzioni, o condizioni finali, del tutto non deterministiche. Si potrebbe semplificare, dicendo che l’euristica lineare è maschile (infatti noi maschi leggiamo il manuale, prima di accendere un nuovo aspirapolvere), mentre quella caotica è femminile (loro accendono e basta). In realtà la cosa sta piuttosto in questi termini: i sistemi non lineari, caotici, risultano magici, immateriali, legati ad un ordine “implicato” della realtà, cioè a ciò che il fisico quantistico David Bohm chiamava “potenziale quantico”, un campo informativo che risiede in una sorta di pre-spazio, sottilmente legato alla Coscienza, al pensiero, in quanto non fisico, o extra-fisico. E’ questo campo retrostante, l’ordine che permette alla realtà illusoria, che noi viviamo, di apparire, di essere continuamente ricreata: Bohm chiamava la nostra realtà ordine “esplicato”, in quanto espressione manifesta di un oceano nascosto, di un mare infinito di energia (l’“olomovimento”), di una superentità organizzata ma imprevedibile, di una matrice della nostra microrealtà esteriore che ci appare, per contro, meramente materiale e discreta, esattamente determinabile in ogni sua parte. Incidentalmente possiamo ricordare che nel processo della conoscenza umana il contatto con questo mondo non lineare e magico proviene da una lunga tradizione sapienziale ed esoterica, addirittura pre-neolitica (il culto delle dee madri e le radici dello sciamanesimo mondiale). Essa fu esclusa una prima volta dal razionalismo del pensiero greco, rimanendo carsicamente sottotraccia durante il Medioevo, per conoscere poi il suo periodo d’oro nell’epoca della Magia ermetico-rinascimentale dei vari Teofrasto Paracelso, Giordano Bruno, Cornelio Agrippa di Nettesheim e di tutti quelli che avevano capito che il mondo ha un’anima, che esiste un ordine che è tutto in tutto contemporaneamente e non localmente. Insomma, potremmo dire che l’uomo aveva già una conoscenza pratica ed intuitiva di ciò che oggi noi chiamiamo Meccanica Quantistica ed euristica non lineare. Successivamente la rivoluzione scientifica ha escluso dal campo di indagine le conoscenze immateriali per concentrarsi solo su un approccio deterministico e riduzionistico della materia. Dopo l’avvento della Meccanica Quantistica, però, l’immateriale ha ottenuto dignità di “osservabile” e la Nuova Scienza di frontiera non è ora più quella di Francesco Bacone, uno dei fondatori della Royal Society e dell’approccio materialista-empirista, ma quella di John Bell e Alain Aspect, i famosi fisici sperimentali che dimostrarono l’Entanglement quantistico, ossia il fenomeno della correlazione non locale del fotone. Ora: la Scienza, che dal 1665 è storicamente “proprietà” dello Stato con la fondazione della Royal Society inglese, che nacque essenzialmente come organo monarchico di controllo delle verità “ammissibili” e della emarginazione di “eresie” scientifiche, è stato il principale motore, insieme alla tecnologia, con cui, notoriamente, ha avuto successo prima il liberismo mercatista e positivista del XIX° secolo, poi il neoliberismo scientista, tecnocratico (e ora sanitario-depopolazionista) del tardo XX° e primo XXI° secolo. Per arrivare al punto: come pensano lorsignori? Ma è chiaro: esattamente secondo la “loro” Scienza, ovvero secondo ciò che hanno sovvenzionato e sfruttato a loro uso e consumo per circa quattrocento anni. Pensano solo in modo lineare, previsionale e, dunque, prevedibile. E molte cose, agli occhi attenti di chi va oltre le apparenze e presta la dovuta attenzione, sono state fin troppo prevedibili in questo caos, progettato da anni. Ma le cose ora sembrano evolversi, imprevedibilmente, in modo caotico e non-lineare e mostrano deviazioni che la nomenclatura globalista non si aspettava (per esempio: troppe reazioni avverse e troppo presto, troppe persone che stanno capendo, a dispetto del lavaggio mediatico). Lo psichiatra Alessandro Meluzzi è stato, nei mesi scorsi, uno dei primi a richiamarci a questo processo: i globalisti non hanno fatto i conti con il fattore umano, perché pensano all’uomo nei termini di ciò in cui lo vogliono trasformare e cioè ad una macchina senza anima. In questo commettono un errore colossale, perché esiste una coscienza collettiva con energie che si sviluppano su piani diversi, non locali e non localizzabili e che possono convergere e focalizzarsi con velocità e modalità imprevedibili. L’attore Bilo Canella, in una sua straordinaria e recentissima performance su Youtube (“Il Ritorno dei Miracoli: superare la depressione storica”, https://www.youtube.com/watch?v=8J1gJKtYlNc) ha chiamato questo fenomeno “singolarità”. Essa, quando avviene, mette in evidenza, nei sistemi fisici, economici e sociali, i limiti associati a una descrizione deterministica dei fenomeni. Nei pressi di una singolarità (quantistica) diventa, cioè, impossibile predire accuratamente l’evoluzione del sistema e le leggi deterministiche perdono ogni efficacia. Ma come farla scaturire, per vincere sul mondialismo e riappropiarci di noi stessi? Se è vero che microscopiche variazioni accumulate possono condurre ad un notevole cambiamento dell’energia e configurazione del sistema, allora quelle variazioni siamo noi. Solo se smettiamo di pensare sempre in modo lineare, come se tutto fosse ormai definito ed ineluttabile, possiamo produrre quella energia psichica, spirituale, immateriale, che le menti alienate che ci comandano non possono comprendere. Perché ci vogliono come ci hanno condizionati: senza anima, docili servomeccansimi del sistema di mercato, ignoranti tecnodipendenti, cani pavloviani che scelgono sempre e solo tra due opzioni già pianificate. Basterà smettere di credere. Basterà non scegliere più il prevedibile, ma il non-ordinario. Basterà rispondere alla realtà in modalità non standardizzate, a patto che noi alimentiamo con il nostro spirito questo cambiamento, questa “singolarità”.

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2 Commenti

  1. Inutile, secondo me, illudersi che le cose possano andar bene in Italia, perché ci sono così tante pressioni interne, più o meno efficaci. La direzione arriva da remoto e abbiamo continue dimostrazioni che i nostri politici agiscano di conseguenza.

    • Concordo che la situazione sia molto comlessa e la concretezza non ci fa illudere ma continuiamo a eleborare le proposte utili. Certo con questa classe politica non si va da nessuna parte e dobbiamo proprio iniziare da li, forse ci vorranno tanti anni per ritrovare politici e partiti utili

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