Il conflitto tra Russia Usa e Nato ad una svolta importante

Ottobre è il mese decisivo, la guerrà finirà con il cessate il fuoco e l'avvio dei negoziati

Uniti e fratelli a Mosca Cerimonia annessione nuovi territori del Donbass

di Maurizio Torti

A Mosca pochi minuti fa si è concluso il cerimoniale per l’annessione delle regioni del Donbass, Zaporizchia e Kherson, territori amministrati da anni dal regime di Kiev, da oggi i confini della Federazione della Russia sono stati modificati.

Non occorrono tante parole, in pochi fotogrammi della cerimonia, le frasi di soddisfazione degli invitati, i colori, i volti dei leader e del presidente della Federazione della Russia, rispondono alla solennità del momento.

Mosca annessione nuovi territori. Un gesto che va oltre il cerimoniale. un patto di unione, un patto di fratellanza

Contratti, accordi, trattati e le conseguenti firme hanno costituito la parte formale dell’annessione dei nuovi territori.

La storia della Federazione della Russia, oggi, riapre i suoi pesanti manoscritti per aggiungere un nuovo ciclo, terre e i fratelli della Russia sono ritornati nella Madre Patria.

Agli storici, occidentali e non, lascio i dettagli, “le terre e i cittadini del Donbass, Donetsk, Luhantsk di Zaporizhzhia e Kherson, ritornano alla Madre Patria. Molti cittadini hanno atteso quasi nove anni, molti non hanno potuto assistere a questo momento, perché morti, uccisi per difendere le loro famiglie, massacrati dai nazionalisti ucraini durante gli attacchi dal 2014, altri forse hanno ascoltato i suoni e le urla di gioia, perché sono ancora nelle carceri ucraine ma avranno, speriamo, nuovamente la libertà per riabbracciare i loro cari e ritornare a casa.

Gli analisti occidentali ora hanno elementi su cui elaborare fantasiosi scenari, potranno invadere i salotti della televisione ma hanno una scelta, continuare a seguire, senza alcuna critica, la propaganda Ucraina, oppure informare i cittadini italiani e non solo, su cosa realmente sta accadendo e uscire da questa strategia comunicativa per cui si è raggiunto limiti dell’idiozia, “domani se piove a Kiev la colpa e della Russia”. Politici, esperti di geopolitica ora dovete scegliere, il vostro impegno si sta trasformando lentamente in una piena responsabilità rispetto ai cittadini italiani.

Dalle sedi diplomatiche straniere, a cascata e in ordine sparso, fanno eco le dichiarazioni di convenienza del tipo: “non riconosciamo il risultato dei referendum, perché illegali e non realizzate nel rispetto delle leggi internazionali”. Sui nuovi confini della Russia c’è ancora silenzio ma la realtà dei fatti è evidente, alla Federazione della Russia non interessa nulla del riconoscimento da parte di governi ipocriti e negazionisti dell’autodeterminazione dei popoli se non per interessi politici e commerciali e in pochissimi casi. Tutti i paesi che hanno già dichiarato il non riconoscimento hanno, all’interno dei loro territori conflitti politici e armati, a seguito di una richiesta di autodeterminazione, come la Turchia, La Cina ma anche Stati coinvolti in altre crisi e conflitti come gli USA per la Palestina e l’elenco non è esaustivo.

Negli ultimi tre giorni, il conflitto ha assunto pre-situazioni peggiorative, l’indicatore viene ancora una volta dalle sedi diplomatiche con il richiamo in patria dei propri cittadini dalla Federazione della Russia, non è un buon segno.

Il conflitto si è già allargato nei mari della Danimarca e della Svezia a seguito dell’attacco e la distruzione, parziale o definitiva, delle due pipeline Nord Stream 1 e nord Stream 2, i gasdotti sfruttati per il trasporto del gas russo fino all’Europa. Lo scenario in merito all’approvvigionamento del gas in Europa e ai distributori e venditori è da quel giorno cambiato completamente. Nello stesso istante delle esplosioni sottomarine, alla struttura dei gasdotti, la Norvegia ha attivato il suo nuovo gasdotto ma in direzione della Polonia.

Le strategie e le politiche energetiche in Europa hanno un nuovo assetto, assolutamente sfavorevole per la Germania, per l’Italia e per altri paesi del sud Europa. Non c’è più gas a prezzi competitivi per le industrie della Germania e dell’Italia, ora la Polonia, da tempo in contrasto con le politiche europee, è il fedelissimo degli USA. Cambia il mazziere, nuove carte ma forse si cambia anche il gioco. I nuovi assetti energetici in Europa sono stati provocati da una azione di guerra. La distruzione, volontaria, di strutture energetiche, riconosciute nei trattati, è una dichiarazione di guerra. Almeno in parte, queste nuove condizioni chiariscono e mettono in luce le reali ragioni del conflitto tra Russia, USA e Nato, l’egemonia politica e economica e di mercato in Europa. Nel momento in cui l’asse Germania Russia diventava sempre più solido, in modo particolare per la distribuzione e la commercializzazione del gas. La dichiarazione di guerra ha i suoi destinatari, la Germania e l’Italia ma il mittente resta anonimo, oppure un giorno qualcuno troverà casualmente un passaporto russo vicino ai tubi del gasdotto Nord Stream 2 ma questa è una barzelletta.

Anche i cittadini ucraini hanno diritto alla loro possibilità di scegliere, continuare a seguire le politiche del governo, in questa pazzia della guerra contro la Federazione della Russia, oppure accettare “territori in cambio della pace”. Dal 2014 molti di voi, cittadini ucraini, avete condiviso l’odio verso gli ucraini di lingua russa residenti nel Donbass, nelle regioni di Zaporizchia e Kherson. Oggi questi cittadini hanno fatto la loro scelta.

Domani c’è ancora un’Ucraina, per i cittadini ucraini non sarà facile superare questi 8 mesi di guerra, distruzione, lutti, povertà e non mancherà certo la solidarietà di molti Paesi ma questo non può durare per sempre, adesso è ancora possibile tornare indietro, l’enorme debito statale ha già raggiunto cifre per cui il futuro del paese è già segnato, il processo di desertificazione politica e economica dell’Ucraina non è ancora completato.

Territori in cambio di pace è una soluzione favorevole a tutti, in Ucraina, in Russia e in Europa, rispetto agli USA e alla Gran Bretagna questi hanno sempre sete e non di democrazia ma di vecchi e nuovi colonialismi.

Sul fronte militare le forze armate russe hanno spostato i rinforzi nella direzione di Krasnoliman e hanno lanciato un’operazione per controllare la città. Obiettivo è quello di colpire le prime linee delle forze armate ucraine, liberare le strade principali e secondarie dalla presenze di militari ucraini e puntare l’artiglieria e i sistemi missilistici tipo MLRS contro le roccaforti ucraine.

Quattro gruppi con equipaggiamenti pesanti, partecipano all’operazione per sbloccare questo tratto di difesa e cambiare la situazione operativa e tattica. Le operazioni delle forze armate russe sono accompagnate da numerose missioni di volo di aerei con munizionamento tipo FAB 500 e 3000, ordigni molto potenti.

Dal primo ottobre, la linea di contatto, trasformata oggi nei nuovi confini della Federazione della Russia, saranno inviati i soldati di leva, cioè personale militare già addestrato e pronto al combattimento.

Restano ancora delle domande senza risposte, almeno in questo momento, la prima è suoi nuovi confini e i territori annessi escludono, oggi, nuovamente la città e il settore di Slaviantsk? L’Ucraina vuole preservare l’unico accesso al mare, nel settore di Odessa, per garantirsi almeno una via commerciale?

Cessate il fuoco. Territori in cambio di pace. Avviate nuovamente i negoziati non c’è altra soluzione

 

 

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